Un gruppo di amici. Una casa in mezzo al bosco. Una miniera abbandonata. Un inspiegabile loop temporale. Una corsa contro il tempo per evitare il peggio. Il thriller di Richard Gray riesce a metà, ma ci regala spunti interessanti.
Mine Games dell’australiano Richard Gray parte con uno dei più classici plot da film horror: un gruppo di giovani amici parte per passare un weekend in una casa in mezzo ad un bosco. Fin qui tutto abbastanza nella norma. I problemi sorgono quando alcuni dei ragazzi scoprono l’esistenza di una miniera abbandonata nei pressi della casa. Una volta entrati all’interno della miniera niente sarà più come prima: una delle ragazze, Rose, inizia ad avere visioni nefaste sul futuro e due dei ragazzi tra le rovine della miniera trovano…i loro cadaveri. I nostri eroi cercheranno di trovare una spiegazione a ciò che sta accadendo, andando incontro ad un destino inaspettato.
L’Australia si conferma terra fertile per quanto riguarda il cinema horror e i vari sottogeneri che gli gravitano intorno. Richard Gray, dopo l’esordio con un film dalle tinte sentimentali come Summer Coda, per scrivere Mine Games si avvale della collaborazione di Robert Cross, che non sarà un nome conosciuto ai più, ma che comunque ha messo lo zampino in Saw ed Insidious di James Wan.
Nonostante la prima parte del film possa portarci a pensare di essere di fronte all’ennesima copia de La Casa o di una variazione sul tema Cabin Fever, Mine Games sorprende, mettendoci davanti ad una successione di eventi che, anche se in maniera un po’ confusa, riesce a creare tensione e a far crescere nello spettatore non poca curiosità. Il ritrovamento da parte dei protagonisti dei loro stessi cadaveri all’interno della miniera e l’inizio di un loop temporale che li porterà a dubitare della loro stessa esistenza (i cadaveri rappresentano il futuro o il passato? La morte sta per arrivare o è già arrivata?) getta nel panico i ragazzi, che cercheranno di trovare una via d’uscita dall’incubo in cui si sono ritrovati. Non c’è un nemico vero e proprio, non c’è un killer, non c’è un demone e non ci sono mostri: la vera lotta dei protagonisti è contro una realtà che lentamente si rivela sotto i loro occhi, portandoli ad una corsa contro il tempo per spezzare quel “ciclo” che li sta inghiottendo.
Nonostante una sceneggiatura che scricchiola parecchio e che in più di un’occasione rischia di crollare sotto il peso di ambizioni un po’ troppo alte, Mine Games risulta piacevole, diretto discretamente da Gray e ben interpretato da un cast di giovani attori tra cui spicca Joseph Cross (Milk, Lincoln, Nella rete del serial Killer). Si potrebbe parlare di Mine Games come di un figliastro di Cabin in the woods, se non fosse che al film di Gray manca del tutto quel tocco di folle genialità che ha reso unico il film di Goddard. Non siamo di fronte ad un film da buttare ma ad un discreto thriller sci-fi che prova a dire qualcosa di (quasi) nuovo senza riuscirci completamente. Non ci strappiamo i capelli ma apprezziamo il tentativo.
httpv://youtu.be/FklZ-oOP94I
About Rael Montecucco
Classe 1985. Nato sulla West Coast, cresce tra Dylan Dog, Romero, Argento, Lynch e Faith No More. La musica ed il cinema riempiono la sua vita praticamente da sempre, due punti di riferimento senza i quali si troverebbe perso. Nel 2010 si laurea a pieni voti in cinema e video presso l'Università di Pisa, con una tesi su Matthew Barney. Nel gennaio 2012 è co-fondatore del blog glisbandati.tumblr.com.
Ama l'horror e il grottesco, il gore e le atmosfere dark, con una passione particolare per tutto ciò che si può definire weird. Toglietegli i Wayfarer e diventerà cenere.