La copertina potrebbe farvi pensare che c’è un lupo mannaro in Irlanda. D’altra parte i lupi mannari ultimamente sono, assieme agli zombi, tra le figure che più hanno incalzato il successo dei vampiri (e dei loro glitterosi derivati) nel pianeta cinematografico e letterario.
In verità la presenza dell’uomo lupo è in questo libro prevalentemente metaforica. Evocata sotto forma di leggenda (narrata come storia nella storia), la bestiale creatura è utilizzata per rappresentare crudeltà ben più umane, ed intessere una storia di follia, omicidi, passione e dolore che, ispirata ad un fatto di cronaca vera, non mantiene sempre picchi di qualità narrativa ma ha quanto meno la capacità di tenere sempre accesa la curiosità del lettore.
Il protagonista, Niall, è un uomo qualunque, chiamato a dipanare i fili di un omicidio efferato quanto misterioso, non tanto per consegnare l’assassino alla legge, quanto per una forma di giustizia postuma nei confronti delle vittime, la cui versione dei fatti, sotto forma di diario, giunge al ragazzo attraverso vie assai peculiari.
Questa sua stessa avventura, così come la storia che emerge dalle pagine di quelle memorie insanguinate, evoca essa stessa le antiche leggende celtiche in cui la tragedia s’impasta alla magia e all’ineffabile lato oscuro della vita. E così Niall apprende di Jim un misterioso motociclista, che giunge in un remoto paesino irlandese per praticare la sua professione di seanchaí, ovvero di narratore itinerante, professione che accompagna d’abitudine ad una ipnotica capacità di mietere cuori femminili. Poco dopo il suo arrivo al villaggio, però, si comincia a temere che le sua stragi possano essere non solo di natura sentimentale. Forse non è un caso che la storia con cui affascina il suo pubblico nei pub di tutta Irlanda parli di un crudele principe trasformato da una malìa in licantropo. Di lui dubita soprattutto una delle sue amanti, che con le due sorelle cerca di venire a capo del mistero che circonda la figura di Jim, subendone ritorsioni psicologiche e fisiche, mettendo in pericolo la sua stessa vita nonché quella delle sorelle, e dannandosi infine ad un tragicissimo epilogo di stampo goticheggiante.
Niall insegue i fantasmi di questa storia, in una specie di cold case amatoriale, alla ricerca della verità oltre la leggenda, confrontandosi con una società bigotta, maschilista e facilmente influenzabile, mentre la sua stessa vita subisce una trasformazione il cui prezzo si rivelerà assai più alto di quello preventivato.
Forse scomodare Stephen King per evocare le atmosfere di “Darling Jim” ci pare eccessivo. Mørk ha un talento narrativo abbastanza sui generis, e se da un lato ha concepito una storia interessante, in cui si dosano ottimamente gusto per l’ineffabile, crudeltà, sangue e passione, dall’altra sceglie spesso delle soluzioni un po’ ovvie, preferendo, all’originalità narrativa, una formula commerciale che accontenti tutti i gusti. E così le ottime premesse delle prime pagine si diluiscono un po’, tra personaggi e situazioni stereotipati, colpi di scena forzati e ricerca dell’effetto a tutti i costi. Resterà viva e vivace, invece, la voglia di vedere dietro la maschera del mostro, per poi scoprire, come sempre, che non c’è peggio mostro di quello che indossa una faccia da essere umano.
About Simona Bonanni
Simona da piccola aveva paura dei vampiri, oggi non ne può più fare a meno, a costo di incappare in libri e film di discutibile qualità. Artisticamente onnivora, è attratta da tutto ciò che è strano, oscuro e singolare. Divora pagine in gran quantità, scrive, fotografa, crea e dà molto credito a tutto quello che le passa per la testa. Ma l’unico che l’ascolta è il suo gigantesco gatto nero.
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