Buon cinegame dalla sceneggiatura un po’ ciondolante.
Per anni, Heather Mason e suo padre hanno vissuto in fuga continua da forze oscure e pericolose con le quali lei non si era mai confrontata. Adesso, alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, Heather è tormentata da terrificanti incubi e scopre che suo padre, appena scomparso, non è la persona che lei pensava che fosse. La ricerca per la verità, la porterà ad inoltrarsi in un mondo demoniaco che minaccia di intrappolarla per sempre a Silent Hill.
Silent hill revelation è il secondo film tratto dalla celebre serie di videogame horror che riscrisse a metà anni 90 la paura su console. A differenza di altri prodotti analoghi, Silent hill il videogoco metteva in scena un terrore diverso da ogni altra cosa vista prima: al centro non c’era più un militare super addestrato, come nel quasi contemporaneo Resident evil, ma un uomo comune, Harry, uno scrittore, dalla mira incerta e dalle pochissime munizioni. In Silent hill contava più il saper correre senza essere presi che fare i Rambo ammazzacristiani, anche perchè in questo caso si finiva dilaniati dai tanti mostri (tra cui uno pterodattilo fastidiosamente onnipresente).
Col secondo capitolo si andava ancora meglio con l’idea di una Silent hill come girone dantesco per peccatori, e nel terzo segmento, pur se si cominciava a sentire la stanchezza del plot, si introduceva (prima e unica volta nella serie) un’eroina femminile, adolescente e ancor meno capace di usare le armi dei suoi predecessori. Poi l’oblio e capitoli sempre più sbagliati e sbilanciati quasi che alla Konami, la casa giapponese sviluppatrice del gioco, non importasse più del suo parto artistico. Il film diretto da Christopher Gans arriva nel 2006 con un budget di tutto rispetto, 50 milioni, e un risultato quasi eccezionale, riuscire a trasporre su grande schermo un videogame senza deludere nessuno nè giocatori nè spettatori. La paura di un altro Streetfighter o Tomb raider era forte, ma il regista, ex critico cinematografico, fu abile nel non cadere in tutte le trappole dei cinegame sciorinate fin dai tempi dell’orripilate Super mario bros. del 1993.
Silent hill fu però un insuccesso commerciale e perciò si dovette aspettare parecchio tempo prima che si potesse pensare ad un seguito che, nelle dichiarazioni di regista e produttore, sarebbe dovuto essere un reboot scollegato al lavoro di Gans. Cosa che non successe visto che Silent hill revelation fu un sequel vero e proprio del film precedente. A girare questa volta il talentuoso Michael J. Basset, famoso per un pugno di horror a low budget di tutto rispetto (Deathwatch e Wildness) e un fantasy dark dal grande impatto spettacolare (Salomon Kane). Peccato che Basset sia tanto bravo a girare quanto lacunoso nel scrivere le sceneggiature col risultato che questo nuovo Silent hill è un film bello da vedere, ma inconcludente nel suo andamento narrativo. Certo che a firmare lo script della precedente pellicola era il premio Oscar Roger Avary (Pulp fiction e Le regole dell’attrazione) non proprio un signor nessuno, ma sarebbe bastato orecchiare al plot dei primi tre giochi per tirare fuori qualcosa di decente. Non che il film faccia pietà anzi, le scene sono maestose, gli effetti speciali, anche con il budget ridotto di 20 milioni, impressionanti e c’è una ricostruzione certosina degli scenari del videogame che dovrebbe fare scattare l’applauso, però in generale i personaggi si comportano da cretini con colpi di scena di imbarazzante faciloneria. Ci sono alcuni momenti che però innalzano a livello di pathos questo nuovo Silent hill come l’arrivo delle sexy infermiere killer mosse dai suoni o il ragno manichino o ancora l’introduzione del maestoso testa di piramide intento, in un’orgia di sangue, a macellare poveri dementi di un manicomio con abbondanza di arti splattati a terra.
La storia si ispira, in maniera molto libera, al terzo capitolo della serie limitandosi però al personaggio di Heather come protagonista e allo scenario (questo mal sfruttato) del luna park (con tanto di orsacchiotto onnipresente). Nel finale si citano sia il primo immortale videogame che i seguiti Origins (il camionista che da un passaggio ai due ragazzi) che l’ultimo parto Downpour (il furgoncino del penitenziario) in un film che tutto sommato riesce a non essere simile a nessun altro capitolo visto in precedenza. Gli attori sono perfetti nella parte a cominciare da Sean Bean nei panni del padre fino all’irriconoscibile Carrie- Anne Moss nelle vesti di cattivissima. Se stupisce rivedere la bellissima Debora Kara Hunger alle soglie dei 50 in forma smagliante nei flashback, il premio di cammeo inutile va senza dubbio a Michael McDowell in un’apparizione gigionesca di due minuti. Sembra che neanche questo Silent hill abbia fatto faville al botteghino e perciò forse, sebbene il finale sia aperto ad un nuovo capitolo tutto dedicato ad Harry/Sean Bean, questa sarà l’ultima volta vedremo (almeno al cinema) una pellicola tratta da questi videogame horror. Un peccato perchè, malgrado, i numerosi scivoloni Silent hill revelations resta un discreto horror dalla regia ottima e dalle atmosfere uniche, un modo intelligente per fare cinema prendendo spunto dai videogiochi.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.