Torna Lucky Mckee, il talento indie esploso con The Woman. Al suo fianco Chris Siverston, amico di lungo trascorso e regista di The Lost e de Il Nome dell’Assassino.
All Cheerleaders Die altro non è che la riproposizione modernizzata, ricca e credibile(!) della prima opera giovanile del duo McKee-Siverston che, da quel lontano 2001, ha intrapreso una scalata nel mondo della settima arte dall’alterna andatura. Mc Kee per esempio, ha fatto gridare al miracolo con The Woman (2011), forse il più bel film di quell’annata ed aveva fatto già bene con May (2002) per poi partorire nel mezzo l’evanescente tentativo mainstream di Red (2008). Siverston, se vogliamo, è stato ancora più discontinuo, con The Lost (2006) gradevole, I Know Who Killed Me (2007) mediocre e Brawler (2011) pessimo.
All Cheerleaders Die ha già fatto la sua apparizione a Toronto e Londra riscontrando pareri non buoni. La storia è piuttosto confusionaria, narra di cheerleader morte in seguito a un incidente stradale che vengono riportate in vita da una stregoneria di una pseudo maga lesbicona innamorata di una di loro. Per restare in vita necessitano sangue e carne umana, per cui, via alla mattanza.
I critici dei vari Festival ci dicono di un film volutamente “camp”, frivolo sopra la soglia di tolleranza, incapace di divertire veramente con una riproposizione stilistica della horror comedy dei tardi ottanta sbilenca e ferocemente timida nell’epoca delle Meat Girls e delle Springbrakers. All cheerleaders Die sembra già dal trailer un film sciocco, pregno di effetti retrò, led colorati e dialoghi da tardo adolescenti anestetizzati da Mtv, qualcosa che, di primo acchito, invoglia davvero poco. Detto questo una colonna pop fatta bene, un piglio alla Jackson-Raimi un pò appesantiti e qualche attore discreto ( Caitlin Stasey, Felisha Cooper,Sianoa Smit-McPhee) potrebbero regalare la sufficienza in pagella anche se le speranze sono davvero pochine. Di Jennifer’s Body (2009, Karyn Kusama) e di Buffy, l’ammazzavampiri ne abbiamo visti troppi e se anche un onesto artigiano come McKee delude mettendosi a carponi innanzi alla grande industria per pop corn e visioni dementi, allora vuol proprio dire che il grande horror abita altrove.
httpvh://youtu.be/QgGQmdF4Wnc
About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.