A fronte delle prime critiche dei sostenitori del titolo originale, lo sceneggiatore Mark Protosevich ha assicurato di aver trattato il materiale originale con profondo rispetto.
Trama tormentata, dalle tinte e dai sapori kafkiani, la storia di Old boy, tratta da un manga di Nobuaki Minegishi e Garon Tsuchiya, è stata raccontata per la prima volta al cinema nel 2003, per mano del regista coreano Park Chan-wook. Il film narra di un uomo, Oh Dae-Su, che un giorno viene rapito e rinchiuso in una cella angusta, nella quale verrà lasciato per oltre quindici anni.
Distrutto psicologicamente e fisicamente, per tutto il tempo della sua prigionia non saprà mai il motivo per il quale è stato rapito. La sua pena sembra finire un giorno, quando, improvvisamente, viene liberato, senza un motivo apparente. E’ in quel momento, in realtà, che per il protagonista inizierà la vera agonia, una gabbia psicologica, nella quale si dibatterà impotente, tentando di scoprire chi lo ha rapito e perché, e soprattutto di dare un senso alla sua ritrovata libertà. Il cammino doloroso della conoscenza porterà a galla terribili colpe, impossibili da espiare.
Le prime notizie di un remake statunitense di questo capolavoro coreano hanno iniziato a circolare già dal 2004, anno in cui il film venne consacrato da Tarantino come un successo al Festival del Cinema di Cannes. Così come era già stato per altri film orientali, il cinema americano si èdimostrato pronto a fagocitare e riproporre sapientemente, in chiave commerciale, stilemi e tematiche proprie della cultura orientale (in particolare, il tema classico della vendetta). Del resto sembra un vero filone d’oro quello che il cinema americano ha scoperto (e sta continuando a sfruttare), setacciando la produzione cinematografica horror orientale. Più di dieci anni sono trascorsi dal 2002, quando uscì The Ring, uno dei primi titoli co-prodotti tra USA e Giappone, remake del meno conosciuto Ringu di Hideo Nakata. Il successo inatteso, diede il via libera a una spietata occidentalizzazione e una riproposizione, in chiave commerciale e a volte con modesti risultati, di numerosi titoli orientali: da The Grudge (2004, remake del giapponese Ju-On) a Dark Water, (2005, remake dell’omonimo film giapponese di Hideo Nakata), da Pulse (2006 remake del giapponese Kairo) a The Eye (2008, remake dell’omonimo film cinese del 2002), da Riflessi di paura (2008, remake del coreano Into the Mirror) fino al recente The Uninvited, (2009, remake del sudcoreano Two Sisters).Poco importa se le chiavi di lettura e il background culturale che rende terrificanti questi film in Giappone o in Corea non siano sempre correttamente riproposti e si perdano nelle pieghe di una trama patinata o hollywoodiana, quello che conta sono i numeri e gli incassi al botteghino.
Alla regia di questo rifacimento, troviamo il cineasta afroamericano Spike Lee (Malcom X, La 25a Ora, Inside Man), mentre la sceneggiatura è stata affidata a Mark Protosevich (Io sono leggenda). A fronte delle prime critiche scettiche dei sostenitori del titolo originale, proprio Protosevich ha assicurato di aver trattato il materiale originale con profondo rispetto, aggiungendo elementi personali, senza creare un inutile clone dell’originale. Ha poi aggiunto: “So che ci sono molti fan fondamentalisti per i quali un remake di questo film non avrebbe mai dovuto essere girato. Rispetto i loro sentimenti e probabilmente non c’è nulla che io possa dire per far cambiare loro idea, ma ci sono molti esempi nella storia cinematografica di ottimi adattamenti americani di film stranieri o comunque di remake di film classici. Ad esempio, sono grato che David Cronenberg abbia girato il remake de La Mosca”.Nel cast del film, oltre a Josh Brolin, che interpreta il ruolo del protagonista, troviamo Elizabeth Olsen, Sharlto Copley e Samuel L. Jackson. In Italia il film verrà distribuito nelle sale dal prossimo 5 dicembre.
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