Basata su una storia vera, una ghost story che sfrutta troppo facilmente gli stereotipi ma regala una bella ambientazione 70’s.
Yorkshire, 1974. La famiglia Maynard riesce finalmente a trasferirsi nella nuova casa in periferia, un traguardo per Len, Jenny e la giovane Sally. L’idillio viene bruscamente interrotto quando Sally inizia a notare strani fenomeni, fenomeni che inizialmente verranno attribuiti dai genitori anche in malo modo alla ragazza e che poi saranno riconosciuti come segnali di una presenza che abitava la loro casa.
Il fatto è che la famiglia seppur spaventata non intende lasciare la casa e i sacrifici fatti per averla e si cercherà ogni mezzo per scacciare il “fantasma” che sembra avere un certo interesse vero la piccola Sally. Siamo di fronte alla più classica delle ghost stories, per di più ispirata a fatti realmente accaduti (il caso del monaco nero di Pontefract, il più famoso caso di poltergeist delle cronache inglesi nella fine degli anni ’60 e i primi ’70) che mette in scena i consueti stereotipi del genere in una cornice abbastanza interessante. L’intento alla base del film non è proprio quello di fare paura, il pubblico di appassionati è ormai abituato ai rumori sinistri, agli oggetti spostati, alle luci che saltano e agli esorcismi improvvisati, ma è quello quindi di raccontare una storia che ha terrorizzato la zona svariati anni fa e che non era conosciuta nel resto del mondo.
Un dato che può risultare originale nel tutto è la manifestazione dello spirito, caso strano in fatto di poltergeist, mentre per il resto sa completamente di già visto. Se un merito c’è va ricercato invece nell’accurata ricostruzione di un’epoca, perlomeno dal punto di vista meramente estetico, si è infatti colpiti dalle assurde fantasie delle carte da parati, dalla tappezzeria o dalle seducenti capigliature tipiche dei favolosi anni ’70 che hanno un retrogusto pittoresco e aggiungono una certa veridicità al racconto (Va detto che siamo lontani dal tocco più elegante e volutamente vintage di Ti West e il suo House of the devil). Laddove invece la sceneggiatura sembra zoppicare tra una manifestazione e l’altra dei fenomeni paranormali, le interpretazioni e le caratterizzazioni dei personaggi sono davvero buone: la piccola e viziata Sally, la sua stramboide amica e vicina di casa Lucy, l’emancipata Jenny e il padre di famiglia Len, rappresentante tipo di una classe media che annacqua le preoccupazioni relative alla crisi petrolifera nelle lunghe serate al pub; non mancano il cognato codardo, il reverendo dalla doppia vita e un professore belloccio che cercherà di dare una mano. Tutti questi elementi insieme tentano di salvare un prodotto che svolge il compito abbastanza bene ma che non esce dal sentiero tracciato dai capostipiti del genere facendo sì che del film ricorderemo sicuramente l’ambientazione, il dialetto strascicato dei protagonisti e l’atmosfera superficialmente delineata di un paese in crisi.
About Alessandro Cruciani
Cresciuto nella provincia di Viterbo a pane e film, tra notti horror e combattimenti alla Van Damme, ha coltivato questa passione arrivando a creare gruppi di folli appassionati di cinema su facebook e a collaborare con alcune recensioni su www.bizzarrocinema.it e wwww.horror.it. Al di fuori del lavoro ama leggere, ascoltare musica e divorare serie tv.