L’apocalisse secondo l’Asylum: troppe risate e poca paura.
Per millenni i calendari hanno aggiunto un giorno extra ogni quattro anni: in questo modo hanno stravolto l’antico messaggio del calendario Maya. Ora il pianeta si trova nel tredicesimo mese del tredicesimo anno del nuovo millennio. La sventura cadrà sugli Uomini e molti impazziranno diventando delle bestie violente e incontrollabili… la civiltà sarà persa per sempre in un mare di sangue…
Che sciagura questa Asylum! Non fai in tempo a recensire il loro ultimo horror che eccoli pronti a buttare in pasto al mondo la loro ultima follia. Come i più informati sanno leggendoci, l’Asylum è quella casa di produzione americana salita alla ribalta popolare per Sharknado, il film sugli squali volanti trascinati da un tornado. Le loro produzioni sono velocissime e sciatte, hanno quei tre euro di budget e con quelli pagano effetti speciali ed attori più o meno famosi, gente che negli anni 80 e 90 era qualcuno e ora frigge salsicce nel baracchino davanti Hollywood. Di solito questi matti fanno del film carta e carbone la loro filosofia: prendono un blockbuster famoso e voilà lo rigirano senza soldi nella speranza qualcuno confonda le due opere. Come in Battledogs invece qui siamo sul terreno del prodotto originale anche se sono evidenti i richiami sia a E venne il giorno di M. Night Shyamalan che a La città verrà distrutta all’alba di Romero (o il suo remake). Il titolo, assurdo come concezione, sta a significare il tredicesimo giorno di un ipotetico tredicesimo mese (se non ci fossero gli anni bisestili) del 2013.
Si, come detto, non ha molto senso, ma considerando che due anni fa hanno girato 11/11/11 e l’anno scorso 12/12/12 doveva sembrare un peccato mortale saltare il 13 e passare subito al quattordici. In più, visto che il filone demoniaco era stato già bello spremuto nei precedenti film sulle date demoniache e visto che non si tratta di seguiti, stavolta l’Asylum ha provato a girare un film sull’apocalisse, ma soprattutto, per tenere fede al loro nome, sui pazzi! Immaginate la frustrazione del giovane regista James Cullen Bressack dopo avere scritto una sceneggiatura piena di esplosioni, di mondi impazziti, di scene davvero spaventose ed essersi ritrovato a girare con una pacca sulle spalle il tutto. E’ quasi commovente quello che l’Asylum è riuscita a fare a discapito della credibilità: ha usato due location di numero, una casa e un ospedale, per creare un mondo in preda alla distruzione, e solo alla fine ha girato di straforo due esterni con una macchina aperta e un cadavere all’interno. Mai più di dieci comparse in scene e quando il copione esigeva sequenze più complesse, come cittadini che si sparano tra di loro, si è optato per delle luci e dei rumori fuori campo con l’effetto esilarante di una comica. In più il buon James Cullen Bressack non è che giri propriamente bene e il film ha quell’aria di squallore estremo che rispecchia involontariamente l’idea di un mondo ridotto in ginocchio in preda ad un’anarchia assoluta. Non ci si spaventa mai e le scene, anche quando potrebbero essere buone, sono eccessivamente lunghe, noiose e così deliranti da cadere nel ridicolo fastidioso.
Lo splatter è assente così come la suspence, ma non mancano in compenso idee deliranti come quando si capisce che questi infetti pazzoidi sono come i dinosauri di Jurassic Park: non sanno aprire le porte! Non si spiegherebbe perchè sennò sono
tutti intorno ad una casa, sfondando finestre, stando appiccicati ai muri con la bava alla bocca e non si accorgono che a neanche due passi da loro c’è un comodo cancelletto che da su una porta neanche chiusa a chiave. Ecco che vediamo i due protagonisti salutare con la manina i mostri ed entrare comodamente nella casa. “Ci sono gl infetti, fuori!” “Si, calmati, cara, e passami la birra. Non sanno aprire le porte”. La caratterizzazione dei personaggi poi è pari a zero, si è fatto un (minimo) lavoro soltanto sull’eroe di turno, l’ex poliziotto Jack interpretato con convinzione da Trae Ireland, per il resto si tratta di figure bidimensionali che urlano, ridono o piangono a comando e che interpretano ruoli da commedia dell’arte già prefissati, la moglie, l’amico ciccione, la figlia antipatica e la figa di turno. Ad impreziosire il tutto però ad un certo punto nell’ospedale pieno di pazzi qualcuno urla “Piovono squali dal cielo” in onore al famoso Sharknado. Non vedremo fortunatamente mai pesci volanti ma il film termina con un finale aperto che spaventa più di tutte le scene viste prima: sta arrivando 14/14/14. Speriamo a sto punto l’apocalisse arrivi davvero e ce ne scampi!
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.