Cinema Masks

Masks

Masks_300Il più bell’omaggio a Suspiria viene dalla Germania.

Anni ’70: Matteusz Gdula mette a punto un metodo di studio della recitazione basato su tecniche oscure ed estreme, al fine di portare alla luce il vero talento dai suoi allievi. Alcuni studenti muoiono, Gdula si toglie la vita e il metodo viene vietato. Oggi: Stella, studentessa di recitazione ambiziosa ma dallo scarso talento, viene accettata alla Scuola “Matteusz Gdula”: il bizzarro e macabro mondo che si nasconde dietro l’accademia non tarderà a manifestarsi.

Suspiria è stato uno degli horror più innovativi degli ultimi trent’anni: basti pensare all’uso avanguaristico dei colori e della musica, qualcosa di così moderno da spiazzare il pubblico dell’epoca sicuro di trovarsi davanti al solito giallo italiano. Usando il linguaggio dei suoi thriller, Dario Argento girò un puro film del terrore, irrazionale e soprannaturale. Infatti in Suspiria non ci sono assassini da svelare, ma streghe crudeli e invisibili, un male così assoluto e impalpabile da dover avere (come si evincerà nel seguito Inferno) soltanto il volto della Morte, bruciando i tempi dei vari Final destination.

Masks di Andrea Marshall, autore del discontinuo vlcsnap-2013-06-30-16h13m11s163ma affascinante Tears of Kali, è l’opera, insieme al The Woods di Lucky Mckee, che più si avvicina ad un vero rifacimento del Suspiria, ottimo anche quando si permette di rielaborare in maniera originale il plot. Il miracolo avviene grazie alla bravura del regista che non si fa scoraggiare da un budget modestissimo e dall’impossibilità di poter competere, a livello scenografico, con la magniloquenza dell’opera argentiana. In Masks c’è tutto l’universo di Suspiria: dalle voci bisbigliate agli omicidi scatenati fino alla musica onnipresente su un telone di colori violentissimi e innaturali. Non ci sono le scuole di ballo e le streghe è vero, ma questo avviene anche perchè l’opera non è un vero remake ma più che altro una sua intelligente rilettura. Marshall compie un cammino inverso rispetto a quello di Dario Argento: non contamina un giallo di horror, ma al contrario, usa il linguaggio del thriller per raccontare una storia dalle connotazioni soprannaturali. Gli elementi eterogenei fanno di Masks un’opera originale capace di affrontare senza banalità il tema dell’arte e dei pericoli dell’ambizione. Non è un’opera facile, densa di significati a volte nascosti (la porta con le tre mani che sfuocate riportano il 666 della Bestia demonio), ma è un film affascinante che trasuda un amore per il genere che vuole raccontare. Il tema delle sette, già presente in Tears of Kali, viene affrontato con una certa efficacia fin dalle prime sequenze con una sadica punizione ai danni di un’attrice incapace di recitare un “Ti amo” al suo patner.

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Il tanto decantato metodo  Gdula, sorta di estremo actor studio a base di violenze psicologiche e droga, altro non è che l’ennesima depersonificazione dell’individuo a favore del gruppo, della comunità, in questo caso una famiglia di stampo mansoniano atta alla propria lenta cannibalizzazione. Masks è una pellicola folle, quasi sconsiderata quando mette in mano al suo killer non il solito coltello, ma un fioretto da scherma, qualcosa che all’atto pratico dei delitti ricorda non poco il Murderock di Lucio Fulci. Gli omicidi sono realizzati benissimo con colli e bocche perforate dalla furia del killer, geyser di sangue coreografici che richiamano l’assassinio come forma d’arte dei primi thriller argentiani. Verso il finale l’opera si sposta nei terreni dell’horror avatiano anche se riuscire a definire un solo modello di questo delizioso pastiche è arduo e abbraccia così tanti autori senza tuttavia scimmiottarne nessuno. Masks è un film non esente da difetti, troppo lungo e verboso, ma nei suoi tanti pregi è anche un modello per affrontare il revival dei generi senza finire nel criptico snob di un Amer o nel nonsense narrativo di un Tulpa. Difficile da noi arrivi in Italia, ma per chi ama Suspiria e se la sente di approcciarsi al tedesco è un film straconsigliato.

Masks - VOTO: 3/5

Anno: 2012 - Nazione: Germania - Durata: 112 min.
Regia di: Andrea Marshall
Scritto da: Andrea Marshall
Cast: Michael Balaun - Lucyna Bialy - Lisa Blaschke - Franziska Breite - Zübeyde Bulut
Uscita in Italia: Presentato al Tohorror 2012 - Disponibile in DVD:

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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