Insidious 2

Torna a insidiare il mondo dei vivi nel secondo capitolo sulla perseguitata famiglia Lambert, James Wan sempre alla regia e la volontà di dissipare tutti i dubbi generati dal primo film.

Mentre la polizia aspetta i risultati della scientifica per appurare se è effettivamente stato Josh a uccidere la medium Elise Rainier, la famiglia Lambert si trasferisce in una nuova dimora e cerca di riprendere la propria quotidianità dopo i tragici eventi. Purtroppo liberarsi dall’incubo si rivela tutt’altro che facile: una nuova serie di bizzarri eventi ricomincia a tormentare la famiglia; Josh appare progressivamente alienato, disturbato e indifferente alle richieste di aiuto della moglie Renai, la quale teme di nuovo per i suoi figli e per la sorte della sua famiglia.

L’altrove torna a insidiare il mondo dei vivi nel capitolo due del fortunato Insidious, a distanza di 3 anni dal primo; la scelta di sottotitolarlo Chapter 2 indica la consequenzialità delle due pellicole e suggerisce l’appartenenza di entrambe ad un unico completo progetto. L’azione prosegue il plot originale e prende le mosse direttamente dagli ultimi avvenimenti di Insidious 1, implicando (come per altro succedeva in Rec e Rec 2) la conoscenza dell’uno per comprendere e godere il due. Il cast si conserva interamente e sono introdotti pochi nuovi personaggi, di cui praticamente soltanto uno, Carl (amico di vecchia data di Elise), svolge un ruolo di grande rilevanza rappresentando il tramite per comunicare con la defunta medium.

Tecnicamente parlando la mano registica di James Wan (che ha messo la firma niente popò di meno che su Saw, ma anche su L’Evocazione) è impeccabile: sa quello che vuole, sa come renderlo e sa destreggiarsi perfettamente a capo della crew. Questo non esime però lo spettatore dal poter dare i primi segni di irritabilità quando capisce (anche tranquillamente a dieci minuti dall’inizio della pellicola) che la tensione è (ancora nel 2013) legata a doppio nodo con la colonna sonora, che crea con cadenza disarmante il tipico effetto spavento da suono improvviso. Il film è davvero lungo e pur non pesando tanto in termini di noia non è indispensabile in ogni sequenza, così all’ennesimo soprannaturale spostamento di giochi per bambini che nessuno comprerebbe mai è lecito dire “ho capito, andiamo avanti”.

Il nuovo plot supera in finezza molti seguiti di altri film ed è abbastanza credibile che fosse già in cantiere in concomitanza col primo (almeno nelle linee generali); un paio di trovate (che a inizio pellicola possono sembrare scontate) si snodano nell’intreccio in maniera abbastanza intrigante, lasciando l’impressione che almeno da quel punto di vista le idee non mancassero proprio. Affianco a James Wan a scrivere la sceneggiatura c’è Leigh Whannel, che prende parte al film nel ruolo sfumato di comico di Specs. Tucker e Specs sono i nerd collaboratori di Elise che nel 2010 avevano ottenuto tanti consensi fra gli ammiratori di Insidious, sono la parte comica e autoironica della storia, che si può apprezzare o meno, ma che indubbiamente contribuisce a togliere un po’ di credibilità a un impianto orrorifico già non saldissimo. A conti fatti non si tratta di un capolavoro: può piacere a chi ha idolatrato il primo Insidious e a chi non ha bisogno di grande sforzo per spaventarsi e inquietarsi. L’idea che ci sia un terzo capitolo in cantiere forse non è entusiasmante e sembra difficile riuscire a inventare qualcosa di geniale per sviscerare ancora di più questa tematica, ma chissà…

 

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