The Apparition

Un horror indeciso se rifarsi a Paranormal Activity o Entity che spreca un buon potenziale in modo banale

Prologo: quattro studenti universitari utilizzando particolari attrezzature vogliono ricreare un esperimento anni ’70 per potenziare contatti con l’aldilà, ma qualcosa va storto e Lydia, una di loro, viene risucchiata da un’entità e scompare. Anni dopo una giovane coppia di innamorati, Ben e Kelly, da poco traslocata nella nuova casa, inizia ad avere la sensazione di essere perseguitata da una presenza molesta e inquietante: si scoprirà che Ben era uno dei quattro studenti e che l’entità è la stessa che si era messa in contatto durante l’esperimento finito male. Sarà l’inizio di un incubo.Opera prima per Todd Lincoln (autore anche della sceneggiatura), distribuita con due anni di ritardo per la fine dei rapporti tra la Warner Bros e la casa Dark Castle, siamo di fronte ad una pellicola purtroppo deludente che strizza l’occhio ai vari Poltergeist e Entity senza farsi mancare quel tocco di Paranormal Activity che tanto va di moda in questi anni: il risultato è un film dal buon potenziale sprecato in un’ora e venti piuttosto piatta priva di tensione.

Gli elementi per funzionare però ci sono: alcuni momenti mockumentary con discreti effetti speciali sono piuttosto validi e genuina è l’attenzione riguardo le attrezzature utilizzate dai giovani scienziati per comunicare con l’aldilà, ottima anche la scena di possessione della protagonista sotto le lenzuola, ma tutti questi fattori positivi vengono annullati da una sceneggiatura debole, un finale frettoloso (e anticipato dalla locandina del film) e un insieme di protagonisti poco credibili. Ben, inutilmente stupito dagli avvenimenti inspiegabili in casa, poteva avere dei sospetti considerando gli esperimenti a cui aveva partecipato, Kelly, una Ashley Green già vista in Twilight e decisamente in forma, si lascia trasportare dagli eventi tra un’entità che la prende in giro e un fidanzato inetto, ma non va dimenticato nemmeno Patrick, interpretato da Tom Felton (il piccolo e cattivo Draco Malfoy della serie Harry Potter) nel ruolo di uno degli amici scienziati di Ben, sopravvissuto all’entità grazie a strani marchingegni e tutto affannato nella sua aria da esperto destinato a fare una brutta fine.

Paradossalmente ciò che funziona e non scricchiola in tutto ciò è l’ambientazione: l’abitazione dei due è in un comprensorio fuori dal centro cittadino, praticamente in mezzo ad uno dei deserti californiani, tra case in vendita e giganteschi tralicci dell’alta tensione a delimitarne il panorama: si ha la sensazione che l’entità si muova attraverso questi condotti di energia, la stessa energia che verrà convogliata dai ragazzi per opporsi alla definitiva conquista da parte del male. Il finale, come si diceva un po’ frettoloso, è comunque nel suo piccolo abbastanza ad effetto, la fuga di Kelly verso il centro commerciale, ultimo baluardo di civiltà in un mondo in cui il soprannaturale ha forse preso il controllo, è efficace ma lì si ferma.

Un’occasione mancata per un film che non decolla e non sfrutta gli ottimi elementi a disposizione, fallisce dove Insidious ha saputo colpire e la visione è consigliata solo agli appassionati del paranormale e delle cattive “presenze”.

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