Accattivante titolo – per quanto snello di pagine – dalla copertina intrigante e dal formato singolare: “I mostri al cinema” potrebbe attrarre tanti tra gli amanti di questo genere cinematografico, ma, attenzione, la delusione potrebbe essere dietro l’angolo.
In effetti, nonostante l’indubbio interesse che un testo così può suscitare, quello che ci troviamo tra le mani è poco più di un abbozzo, ricco sì di immagini e spunti critici, ma nel complesso non sufficientemente esaustivo, buono quindi solo per cercare argomenti da approfondire, o come volume da piazzare in una collezione.
In appena 128 pagine, ne “I mostri al cinema” si sfiorano varie sfaccettature del tema “mostro”, cercando in primis di darne una definizione (non solo artistica) per poi spaziare tra le varie accezioni: diversità esteriore/interiore rispetto alla normalità umana (deformità fisica versus perversione dell’animo) , mostruosità indotta dalla scienza (o dalla magia), mostruosità simbolica, mostruosità metafisica, così come si affrontano le varie tecniche e i vari linguaggi cinematografici con in cui il mostro è stato rappresentato, partendo dagli albori della pellicola horror fino ad arrivare ai mostri più o meno contemporanei, senza dimenticare l’ambiente in cui il mostro si sviluppa.
Non mancano i capitoli dedicati al ruolo dello spettatore di fronte alla paura evocata nei film, la presentazione del mostro attraverso le locandine, la ragione e le emozioni del mostro, nonché la componente sessuale che da sempre accompagnano il mostro e l’orrore di per sé.
I capitoli corrono veloci, un paio di pagine ciascuno al massimo, e sono intervallati da numerose fotografie, indubbiamente interessanti ma che tolgono spazio alle parole (o gonfiano gli spazi, a seconda di come la si vuole vedere).
Ognuno degli argomenti qui sfiorati meriterebbe, è vero, un libro a sé. La scelta di questo testo è di darci qualche briciola che non placa certo la fame della nostra curiosità in merito, anzi, aumenta a dismisura la salivazione. Ma altro non ci è offerto se non qualche spunto e delle belle immagini. Ricorda a tratti quelle tesine redatte in ambito accademico per dimostrare tanto senza dire molto. Non a caso l’autore è professore di Filosofia.
Se proprio non riuscite a resistere alla curiosità, questa sarà un libro che vi farà passare un paio d’ora in una cupa sera di pioggia. Se invece non avete soldi da sperperare, sicuramente ci sono testi più completi che vi aspettano.
About Simona Bonanni
Simona da piccola aveva paura dei vampiri, oggi non ne può più fare a meno, a costo di incappare in libri e film di discutibile qualità. Artisticamente onnivora, è attratta da tutto ciò che è strano, oscuro e singolare. Divora pagine in gran quantità, scrive, fotografa, crea e dà molto credito a tutto quello che le passa per la testa. Ma l’unico che l’ascolta è il suo gigantesco gatto nero.
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