Intelligente rilettura del classico La notte dei morti viventi con spruzzate di Scream.
Un gruppo di amanti del genere horror si troverà suo malgrado a partecipare a una sessione di gioco di ruolo da incubo, dove dovranno rivivere scene sanguinarie che omaggiano i grandi classici della cinematografia horror, La Notte dei Morti Viventi in primis. Ma le morti (e gli zombie) saranno reali.
Se esiste un film che non ha più bisogno di nessun remake quello è sicuramente La notte dei morti viventi di George A. Romero visto la mole di omaggi, versioni allungate e rifacimenti ufficiali e non prodotti in gran quantità dopo quel 1968 della sua nascita. Il problema di questo capolavoro del cinema è di non avere nessun copyright a gestire l’uso improprio dello script e delle immagini. In parole povere, se voi voleste mettere su siti peer to peer il film intero, nessun uomo in nero della SIAE verrebbe ad arrestarvi perchè La notte dei morti viventi è di dominio pubblico per scelte facilone della sua casa di distribuzione, la Walter Reade Organization.
Per questo se da una parte abbiamo un remake coi controcoglioni girato da Tom Savini che ripensa all’originale con intelligenza, dall’altra abbiamo filmacci indecenti come lo pseudo rifacimento Night of the living dead 3d di Jeff Broadstreet (con tanto di seguito ancora più brutto) o il recentissimo e pauperistico Night of the living dead: Resurrection di James Plumb, robaccia neppure indie solo brutta e offensiva. Inaspettata sorpresa però arriva questa Mimesis che rilegge con inaspettata intelligenza il capolavoro romeriano senza cadere nel facile tranello della copia carta e carbone. Douglas Schultz azzecca, dopo alcune pellicole incolori, la sua opera migliore e riesce a dire qualcosa di nuovo riutilizzando l’abusato plot de La notte dei morti viventi. Certo, siamo in un territorio quasi craveniano, alla Scream, il metacinema con l’idea della realtà che simula l’arte, quindi i film, attraverso gesta omicide di uno o più assassini, ma senza la presunzione di fare facile moralismo al momento di svelare le carte in tavola col colpo di scena finale. Gli attori sono tutti affiatati e convincenti e la regia, pur dovendo giostrarsi con un budget da fame del mondo (500 mila dollari!!), riesce a fare miracoli tra omaggi al prototipo romeriano e un certo brio nella messa in scena. Il gore è abbastanza spinto con budelle bene in vista e carne strappata a morsi toccando il clou in una realistica scena cannibalica iniziale. Sid Haig, già presente nel brutto remake sopracitato di Jeff Broadstreet, si ritaglia un ruolo piccolo ma efficace nei panni di ex regista caduto in disgrazia.
Mimesis risulta alla fine una discreta opera, originale nell’assunto, che potrebbe ambire ad essere un piccolo cult movie di questo nuovo millennio. Il regista, forte delle buone critiche raccolte dai fan, ha ultimato da poco la seconda parte dell’opera questa volta ispirata al capolavoro di Murnau, Nosferatu. Noi di horror.it siamo riusciti a vedere in anteprima i primi sette minuti della pellicola e possiamo confermare che non è per nulla male, anzi siamo a livelli altissimi di suspence e messa in scena. Mimesis 2: Nosferatu vede l’impressionante metamorfosi di un bambino nel vampiro della pellicola impressionistica, pelato, folle e dotato di due protesi posticce per simulare i lunghi canini. Il piccolo, ormai calato nella parte, squarterà il suo gatto e ucciderà crudelmente la propria madre (l’invecchiata Kristy Swanson di Dovevi essere morta e del film di Buffy) in un preambolo che richiama l’Halloween di John Carpenter. Da qui, leggendo la trama, inizia poi il vero film dove, come nel primo capitolo, un gruppo di sventurati sarà proiettato all’interno della pellicola di Murnau e si troverà alle prese con il crudele vampiro protagonista. Fiduciosi attendiamo questo secondo capitolo che si prospetta molto interessante.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.