Toy Story of Terror

Per il 31 ottobre anche la Pixar ha una sorpresa: catapultare Woody, Buzz e i peronaggi più amati di Toy story niente meno che in un corto horror!

E’ notte, piove e mentre la piccola Bonnie dorme sul sedile posteriore, sua mamma sta guidando da ore. Woody, Buzz e alcuni degli altri giocattoli di Bonnie sono nel bagagliaio e trascorrono il tempo guardando un film di vampiri. Sfortunatamente il viaggio viene interrotto da una gomma bucata e la mamma di Bonnie è costretta a cercare rifugio per la notte in un motel lungo l’autostrada. Nell’isolamento e nel silenzio della pensione i giocattoli cominciano a scomparire uno ad uno, trascinati nel buio da una misteriosa presenza.

E’ Halloween e alla richiesta “dolcetto o scherzato” la Pixar ha risposto confezionando una leccornia che poggia su entrambi i pilastri della casa di produzione: il cortometraggio e i giocattoli animati. I corti Pixar sono ormai circondati da una luminosissima aura di fama e praticamente formano un settore a sé stante della produzione; Toy Story of Terror abbraccia una lunghezza di ventuno minuti e trenta secondi, decisamente più impegnativa della durata media dei cortometraggi precedenti. La scelta di puntare sulla combriccola di Woody e Buz garantisce già da sola metà del successo del prodotto: i personaggi sono già noti al grande pubblico, si sono rivelati sempre attuali, versatili e con attitudini declinabili in un’infinità di modi. La vera novità naturalmente è costituita dalla scelta del genere horror, curiosamente nuova per la Pixar, che con l’inquietudine ha sempre avuto a che fare (si pensi ai giocattoli mutilati e riassemblati di Sid, in Toy Story 1, o alla scena sul nastro trasportatore della discarica del terzo capitolo) ma mai in termini così volutamente specifici. In realtà in questo caso però, pur non mancando momenti di autentica orrorifica tensione, è più l’avventura dei giocattoli a farla da padrone, e l’attenzione a mantenere basso il rischio di spaventi è evidentemente motivata dalla scelta di soddisfare una fetta più ampia (e magari molto giovane) di pubblico.

Come sempre la mano Pixar è impregnata di talento sopraffino e riesce in 15 minuti a far bucare lo schermo al nuovo personaggio Combat Carl, un soldato sul modello del tipico bambolotto per maschietti, e al suo piccolo alter ego Combat Carl Junior; accanto a loro un altra indimenticabile comparsata la fa il robottone scomponibile Transitron, seguito da un micino porta caramelle, un orologio baffuto di nome Vecchio Tempo e svariate altre accattivanti new entry. L’intento commerciale è evidente e la raffinatezza del prodotto non è paragonabile ai capolavori ai quali siamo abituati; ciò non toglie che valga assolutamente la pena di spendere venti minuti davanti a questa animazione, sia perché appassionante e ben fatta, sia per affezione ai protagonisti.Una menzione speciale va ai momenti celebrativo citazionistici (su tutti Psycho) e alla resa magistrale della sensazione di claustrofobia che la cowgirl Jessie prova (e ci trasmette, eccome) quando rimane accidentalmente chiusa nella scatola degli attrezzi. In definitiva la Pixar, che difficilmente delude, soprattutto sul terreno del cortometraggio, ha infilato un’altro pezzettino da collezione nella sua bacheca, e c’è solo da sperare che in futuro riproponga nuovamente, accanto ai lungometraggi per il grande schermo, anche questa tipologia di media durata.

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