Luoghi Oscuri è il titolo della prima raccolta di racconti di Miriam Palombi.
Dopo averla, faticosamente letta, va detto innanzitutto che il titolo del libro dovrebbe essere Luoghi Comuni e non Luoghi Oscuri dato che in sole 100 pagine sono stati raccolti i temi più triti e ritriti della cultura horror…
C’è una biblioteca oscura (molto antica e con scaffali alti fino al soffitto) che, per qualche motivo, dopo la mezzanotte è chiusa al pubblico ma, sempre per qualche motivo, un incauto ricercatore ha la sventatezza di trattenersi fino al fatidico scoccare delle lancette solo per scoprire che (mai lo avremmo detto) la biblioteca si anima e si riempie di strane voci e di figure striscianti, non ci è dato sapere quale sia la vera natura di queste creature ma, soprattutto, non ci è dato sapere perché l’incauto ricercatore riesca a sopravvivere. Un ragazzo decide di ignorare tutte le cattive storie che circolano intorno ai cunicoli del sottosuolo di Parigi per inoltrarsi egli stesso all’interno delle gallerie, scopo della spedizione è dimostrare la capacità di recuperare un oggetto nascosto nel sottosuolo e di riportalo in superficie a prova dell’impresa compiuta. Niente di più di una macabra caccia al tesoro, ma ignorare deliberatamente la scritta Fermati! Questo è l’impero della morte è forse troppo anche per il più accanito appassionato di cacce al tesoro, l’arrivo di voci spettrali non ci giunge dunque inaspettato. Nei pressi della stazione ferroviaria di Endland un uomo tenta il suicidio, un tentativo apparentemente maldestro al quale segue la decisione di allontanarsi in fretta e furia dalla città, con il primo treno disponibile, non importa la destinazione. Non basta l’aspetto spettrale della stazione per convincere il malcapitato di essere finito nel posto sbagliato, né tanto meno l’aspetto vagamente ottocentesco della carrozza o il controllore dalle pupille che paiono pozzi scuri nel pallore del volto. Noi invece ci siamo accorti da un bel pezzo cosa c’è che non va e così, anche qui, la suspense va a farsi benedire. Non manca il sempre amato lago spettrale dal quale emerge un cadavere vendicativo, con lo strascicare di putrefatte membra che ha animato con successo tante pellicole hollywoodiane.
Allora… premetto che io adoro l’horror classico… non c’è niente che possa farmi più felice di una casa infestata, di un lago spettrale o di una stazione deserta. Tuttavia, se si decide di avventurarsi sul terreno del racconto di ambientazione classica, bisogna essere consapevoli che la gestione del testo e la padronanza delle parole deve essere pressoché perfetta. E quando si usano in continuazione parole come “criptico”, “agghiacciante”, “bisbiglio”, “marciume”, “impietrito”, “fluttuante” e via dicendo è chiaro che qualcosa non funziona. Non mi sento però di dare tutta la colpa della carenza stilistica di questa raccolta alla sola ingenuità e acerbità della scrittrice.
Mi sono presa la briga di dare un’occhiata al sito della SensoInverso Edizioni che sulla sua homepage si presenta dicendo di essere “una nuova, giovane e indipendente casa editrice che ha l’obiettivo di pubblicare libri belli sia dal punto di vista del contenuto che da quello dell’aspetto grafico, che viene curato in maniera maniacale. Un libro infatti che abbia il dono di presentarsi, sin dalla copertina, in modo accattivante e originale, avrà più chance di essere notato e venduto. SENSOINVERSO ha altresì l’obiettivo di instaurare un rapporto trasparente, amichevole e di reciproca collaborazione con l’Autore. Il mondo dell’editoria è irto di ostacoli e difficoltà: SENSOINVERSO non promette mari e monti, ma, realisticamente, fa il massimo possibile per lanciare i propri Autori.”
La copertina non è una di quelle “che spaccano” e, per mia esperienza, devo dire che l’impaginazione lascia assai a desiderare (orfane e righini non si contano). A dimostrazione dellascarsissima cura del testo basta citare il (mai visto prima) refuso messo in bella vista sulla quarta di copertina: ci viene infatti detto che l’autrice è appassionata di storia dell/(a capo)/’arte medievale.
Realisticamente, il massimo possibile poteva essere un po’ di più.
About sara.meddi
Sara è nata nel 1985 vicino Roma. Da bambina, prima di convertirsi alla letteratura, sognava di fare la paleontologa o, in alternativa, la disegnatrice di costruzioni Lego. Con ostinata tenacia studia Lettere alla Sapienza e, sempre con ostinata tenacia, lavora da qualche anno nell'editoria. Divide casa e vita con il marito, un pargolo, due gatte e un congruo numero di libri. Nel (raro) tempo libero va in piscina, guarda film horror e gioca con discreto successo a Super Mario.