Un film sui lupi mannari targato Asylum.
Un misterioso virus dagli effetti devastanti si propaga da uno degli aereoporti di New York alla penisola di Manhattan: trasforma gli esseri umani in creature aggressive e mortali del tutto simili a famelici lupi mannari. A migliaia ne vengono contagiati e l’intera Manhattan viene messa in quarantena in attesa che l’esercito risolva il problema con la forza bruta. Il presidente Donald Sheridan è a conoscenza del problema ed è disposto a usare armi nucleari per debellare la malattia, ovviamente appoggiato dai militari, che sul virus sanno qualcosa in più di quello che vogliono far credere.Toccherà alla bella dottoressa Ellen Gordon e all’intrepido maggiore Brian Hoffman cercare di risolvere la situazione prima che le cose sfuggano di mano a tutti e si vada verso un tragico disastro di enormi proporzioni.Ma gli uomini lupo non sono ovviamente di questo avviso…
Dopo Sharknado ormai l’Asylum è diventata, anche per i profani, un sinonimo di raffazzonaggine e follia cinematografica, un connubio che può riservare sorprese alle nostre visioni più scellerate. C’è da dire che negli ultimi tempi questa casa produttrice specializzata in mockbuster (scopiazzature a basso budget di blockbuster) ha migliorato di molto la qualità dei suoi prodotti: certo siamo ancora ad una resa di desolante pochezza scenografica ma almeno i film sono veri film con una vera regia e un vero montaggio, non scherzi di cattivo gusto allo spettatore. Basti pensare che solo pochi anni fa le pellicole Asylum potevano essere viste solo con il fast foward schiacciato, pena la noia più insopportabile, e cosacce come Lord of Elves, un brutto Lo hobbit con veri nani al posto di effetti speciali, erano un vero insulto a chi ama il cinema. Con Battledogs siamo in uno dei migliori parti Asylum con quelle due o tre idee davvero geniali che avrebbero forse meritato un impianto produttivo più generoso e che non vengono sfruttate in pieno, ma che fanno scattare di tanto in tanto il Wow fanciullesco che ogni visione popolare richiederebbe.
Stavolta non si scopiazza (all’apparenza) nessun blockbuster anche se il referente più vicino è il cinema zombesco (e il recente World War Z). Il regista Alexander Yellen è quasi un esordiente ma, pur non eccellendo in virtuosismo, riesce a mantenere viva l’attenzione per quasi tutta la durata del film, cosa non da poco in un film di basso profilo. Peccato che le buone intenzioni di sceneggiatura e regia crollano miseramente davanti ad un horror pieno di effetti speciali orribili che mette in scena i licantropi come orsi brutti da Commodore 64 facendo scattare la risata involontaria che stavolta poteva anche non esserci. Ci si chiede che film ne sarebbe uscito fuori con l’uso di lattice e make up artigianale soprattutto alla luce di un inizio potentissimo in un aeroporto dove un virus si protrae a macchia d’olio trasformando le persone in feroci lupi mannari, un’alternativa semplice ma efficace al solito plot sui morti viventi. La sceneggiatura a firma del solito Shane Van Dyke, colpevole di abomini Asylum come Titanic 2 (ma anche di un efficace Paranormal Entity), alterna momenti interessanti ad altri ad un passo dal cretino e dal nonsense, basti pensare che, per i primi trenta minuti di film, i protagonisti cercano con apprensione la paziente zero del virus e non si accorgono che ce l’hanno ad un palmo dal loro naso! Per farvi capire meglio l’assurdità di questo passaggio riporterò una sequenza di dialogo:
Dottoressa: Chissà dov’è il paziente zero
Paziente zero: Sono qui! Sono stata morsa prima di tutti!
Dottoressa : Si si ora non ho tempo. Chissà dov’è il paziente zero…
Paziente zero: Sono qui! Mi sente? Sono io il paziente zero!
Dottoressa (spazientita): Se non la smette di fare casino la faccio internare. Ho altre cose da pensare: devo trovare il paziente zero!
D’altro canto però sequenze di un’assurdità concettuale come il solo pensare ad un attacco licantropo dal cielo sono raccontate in maniera meno scema di quello che si potrebbe pensare, con un certo stile nel maneggiare la materia più flatulenta. Certo che non si è fatto un grande sforzo nel delineare i vari personaggi, davvero tagliati con l’accetta e incarnazioni di ruoli già visti una e cento volte nel genere horror, dai militari stupidi e violenti all’eroe senza macchia e senza paura. Nel cast di ex star ai soldi dell’Asylum si riconoscono il Craig Shefferd di Cabal e altri successi anni 90, Ariana Richards ovvero la bambina di Jurassic Park, Ernie Hudson che faceva il nero acchiappafantasmi in Ghostbuster e il cattivissimo Bill Duke, caratterista in tanti action anni 80, non ultimo Predator. Nel recupero di vecchi dinosauri che Hollywood non assumerebbe più neanche come tuttofare l’Asylum d’altronde ha un gusto quasi necrofilo in linea però con la visione miserabile dei suoi non kolossal, spettacolari con due lire e pieni di star che nessuno ricorda più. La strada però di Battledogs, anche se non perfetta, può essere un inizio per creare opere di una certa dignità ed allontanarsi dalla sciattezza che in questi anni i prodotti Asylum ci hanno abituato. Basta soltanto impegnarsi.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.