Un mockumentary che non ha nulla di nuovo da dire. Alcune idee interessanti per un risultato insufficiente che tuttavia si lascia guardare.
In un periodo cinematografico in cui il basso budget è la risposta per tutti coloro che vogliono fare “cinema”, è possibile vedere film come 616: Paranormal Incident noto anche come Paranormal Incident 2, uscito negli U.S.A. il 12 febbraio 2013. Sequel non diretto di Paranormal Incident (2011). Il fim è stato diretto da David Chirchirillo, che figura anche nel trio degli sceneggiatori, completato da Ian Ascher e Chris W. Freeman, quest’ultimo tra gli sceneggiatori anche del primo capitolo.
Negli ultimi anni il genere del mockumentary horror, ha visto risollevare le sue sorti da quando nel 2007 , Oren Peli, realizzò Paranormal Activity, costato poco più di quindicimila dollari, che ne guadagnò quasi duecentomila. Peli in realtà non ha inventato nulla, poichè questo genere è stato usato diverse volte da Woody Allen per alcuni dei suoi film, come Prendi I soldi e scappa (1969), Zelig (1983), anni prima in Cannibal Holocaust (1979), del nostro Ruggero Deodato o in The Blair Witch Project (1999), di Daniel Myrick e Eduardo Sanchez. In Spagna nel 2007, ha visto la luce REC di Paco Plaza e Jaume Balaguerò che è sicuramente uno dei migliori esponenti del genere, del quale, l’anno successivo, è stato fatto un remake statunitense, Quarantena, meno riuscito dell’originale e sicuramente inutile, che ha anche avuto un segito nel 2011. Questa premessa per dire quanto, soprattutto in questi ultimi anni, il genere del mockumentary horror, si stia rivelando tra i più prolifici, sfornando tantissimi titoli, spesso a discapito della qualità.
Come nel caso del succitato 616: Paranormal Incident, in cui vediamo una squadra dell’ FBI in una prigione chiusa da anni, per fare alcune indagini. All’interno troveranno una strana ragazza che a poco a poco si rivelerà essere qualcos’altro e da quel momento ognuno di loro dovrà fare i conti con le proprie paure, trovandosi di fronte qualcosa che va oltre il nostro mondo. La trama è quindi piuttosto banale e i personaggi sono piatti, scritti male e per nulla caratterizzati. Spesso gli attori non sono nemmeno credibili nel ruolo che stanno interpretando e le loro scarse doti recitative non aiutano, venendo quasi tutti da esperienze televisive. Non c’è una vera e propria regia, poiché ogni personaggio indossa degli occhiali con una videocamera incorporata, quindi le scene sono scandite dal montaggio dei vari punti di vista dei personaggi, e dalle inquadrature di alcune videocamere di sorveglianza che si trovano nella prigione. Purtroppo, a volte, questo concetto (che poteva essere interessante), viene meno, perché le riprese sono effettuate con una videocamera esterna alla storia, non dal punto di vista di uno di loro e nemmeno da una videocamera della prigione, rendendo tutto un po’ confusionario. Le scene in cui il film deve spaventare sono realizzate abbastanza bene, e sono rese più credibili dal genere, anche se a volte sono un po’ banali e danno una sensazione di già visto. Il suo difetto maggiore è la sceneggiatura che è decisamente povera, l’incedere degli eventi è noioso e prevedibile, non aspettatevi colpi di scena di nessun tipo e tutti i dialoghi sono piuttosto inutili. Agli amanti del genere potrebbe piacere, ma è sconsigliato a chi possa cercare una storia interessante. Con un budget di circa cinquantamila dollari si poteva fare sicuramente qualcosa in più sotto tutti i punti di vista.
httpv://www.youtube.com/watch?v=hWxCJCKwj8U
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