Non parleremmo di questo cupissimo e ponderoso tomo tutto italiano se, nonostante il suo impianto fantasy, non offrisse uno spaccato di orrore e violenza che supera quello di tanti romanzi che si fregiano dell’etichetta “horror” solo per convenzione.
“Il demone sterminatore”, infatti, rientrerà senza problemi tra le letture dei più rigidi puristi, tanta è la quantità delle carneficine, del sangue, dei mostri, e delle atmosfere infernali che permeano le quasi 700 pagine.
Vincent Spasaro si dimostra un talentuoso narratore, dallo stile epico, in piena sintonia con l’ambientazione. Il suo mondo aspro, incolore, paludoso, dominato da distese d’acque sconfinate, popolate di mostri e alberi senza radici e dall’inquietante natura carnivora, è un originalissimo Inferno da cui non si sfugge. Vi albergano ignoranza, superstizione e brutalità, quella violenza di stampo barbaro e pagano a cui ci siamo abituati pensando ai tempi antichi.
Una manciata di personaggi sono coinvolti in un’impresa assai simbolica e oltremodo pericolosa: trovare il demone che ha assassinato Dio (ma che mondo è un mondo in cui Dio può morire, e morire sul serio?) e ucciderlo a sua volta. Se non che, nello stile di una quest medievale, la caccia si manifesterà come percorso di rivelazione di un Male che alberga assai in profondità, e dove niente e nessuno sono quello che sembrano, mentre l’apparente purezza della missione è in realtà solo ricerca di glorie personali di fronte alle quali ogni efferatezza diventa plausibile.
Il mondo di Spasaro acquista così qualcosa di cenobitiano, e si sviluppa affondando le sue radici in un simbolismo che sfiora spesso il Cristianesimo, rendendo però le sue metafore più crude e assai lontane da ogni salvifica speranza. E’ un mondo estremo, in cui il senso di ingiustizia pesa come un macigno, in cui il sangue è versato inutilmente e in cui la bellezza è un lontano ricordo, relegata in mondi raggiungibili solo attraverso portali che non si sa quando e come potranno essere riaperti, aggiungendo così alla storia una pennellata quasi fantascientifica.
In alcune scene la brutalità potrà perfino sembrarvi gratuita, e invece, nonostante lo stomaco che si chiude, tutto è funzionale a una rilettura a rovescio di un messaggio di eroismo e salvezza che s’imbratta invece di visceri e dolore, distoglie da un cammino retto e porta invece alla luce (una luce grigia e nebbiosa) la fallace natura dell’uomo, qualunque forma esteriore esso abbia.
Un’ottima prova per l’autore – che con “Il demone sterminatore” è alla sua prima opera importante. Qualche refuso qua e là non turba più di tanto una lettura avvincente, potente e ricca di inventiva, capace di coniugare, come nella più recente tradizione fantasy (incluso, ebbene sì, anche l’ormai stra-citato George R.R. Martin e il suo “Trono di Spade”) la passione per i mondi fantastici con un concetto assai moderno e ispirato di paura.
About Simona Bonanni
Simona da piccola aveva paura dei vampiri, oggi non ne può più fare a meno, a costo di incappare in libri e film di discutibile qualità. Artisticamente onnivora, è attratta da tutto ciò che è strano, oscuro e singolare. Divora pagine in gran quantità, scrive, fotografa, crea e dà molto credito a tutto quello che le passa per la testa. Ma l’unico che l’ascolta è il suo gigantesco gatto nero.
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