La Hypnos Edizioni continua a proporci alcuni dei più grandi autori horror ingiustamente ignorati o sottovalutati dall’editoria del nostro paese. Ora tocca al grande Jean Ray.
Contrabbandiere, marinaio, reporter, Jean Ray fece di tutto prima di approdare alla scrittura e sfornare una nutrita quantità di romanzi e racconti di cui in Italia ben poco è arrivato, purtroppo. Se escludiamo una raccolta 25 racconti neri e fantastici pubblicata da Baldini e Castoldi negli anni 60 e Malpertuis, il suo romanzo capolavoro, uscito fugacemente nella sfortunatissima collana da edicola Horror edita da Mondadori curata dal grande Giuseppe Lippi, solo nel 2007 qualcuno ha cercato di far conoscere al nostro pubblico la maestria indiscutibile e la presa efficace dei racconti di questo scrittore fiammingo: parliamo dell’antologia La casa stregata di Fulham Road e altri racconti edita da Profondo Rosso. Ray scrisse quasi tutto in francese e secondo molti è per questo motivo che non ha avuto il gran successo di tanti suoi contemporanei del fantastico e dell’orrido letterario. Di sicuro questa raccolta edita dalla Hypnos e tradotta in modo egregio da Francesco Lato non può che trovare il nostro favore a prescindere e ancora di più ci teniamo a plaudirla dopo averla letta, per la scelta felice dei racconti proposti. Il Gran Notturno presenta infatti tutto il campionario di Ray: case stregate, villaggi sperduti nella nebbia, antiche maledizioni e demoni robotici. L’accostamento con Simenon, citato nella dotta introduzione dello stesso Lato è senza dubbio azzeccata, perché il tono pittorico, umoristico e sinistro dei personaggi prigionieri di una ritualità rassicurante e provinciale ricorda molto i romanzi “romanzi” dello scrittore belga.
Ray è narratore di razza, gli bastano poche righe per catturare il lettore e non mollarlo più. Alcuni dei racconti risultano zoppicanti nella struttura, ma tutti si reggono su idee molto forti e in grado di trasmettere un’atmosfera necrofila e inquietante degna dei più grandi autori gotici del passato. Ray sa tenere sempre un gran ritmo e usa con disinvoltura le tecniche cinematografiche (come il montaggio alternato), in tempi in cui la maggior parte degli autori di Weird Tales si perdevano dietro i barocchismi Lovecraftiani, le indagini misteriose alla Conan Doyle e le allucinazioni cimiteriali di Edgar Allan Poe. Tra tutte le storie spicca indiscutibilmente quella che da il titolo alla raccolta, Il Gran Notturno, che parla di un patto antico tra un vecchio e un demone, allo scopo di consumare un amore perduto nella giovinezza. Questo è racconto più lungo e più suggestivo, intriso com’è di quella colpa tipicamente cattolica che pervade poi tutta l’opera di Ray ma che nella materializzazione del Gran Notturno realizza un’incarnazione plumbea davvero difficile da dimenticare. Una stanza chiusa custodisce ricordi oscuri che germogliano nella semplice monotonia della buona gente di campagna, capace di vivacchiare alla buona persino accosto ai demoni. I personaggi delle storie di Ray si portano dietro un delitto, a volte consapevolmente altre no, un atto vergognoso che finiscono per scontare sulla la via del fantastico e dello spavento. È il caso del bellissimo La maledizione, dove l’omicidio e la vendetta si consumano attraverso i secoli e le reincarnazioni.
La forza evocativa di Ray raggiunge spesso livelli di potenza notevoli, degni dell’Hodgson più ispirato: il cantore dell’orrore marino è suo modello dichiarato di riferimento e omaggiato in vari racconti. Per esempio le visioni mortifere e inferiche descritte in Drummer Hinger lasciano tramortiti pur se affastellate in poche pagine contorte. Questo racconto in particolare suggerì a Robert Bloch il miglior racconto breve della sua carriera: The Hellbound Train. Sovente però l’orrore evocato viene neutralizzato con spiegazioni razionali degne di Sherlock Holmes e questo è un gran peccato per un vero appassionato di narrativa horror e come darsi la zappa sui piedi per il povero Ray. Si veda in particolare L’orrore di Shoreham di cui non sveliamo nulla per non far torto al lettore. Per fortuna nulla viene risolto nel magnifico Storchhaus o la casa delle cicogne dove un paio di delinquenti cercheranno di avere la meglio su una casa carnivora che dona sonanti talleri in cambio di cadaveri, ideale chiusura di una raccolta imperdibile e dimostrazione decisiva della grandezza di questo scrittore.
About Ceccamea
Nato a Vetralla (VT) l'8 dicembre del 1978. Scrittore, strimpellatore di chitarra, ex-fumatore incallito. Sposato, con figli. Una di tre anni. L'altra in arrivo per il nuovo anno. Maya permettendo.