“E’ quello che ci siamo prefissati con Dardano Sacchetti in fase di scrittura: ricordare a tutti coloro che credono di essere gore chi sono ancora i più pesi del mucchio: noi, i maledetti italiani“.
Quattro chiacchiere con Federico Zampaglione, fresco autore del giallo all’italiana Tulpa, dal 20 giugno nelle nostre sale. Tra guru tibetani, rivendicazioni e amare quanto condivisibili analisi del disastrato mercato italiano, Federico ci ha aperto le porte del suo Tulpa.
Che cosa ti aspetti dal pubblico italiano, ormai totalmente disabituato a quel piacere di genere che Tulpa vuole recuperare e riproporre e che, al contrario, all’estero sembra apprezzato anche dalle nuove generazioni?
Non so che pensare. E’ un pubblico strano, che segue molto le news e i trailers ma poi spesso diserta le sale quando si tratta di un film di genere italiano. Io ho fatto quello che dovevo fare: ho girato il film, ci ho messo l’anima ed il cuore per farlo al meglio. Ci sono un bel cast, omicidi potenti, sesso, suspense. Gli ho trovato una ottima distribuzione di qualità come la Bolero: lo stiamo pubblicizzando in modo solido ed usciremo in un centinaio di sale grazie al culo che ci stiamo facendo per promuoverlo. C’è tutto, come ai tanto rimpianti “vecchi tempi “. All’appello ora manca solo il pubblico e se il film andrà bene sarà lui stesso ad averlo voluto. Da allora in poi l’industria ricomincerà a produrre questo tipo di film senza problemi. Se invece il pubblico diserterà le sale aspettando il cam o il film in streaming credo sia inutile continuare a parlare di industria che non appoggia il cinema di genere italiano. Sarebbe come nascondere un elefante dietro un dito.
Perché dopo un’horror americanizzato come Shadow hai scelto di passare a un progetto come Tulpa, così profondamente legato alla nostra tradizione del giallo?
Perchè volevo tornare indietro alle radici del male: il crudo, pestilenziale, schifoso, morboso, deforme e sgangherato giallo all’italiana.
Come siete arrivati all’idea di mettere al centro della narrazione il Tulpa, un’entità spirituale della tradizione buddhista?
Tulpa è il nome del misterioso privè in cui si consumano sfrenati rapporti sessuali con sconosciuti. Entrando nel club lasci fuori la tua identità e la tua vita, trasformandoti in un’altra versione di te, libera e animale. In pratica liberi il tuo Tulpa, che secondo il buddismo tibetano è un nostro alter ego.
L’ attenzione filologica di Tulpa nei confronti del giallo all’italiana si riscontra anche nell’importanza che hai voluto dare alla componente musicale, che quasi assume lo spessore di un ulteriore protagonista in scena. Ce ne vuoi parlare?
Le musiche di Tulpa sono bellissime ma non sono stato io a farle. Nemmeno una nota è mia. La colonna sonora è di mio fratello Francesco ed Andrea Moscianese. Hanno creato sonorità allucinanti, mischiando un jazz metropolitano a sonorità elettroniche .Uscirà presto il disco e non vedo l’ora di averlo.
I protagonisti di Tulpa sono tutti personaggi profondamente soli, o solitari, ognuno letteralmente asservito a qualcosa che lo assorbe completamente. Pur non essendo una pellicola con un certo tipo di finalità, quant’è stata funzionale al tuo racconto l’attuale situazione socio-politica ed economica?
La realtà che viviamo è desolante, il vuoto culturale e la solitudine ti stringono alla gola. Il vero male di questo tempo è la fretta, la paura di vivere davvero i momenti che hai davanti, il confronto forzato con modelli irraggiungibili e spesso solo virtuali. In un clima simile, l’orrore prende corpo e si dipana come un gas assassino. Ed è questo che ha reso gli omicidi di Tulpa così estremi e feroci. Leggo recensioni da tutto il mondo che parlano di brutalità, sadismo allo stato puro nei momenti di uccisione. Era quello che ci eravamo prefissati con Dardano Sacchetti in fase di scrittura: ricordare a tutti coloro che credono di essere gore chi sono ancora i più pesi del mucchio: noi, i maledetti italiani.
Un altro innegabile protagonista che viaggia parallelo e ad intermittenza con il personaggio di Lisa, è il corpo di Claudia, che letteralmente si divora la scena nei momenti più caldi all’interno del club Tulpa. Quant’è stato complicato – o divertente – vivere dei momenti professionali del genere nel contemporaneo ruolo di regista/protagonista e compagni di vita?
Lavorare con Claudia è sempre un grande piacere: ha istinto , cuore e grande generosità. Ci siamo divertiti come matti a mettere in scena quelle scene di sesso grafico. Erano tutti imbarazzati sul set, tranne noi due.
Com’è andata con il visto censura? La conclusione della scena d’apertura avrà sovreccitato più di un animo…
La censura ha capito che Tulpa è un giallo e quindi tutto ciò che accade è abbastanza folle e sopra le righe da distaccarsi dalla bieca realtà. La morte qui è vista come un macabro carosello, un gioco perverso tra belle donne, uomini dissoluti e due cupe mani guantate. In ogni caso ho dovuto difendere il film personalmente per evitare il divieto ai 18 .
ATTENZIONE: SPOILER
Il finale era così anche nel primo cut o è stato accorciato?
Kiran e’ un guru, ispirato dai misteri e filosofie del Tibet, infatti nel sogno lo vediamo intento a pregare. Nel finale il sovrannaturale e l’imponderabile prendono possesso della scena e riversano addosso all’assassino tutto il male che ha compiuto. Nel film la trama esoterica e magica e’ infatti spesso suggerita e trova pieno sfogo nel delirante finale: Kiran irrompe nella realtà e la deforma.
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.
Posted On
giu 19, 2013Posted By
Eddie_ShenkerContinuo a preferirlo come cantante.