Un ottimo film politico dalla tensione a tratti insostenibile.
Uno dei classici film di Stallone, Cobra del 1985, inizia con un elenco di crimini perpetuati negli USA: “In America viene commesso un furto ogni 11 secondi, un’aggressione ogni 65 secondi, un reato di sangue ogni 25 secondi, un omicidio ogni 24 minuti e 250 violenze carnali al giorno“. Lo scenario ha i tratti di un agghiacciante postapocalittico, un po’ alla Mad Max, anche nel contesto di un poliziesco moderno, giustizialista, esagerato nel suo machismo reaganiano, comunque consapevole (dati falsati o meno) che la delinquenza in qualunque parte del globo è un problema all’ordine del giorno. Il mondo di The purge, da noi La notte del giudizio (come un bell’action anni 90 con Cuba Gooding JR.), è lo stesso di Cobra, solo con alle spalle più anni di violenza e criminalità, un quadro insostenibile e per questo arginato dalla società americana con una nuova festività, la Purificazione. E’ il 2022 e per 12 ore, dalle 7 di sera alle 7 del mattino, ogni buon cittadino può dare sfogo agli istinti più inenarrabili e non essere punito: questo ritorno all’inumanità atavica è servito per far scendere (se non far sparire) ogni reato nell’arco dell’anno. Ovvio che a farne le spese siano i meno abbienti, coloro che hanno case dai vetri di carta velina o peggio vivono per strada, perché chi ha abbracciato l’American dream può dormire sogni beati in case a prova di assedio. O quasi.
Ecco l’assunto del nuovo film di James DeMonaco, sceneggiatore del remake di Distretto 13, a sorpresa uno dei grandi incassi della stagione americana: con un budget di appena 3 milioni di dollari ne ha portati a casa la bellezza di 60. Caso più unico che raro comunque di un film intelligente che fa presa sulla massa, di un’opera dall’assunto semplice che tocca un po’ il cuore borghese di ognuno di noi, la proprietà, la famiglia, la paura dell’invasione dell’estraneo, che riflette e analizza tramite un assunto da fiction scifi la situazione attuale, quella della crisi economica che il mondo sta vivendo. Non solo però perché The purge amplia questo concetto anche al crack dei valori morali, della depersonalizzazione sociale dell’uomo che costretto a sopravvivere non fa parte più di una comunità, ma di un piccolo nucleo familiare dove l’elemento eterogeneo è visto con diffidenza, siamo tutti Homo homini lupus, un ritorno allo stato di natura dove ognuno vede nel prossimo un nemico. Forte di un cast di attori sulla cresta dell’onda di recenti successi, l’Ethan Hawke dell’horror Sinister e la Lena Headey del telefilm Il trono di spade (ma anche regina Gorgo di 300), il film si concentra soprattutto sui meccanismi della paura e riesce nella sua ora e mezza a inquietare come poche altre cose uscite negli ultimi anni. E’ vero che le maschere dei giovani assalitori ricordano le analoghe dell’osceno The strangers o che lo schema è debitore del Distretto 13 messo in scena anni prima da regista e attore, ma la tensione è a tratti quasi insostenibile, una cosa difficilmente riscontrabile in un prodotto partorito dalla Platinum lines di Michael Bay, famosa per i remake coatti di classici del passato come Nightmare o Venerdì 13.
La violenza è per la maggior parte solo di attesa, la paura del pericolo dietro l’angolo o le minacce verbali di un gruppo di invasati che sorridendo ti avvisano delle peggiori cose, ma gestita così bene, anche nei rapporti tra i personaggi, che ti senti, tu spettatore, catapultato in prima persona in un incubo che da un momento all’altro potrebbe abbracciarti. Ecco quindi che nel finale, quando la presa di coscienza borghese diventa rigurgito sociale, quando la scelta semplice sarebbe chiudere gli occhi e fare massacrare un innocente, che il film prende una strada completamente diversa dall’assunto e fa imbracciare ai suoi personaggi il fucile, ma nega loro e al suo pubblico il facile finale giustiziarista alla Charlie Bronson. E’ questo il punto più importante di un film che per tutta la prima parte ti ha fatto credere di essere l’ennesimo film da invasione domestica e che all’improvviso, ribaltando persino quelli che credevi buoni o cattivi, si permette di riflettere (e farti riflettere) su cosa sia l’umanità e il perdono. Una cosa che nel 1985 Cobra non avrebbe compreso.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.
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ott 06, 2013Posted By
LendUn film di cui avevo delle pretese, grazie all’idea che ne sta alla base. Come idea è davvero originale e per la prima parte del film viene svolta in buon modo, tutto cambia verso metà dove il film si perde in scene senza senso… Tra un bambino che fa s*******e una dopo l’altra, il fidanzato della figlia che non ha motivo di esistere, i sistemi di protezione “supertecnologici” che si superano solamente con una Jeep e dei cavi… E poi i “cattivi” che muoiono uno dopo l’altro per mano quasi solo del padre, mi ricorda un po’ You’re Next dove gli invasori al posto di uccidere vengono uccisi da una sola persona. Il regista ha perso le redini del film e quindi un film che poteva essere davvero bello si è trasformato in questo scempio.