Dennis Iliadis si lancia nel thriller fantascientifico con Plus one (2013), esperimento curioso ma riuscito solo in parte
Esplorando il panorama horror delle nuove uscite, capita anche di imbattersi in prodotti strani e difficilmente classificabili, come questo Plus one (anzi, +1 per la precisione), film americano del 2013 diretto da Dennis Iliadis e inedito in Italia. Chiariamo innanzitutto che non si tratta di un vero e proprio horror, quanto piuttosto di un thriller fantascientifico: il regista, specializzato in remake (L’ultima casa a sinistra, The birds), si lancia in un progetto decisamente ambizioso per i mezzi che ha disposizione, ricco di implicazioni filosofiche, interessanti ma poco sviluppate, sui concetti di spazio, tempo e identità (una sorta di Matrix o Donnie Darko “dei poveri”, per intenderci).
Tre studenti universitari, alle prese coi soliti problemi della loro età – sesso e amore, fondamentalmente, si recano a un lussuoso party nella villa di un amico, dove incontrano anche l’ex ragazza di uno dei tre, con la quale vuole riappacificarsi. Presto (non troppo, a dire il vero, visto che dobbiamo sorbirci una mezzora di pura idiozia), le questioni personali passano in secondo piano: un meteorite caduto nei pressi della villa produce una misteriosa forza che, passando attraverso l’elettricità, causa black-out e genera dei doppi di ciascun individuo. I protagonisti vedono quindi loro stessi compiere le identiche azioni fatte in precedenza, e comprendono che ad ogni black-out i doppelgänger si avvicinano temporalmente sempre più: inizia dunque una corsa contro il tempo per impedire di essere sostituiti da questi “replicanti”.
Un soggetto sicuramente interessante, ma sviluppato non nel modo migliore. Come accennato, la presentazione dei personaggi e il prologo alla storia vera e propria sono tenuti troppo per le lunghe, inutilmente: nella prima mezzora sembra di assistere a una commedia per teenager, con un mirabile campionario di stupidità – si potrebbe tranquillamente mandare avanti in fast-forward visto che non succede assolutamente nulla di rilevante (a parte la caduta del meteorite). Poi, finalmente, inizia la vicenda vera e propria: uno sgradevole individuo si sdoppia nel giardino, con un effetto ottico – che sarà la costante di tutto il film – decisamente poco originale. La stessa cosa succederà a una ragazza dopo un focoso amplesso, e man mano a tutti i presenti. Il film inizia così ad appassionare e a svilupparsi man mano, cosicché scopriamo che non si tratta solo di replicanti in stile Invasione degli Ultracorpi, ma di entità che ripetono le stesse azioni degli originali con un gap cronologico che va sempre più assottigliandosi.
È innegabile che, pur essendo nel complesso un brutto film, tutta la parte centrale sia decisamente ansiogena, puntando su elementi perturbanti come la perdita dell’identità, lo sdoppiamento della persona, il “vedere se stessi” da fuori. Si crea dunque una serie infinita di scatole cinesi in cui vediamo le stesse scene da prospettive diverse, con un inquietante effetto di straniamento. Notevole anche la scena surreale e ricorrente – una ragazza che guarda il soffitto in stato catatonico – di cui non viene mai spiegato il senso: ma, del resto, nulla viene spiegato in Plus one, e forse è proprio questo il principale pregio e difetto del film. Pregio per il carattere inquietante e sospeso nel tempo, difetto perché la sceneggiatura e la regia creano una storia troppo contorta anche per un thriller fantascientifico, a tal punto che bisogna lasciarsi trasportare dagli eventi senza cercare di capire troppo quanto sta succedendo. Di sicuro impatto emotivo è anche la crudele lotta finale tra i personaggi e i loro doppi.
httpvh://youtu.be/Qe9j0Qqf1es
About Davide Comotti
Davide Comotti. Bergamasco, classe 1985, dimostra interesse per il cinema fin da piccolo. Nel 2004, si iscrive al corso di laurea in Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Bergamo (laurea che conseguirà nel 2008): durante gli studi universitari, ha modo di approfondire la sua passione tramite esami di storia, critica e tecniche del cinema e laboratori di critica e regia cinematografica.
Diventa cultore sia del cinema d’autore (Antonioni, Visconti, Damiani, Herzog), sia soprattutto del cinema di genere italiano (Fulci, Corbucci, Di Leo, Lenzi, Sollima, solo per citare i principali) e del cinema indipendente di Roger A. Fratter.
Appassionato e studioso di film horror, thriller, polizieschi e western (soprattutto italiani), si occupa inoltre dell’analisi di film rari e di problemi legati alla tradizione e alle differenti versioni di tali film.
Nel 2010, ha collaborato alla nona edizione del Festival Internazionale del Cinema d’Arte di Bergamo.
Scrive su "La Rivista Eterea" (larivistaeterea.wordpress.com), ciaocinema.it, lascatoladelleidee.it. Ha curato la rubrica cinematografica della rivista Bergamo Up e del sito di Bergamo Magazine. Ha scritto inoltre alcuni articoli sui siti sognihorror.com e nocturno.it.
Ha scritto due libri: Un regista amico dei filmakers. Il cinema e le donne di Roger A. Fratter (edizioni Il Foglio Letterario) e, insieme a Vittorio Salerno, Professione regista e scrittore (edizioni BookSprint).
Contatto: davidecomotti85@gmail.com
Twitter •