Non è ancora ora di affondare i colpi, piuttosto quella di permettere a un altro paio di pedine di aggiungersi a tavola.
L’inchiesta sugli omicidi dell’Averla del Minnesota conclusasi con l’eliminazione del serial killer Garrett Jacobs Hobbs ha scavato ulteriori, profondi solchi nella mente dell’agente speciale Graham e lasciato molti interrogativi in sospeso, su tutti il reale ruolo nella vicenda della figlia dello stesso Hobbs, ricoverata in fin di vita dopo che il padre, nelle battute finali della caccia all’uomo che l’ha visto protagonista, ha cercato di sgozzarla.
A complicare ulteriormente le cose, la scoperta in una foresta di una sorta di fossa comune dove le vittime, accuratamente selezionate, fungono da fertilizzante per un’insipegabile coltivazione di funghi. E mentre il dott. Lecter sembra aver trovato una modo per disinnescare la guardinga diffidenza di Will, un nuovo potenziale nemico dell’agente speciale sembra profilarsi all’orizzonte: la blogger d’assalto Freddie Lounds (Lara Jean Chorostecki), la cui sete di scoop non si fa scrupoli nel mandare all’aria un’inchiesta e rischiare di bruciare mediaticamente la figura professionale di Graham.
Episodio di costruzione e tessitura di trame, com’è giusto che sia. Non è certo ancora ora di affondare i colpi, piuttosto di allargare un po’ – ma non troppo – l’obbiettivo e permettere a un altro paio di pedine di aggiungersi a tavola, riproponendo pedissequamente la stuttura narrativa già vista nella puntata pilota: il branco di lupi che gira in cerchio attorno al sempre più instabile agente speciale Graham è aumentato di numero, capeggiato dal più letale e apparentemente amichevole predatore naturale sulla scena, quel dott. Lecter che nella valutazione psicologica richiesta a Will dal Bureau dopo la brutale eliminazione del serial killer Hobbs potrebbe aver trovato un cavallo di Troia per entrare in sintonia con il nostro fragile protagonista.
E’ il prologo di quello che si annuncia uno dei muri portanti della serie: dalla qualità e raffinatezza di rapporti di forza intellettuali tra eroe e anti-eroe dipenderà buona parte della bontà dell’intera serie; a spingere ulteriormente l’acceleratore sull’intrigante e insidioso piano dei labirinti della psiche, l’introduzione di un nuovo killer – una formula, quella del killer-per-puntata, che se invariata potrebbe risultare presto stucchevole, per quanto si inizino a intuire connessioni più salde e organiche alla trama orizzontale – ossessionato dai funghi e dalla loro capacità di interconnettività, peculiarità che il delirio del killer of the week vorrebbe replicare per mettere in contatto la mente di Will con quella di Abigail Hobbs. A mantenere saldo il filo di continuità anche formale con l’episodio pilota, la reiterata ricerca di una raffinatezza visuale fatta di immagini potentissime – la tana di Hobbs arredata da decine di corna di cervo, il campo di coltivazione umana con flebo nella foresta, lo stesso maestoso cervo delle allucinazioni di Will – fighetta forse, ma assolutamente funzionale ed efficace, soprattutto perché allegata a un tutt’altro che dissimulato ricorso alla violenza esplicita e d’impatto.
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.