Notte da incubo per una bella ragazza, vittima di un “maniaco” e intrappolata in una lavanderia a gettoni, in questo piccolo film colombiano che strizza l’occhio ai classici del passato senza prendersi troppo sul serio
La bella Rosa cerca un posto come showgirl nel mondo dello spettacolo e si mantiene facendo le pulizie in un albergo; dopo aver finalmente superato un provino si ritrova a dover fare il bucato all’ultimo minuto di notte nella lavanderia a gettoni nel vicolo sotto casa. Lì farà la conoscenza di un bel ragazzo che, dopo l’iniziale simpatia, trasformerà quella serata in un assedio da incubo per Rosa, preoccupata nello stesso tempo per la sorella sola in casa. Dalla Colombia arriva questo piccolo film diretto da Antonio Trashorras – sceneggiatore con Guillermo Del Toro ne La Spina del Diavolo – che condisce con buon ritmo e una mano colorata e sicura una storia poco originale e dall’evoluzione abbastanza scontata. La vicenda quindi si svolge tutta nell’arco di una nottata in questo buio e decisamente poco frequentato vicolo (el callejon del titolo originale) in cui Rosa finisce per un’emergenza di economia domestica: la lavanderia a gettoni diventa il teatro dell’assurdo in cui sembra normale che gli ubriachi strafatti trovino riposo o che una giovane e bella ragazza inizi a flirtare con un ragazzo apparentemente capitato lì per un bucato. Gli elementi per un incubo claustrofobico ci sono tutti, il cellulare non funziona, non c’è nessuno a cui chiedere aiuto – e quando qualcuno arriverà sarà decisamente peggio – e la lavanderia da luogo di passaggio in cui soffermarsi a pensare sul suo futuro scintillante da soubrette si trasforma per Rosa in una prigione dalla quale non può scappare. Tutto da manuale quindi se non fosse per alcuni elementi che rendono meno prevedibile il tutto: il personaggio della sorella di Rosa, indifesa e sola in casa, non viene mai mostrato se non nel finale o le pillole che la stessa Rosa deve prendere e che l’aiuteranno in qualche modo nella sua lotta col nemico.
Sono queste piccolezze forse che cercano di salvare una storia già vista, ma il vero punto a favore del film sta nel non prendersi troppo sul serio: il balletto psichedelico pop anni ’60 dei titoli di testa è un chiaro manifesto di intenti, inoltre i personaggi sono dichiaratamente stereotipati e la messa in scena colorata, volutamente eccessiva (luci rosse e azzurre illuminano la notte da incubo come fossimo in un teatro) e che forse richiama i classici dell’horror italiano di molti anni fa ne è la conferma: si gioca col mezzo cinematografico quindi e la dimostrazione è anche nell’utilizzo dello split screen che denota una certa sicurezza e voglia di omaggiare il passato nella regia di Trashorras.
Una menzione a parte va riconosciuta a Ana de Armas la quale, oltre a far cadere ai suoi piedi tutto il pubblico maschile che vedrà mai negli anni a venire il film, è perfetta nei panni di Rosa: è molto sensuale ma nello stesso tempo ingenua e vittima di un mondo difficile, è lontana da casa in cerca di fortuna nel mondo dello spettacolo, fa un lavoro poco stimolante ed ha una vita privata poco edificante (la vediamo all’inizio discutere col suo ex) e l’assedio di quella notte sembra la degna ciliegina sulla torta di una vita che ancora ha poco da offrirle. Niente male nemmeno gli effetti speciali curati dallo studio Plan 9 FX (La herencia Valdemar, il corto “A” di The ABC’s of death) che, soprattutto negli ultimi minuti, regalano dei bei momenti e una degna conclusione al lungo incubo della notte.
httpvh://www.youtube.com/watch?v=xXlfNopx49w
About Alessandro Cruciani
Cresciuto nella provincia di Viterbo a pane e film, tra notti horror e combattimenti alla Van Damme, ha coltivato questa passione arrivando a creare gruppi di folli appassionati di cinema su facebook e a collaborare con alcune recensioni su www.bizzarrocinema.it e wwww.horror.it. Al di fuori del lavoro ama leggere, ascoltare musica e divorare serie tv.