La strada per Woodbury è il secondo volume del filone novel interno alla saga crossmediale di The Walking Dead. Il terzo episodio è tuttora in lavorazione e punta dritto all’incontro tra Philip Blake (aka The Governor) e i sopravvissuti di Atlanta.
The Road to Woodbury, ovvero la quarta epifania della città fortezza del Governatore. La parodia marcia e crudele di una tipica new town a stelle e strisce, comparsa per la prima volta nel 2006 (il numero originale della graphic novel è raccolto nel volume antologico numero 5, dal titolo La miglior difesa) e ancora capace di trasformarsi, di offrire un nuovo volto al lettore. Un perimetro di mattoni rossi, carcasse e filo spinato che racchiude quel che resta dell’american way of life e il sempiterno homo homini lupus.Woodbury è l’illusoria salvezza che accoglie Lilly e Josh, scacciati dal loro gruppo di provenienza e in cerca di una momentanea sospensione del clima di morte che li circonda. Lilly, l’insicura cronica alle prese da una spinta compulsiva al boicottaggio di sé. Josh, il gigante buono figlio di un sud dove l’integrazione razziale è una pecetta minuscola, col compito di sigillare un calderone di disuguaglianze e rancori. Le figure adatte, per contrasto d’età, classe e vissuto, per far emergere la vera natura di Woodbury.
Quando Robert Kirkman e Jay Bonansinga ci hanno introdotto a Woddbury con L’Ascesa del Governatore (il primo romanzo di questa serie) il clima era quello della frontiera, ma senza uno sceriffo con la bibbia e la pistola. Un far west zombie dove le armi dettavano legge ma non imponevano l’ordine e l’anarchia riempiva le strade di morti, zombie e persone ben lontane dal potersi dire vive. La tempesta perfetta, con quel tanto di maturo, se non decomposto, per la nascita di una nazione.
Una rinascita (non lo sono sempre quelle inaugurate nel sangue dai leader carismatici?) materializzata dalla terza stagione televisiva di TWD nel falansterio di mr Blake, dove la popolazione ha disimparato a temere i non morti ed è ben contenta di averli trasformati nell’attrazione ludica del posto, versione postapocalittica del circo gladiatorio.
Una comunità, come ama definirla il suo capo-padrone. Gemeinischaft, come sono tutte le sette che traggono il loro nutrimento nell’equilibrio imperfetto tra stabilità e mutamento continuo, flessibilità individuale e rigidità organizzativa, partecipazione e isolamento. È l’appeal di Woodbury a stregare Andrea, la cui attrazione per Philip è il riverbero di ciò che la comunità può offrire e la proiezione di ciò di buono che la donna vuole trovare in lui.
La strada per Woodbury ci mostra – di-mostra – che creatura e creatore, comunità e leader sono una cosa sola e non possono restare mai uguali a se stessi. Restare fermi significa morire e questo indipendentemente dal pericolo rappresentato dai ghoul. Occorre mutare, anche solo nel nome, allargarsi, trovare nuovi nemici. Seguendo le peregrinazioni dei survivor protagonisti, provenienti da un campo simile a quello in cui Rick ritrova Shane, Lori e Carl, si arriva nella “prima” Woodbury. Lo zoccolo duro, ancora non esploso nella realtà che aprirà le porte a Michonne e Andrea nel serial tv. Una cittadina, con i suoi bulletti di quartiere e le regole di strada, non una comunità.
Solo quando anche gli ultimi retaggi dell’organizzazione civile pre-zombie saltano – e intendo quelli più infami come la regola “chi ha i soldi comanda” – Woodbury ri-torna in vita. Con l’appellativo del Governatore e l’instrumentum regni della sospensione del denaro e del circo zombie Philip Blake ne diventa l’eroe eponimo. Prima era il primo della comunità, ora è la comunità.
Il suo dominio resiste alle spinte interne perché il corpo del leader e il corpo sociale coincidono. Quando la congiura per deporlo che è al centro del romanzo lo ferisce non fa altro che rafforzarlo. Il leader sanguina ma non muore. Può addirittura inglobare la mano che ha cercato di defenestrarlo, come imparerà a sue spese Lilly. Allo stesso modo quando Michonne nella terza serie tv trafigge l’occhio del capo minaccia l’estinzione del gruppo e ne impone il reset. Se il re è vivo Woodbury è viva, ma non deve essere la stessa. Largo dunque alla comunità combattente (bambini–soldato compresi), spazio a una nuova guerra. La mutazione è vita. Cosa succede a un gruppo (e al suo leader) che rifiuta il mutamento?). Basta seguire le vicissitudini di Rick e i suoi all’interno della prigione (siamo ancora alla corrente stagione del serial) per scoprirlo. E dire che la terza serie si è aperta con un mutamento clamoroso. L’inverno dei morti viventi ha trasformato uomini e donne di una civiltà collassata nei nuovi citizen del mondo zombie. Un cambiamento espresso fortemente dalle interazioni di genere. La Lori iperprotetta delle prime due stagioni ha lasciato spazio alla virago col pancione, costretta come tutti a guadagnarsi la vita centimetro dopo centimetro.
Cosa è successo? Chi sono questi guerrieri che non fuggono davanti agli zombie e hanno dato alla non-vita piena cittadinanza nella loro realtà? Lo spiegano, assai efficacemente, Kirkman e Bonansinga nella prima parte di La strada per Woodbury descrivendo la risposta “pavloviana” dei sopravvissuti ai non morti. «Nello spazio di quei venti secondi, i rumori della sorpresa cedono il posto alle necessità difensive, in cui disgusto e repulsione sono canalizzati in una forma di violenza controllata. Sono cose che questa gente ha già fatto. È all’opera una sorta di curva di apprendimento».
Per questa “gente” ci vuole un nuovo tipo di leader. Se Rick non riuscirà a esserlo, chi potrà? Nel mondo dei morti viventi esiste ancora la possibilità di una comunità senza capi, di un governo senza potere? Il Governatore è davvero l’uomo del suo tempo o l’ex sceriffo saprà incarnare un nuovo modello di leadership?
About SelenePascarella
Selene Pascarella è nata a Taranto nel 1977. Si è laureata alla Sapienza di Roma 23 anni dopo, con un tesi dedicata a Mario Bava, Lucio Fulci e i maestri dello spaghetti horror dal titolo "Estetiche di morte nel cinema dell'orrore e del fantastico".
Giornalista per professione e per vocazione si occupa di cinema, tv, narrativa di genere e cronaca nera. Nel 2011 ha pubblicato, assieme a Danilo Arona e Giuliano Santoro, il saggio "L'alba degli zombie. Voci dall'apocalisse: il cinema di George Romero" (Gragoyle). Tra il 2012 e il 2013, Maya permettendo, ha curato il format 2.0 DiarioZ_Italia per Multiplayer.it.
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