Un brutto mocku sugli alieni: tutto già visto.
Per tutti i fan di Guerre stellari, lo Skywalker ranch è un luogo mitico, una specie di Mecca da venerare, la fattoria usata dal regista George Lucas come “luogo di riposo” prima di cominciare a girare un nuovo film. Ne hanno parlato anche in una deliziosa commedia, Fanboy del 2009, dove cinque appassionati cercavano di introdursi in questa proprietà per rubare una copia di lavoro di Star wars episodio 1: La minaccia fantasma, prima dell’uscita nei cinema. Per farvi capire: lo Skywalker ranch è l’equivalente, per i nerd della fantascienza, della Playboy mansion di Hugh Hefner, solo con meno figa e (forse) più cartonati d’alieni. Peccato che stiamo parlando di aria fritta, visto che, purtroppo la pellicola affrontata oggi in questa sede nulla a che vedere nè con George Lucas o nè con Guerre stellari, quindi nessun horror dove il pacioso regista delle meraviglie su celluloide si rivela essere in combutta con alieni malvagi. Come dicevano, è un peccato perchè la materia di questo (quasi) omonimo Skinwalker ranch è molto più rancida e risaputa, e affronta, per l’ennesima volta, il (purtroppo) pimpante genere dei mockumentary.
Si immagina che una fattoria nello Utah sia, da anni, il fulcro di un’invasione aliena con rapimenti di bambini, mutazioni degli animali ed esperimenti vari sul bestiame, materiale ghiotto per un’equipe di reporter e scienziati, mandati dal governo in quei luoghi per documentare
i fatti e magari trovarne una soluzione. Il found footage a base di alieni ha avuto in passato almeno un famoso esempio, quel Il quarto tipo che goffamente cercava di mettere d’accordo fan del finto amatoriale con quelli del cinema classico, usando attori famosi al suo interno come Milla Jovovich, purtroppo ottenendo solo il risultato di annoiare tutti. Sembra però che negli ultimi tempi il tema extraterrestre, forte anche del successo internazionale di Dark skies, sia tornato in voga, e, visto anche la facilità con il quale è possibile girare mockumentary e POV, i progetti sul tema si sono intensificati. Se l’episodio finale del bel V/H/S 2, con un gruppo di ragazzi alle prese con ET poco pacifici, non vi ha soddisfatto, non vi preoccupate, nei prossimi mesi arriveranno nelle nostre sale, distributori permettendo, Absence di Jimmy Loweree su una madre al quale sparisce, dal giorno alla notte, il feto che porta in grembo, e l’italianissimo Report 51 di Alessio Liguori che, dal trailer, sembra ripetere l’operazione Blair Witch in campo scifi. Senza contare che Oren Peli, il papà di Paranormal activity, sta ultimando il suo Area 51 che speriamo sia più vivace della media del genere mocku. Ma com’è questo Skinwalker ranch? Brutto, senza possibilità di nessun divertimento: ogni cosa raccontata cade nel deja vu, ogni spavento arriva con un ritardo di anni per chi mastica horror, anche il finale, che nel genere dovrebbe essere la ciliegia sulla torta, è l’ennesima minestra riscaldata cento volte. Che siano fantasmi o alieni, alla fine, il mocku è un genere che non riesce a dire nulla di nuovo, ad evolversi, a sorprendere: è come se per dieci anni tv e cinema trasmettessero sempre lo stesso bellissimo film, che sia Shining come Evil dead, alla fine arrivereste comunque a odiarlo.
Lo schema è lo stesso: un’ora di chiacchere e qualche apparizione (leggersi anche noia) poi nell’ultima mezz’ora la dose di caffeina aumenta, la telecamera si muove a ritmo frenetico, si inquadrano alberi e si urla come se ci fossero mostri, poi quando i mostri arrivano davvero, beh era meglio immaginarli. Voglio fare un’ipotesi poi: com’è possibile che mi rappresentino gli alieni come esseri alti due metri, goffi, che urlano, spaccano le porte, neanche fossero i figli di Godzilla, e farmi/farci credere che siamo davanti ad una razza evoluta, capace di passare da Alpha centaury a Marte in un decimo di secondo? Va bene la sospensione di credulità che ogni film dovrebbe avere, ma qui, concettualmente, si varcano confini di cretineria e di scorrettezza intellettuale che sono sì inumani e quindi alieni. Gli attori sono efficaci ma le loro azioni no: la sceneggiatura (dell’esordiente Adam Ohler) non riesce ad analizzare nè i vari personaggi nè i loro rapporti, rendendoli nè più nè meno l’equvalente delle stupide vittime da macello dei vari slasher movie, quelle che sua maestà Craven sbeffeggiava in Scream. La regia di Devin McGinn poi è talmente sciatta e priva di mordente da fare sorridere quando, per l’ennesima volta in questo genere, mostra un cameraman più interessato a riprendere l’invasione aliena che salvarsi la pelle. Per parafrasare Tarantino in una storica intervista su Zombi 2 di Fulci: “Io me la sarei data a gamba neanche fossi un fottuto Carl Lewis“. Come dargli torto? Skinwalker ranch si segnala soprattutto per l’apparizione di un cane gigante, anche egregiamente realizzato, che blocca nella fattoria i nostri sprovveduti eroi mangiando e devastando la loro unica jeep. Poca cosa naturalmente e di certo non abbastanza per risollevare dalla melma di mediocritas quest’opera. Speriamo che i prossimi film sul tema siano migliori.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.