Sale l’attesa per Texas Chainsaw 3D, lungometraggio d’omaggio al capolavoro di Tobe Hooper del 1974. Come già ampiamente riportato, il film diretto da John Luessenhop sarà molto più fedele al capostipite rispetto al (comunque ottimo) remake del 2003 di Marcus Nispel e riprenderà un impostazione narrativa più classica rispetto alle derive paradosso/grottesche del prequel del 2006 di Jonathan Liebesman.
La sceneggiatura scritta da Adam Marcus, Debra Sullivan e Kirsten Elms è nata col preciso scopo di condurre lo spettatore alle inquietanti atmosfere di Newt, Texas, luogo reso mito dalla saga creata da Hooper, dove realmente sparirono nel nulla decine di persone nel giro di pochi anni. Intanto godiamoci le parole di alcuni protagonisti del cast, fortemente entusiasti del risultato del loro lavoro.
Alexandra Daddario interpreta l’eroina Heather, ereditando la parte che fu della mitica Marilyn Burns, aka Sally, prima final girl della storia della settima arte e di Jessica Biel, bellissima e piuttosto sul pezzo nel remake di Nispel. La Daddario sembra comunque piuttosto sicura del proprio talento e del progetto nel suo complesso: “Abbiamo deciso di ricreare atmosfere simili a quelle cercate da Hooper quasi quarant’anni fa, sebbene il tutto sia ambientato in un’epoca diversa” e ancora: “Heather è una giovane donna alla ricerca delle proprie radici. Eredita una lussuosa villa vittoriana da una nonna che non sapeva di avere ma tale dono le costerà moltissimo, una terribile punizione per lei, il suo ragazzo e i suoi amici, un infinito orrore nascosto nelle cantine di quella casa.” Alla domanda su come ci si sentisse a recitare alcune sequenze realmente raccapriccianti la giovane attrice risponde: “alcune sequenze sono state girate in seconda battuta così che io potessi ricaricare le energie ed entrare emotivamente a contatto con le mie parti più folli e isteriche; non è stato facile mantenere quell’intensità così a lungo.” Inoltre: “è come se a un certo punto della storia in Heather scattasse un click e la brava ragazza lasciasse il posto, dopo un lungo momento di disorientamento, a una pazza vendicativa in cerca di giustizia”. Alla domanda rispetto all’influenza del personaggio di Heather sulla sua personalità fuori dal set la Daddario risponde: “Heather è una ragazza che a un certo punto attraversa un ponte dal quale non si torna più indietro, raggiunge il punto di rottura e si trova a contatto con la sua parte più oscura, stando a contatto col male e sentendosi quasi a casa, senza alcuna paura, in tal senso è un grande personaggio in cui in parte mi riconosco.”
Tania Raymonde interpreta Nikki e ci dice: “lavorare con un professionista come John Luessenhop è un’esperienza notevole, un vero gentiluomo del sud che ha voluto reinterpretare un franchise di successo rischiando e riuscendo nel’impresa” e aggiunge “da quando ci hanno comunicato l’idea di fondo di un omaggio all’originale di Tob Hooper ci siamo immersi completamente in un’atmosfera particolare, cambiando mentalità e dando il massimo per rendere onore all’intera saga.”
Vi starete chiedendo… e Leatherface? Chi interpreterà uno dei più famosi killer del nostro beneamato genere di riferimento? Il mostro deforme dalla maschera in pelle umana verrà interpretato da Dan Yeager, omone imponente di quasi due metri di stazza che ci confessa: “è stato scoraggiante imbattermi nel retaggio culturale imposto dalla figura di Leatherface, non mi sono reso conto del guaio in cui mi ero cacciato fino al momento di indossare i panni e soprattutto la maschera di un personaggio divenuto leggenda” e ancora: “quando ho letto la sceneggiatura mi è semplicemente piaciuta e ho accettato la sfida, ho avuto un certo imbarazzo a confrontarmi con la parte che fu dell’immenso Gunnar Hansen ma non ho realmente mai pensato di fallire.” Yeager entra poi nel dettaglio rispetto alla caratterizzazione del suo personaggio: “Leatherface è un po’ come Frankestein, sensibile e brutale, egli non odia veramente ma distingue solo due categorie di esseri umani, i familiari e il cibo. Leatherface ha fondamentalmente paura di tutto, della sua aggressività e degli altri intorno a lui ma non è un cattivo di natura, pensiamo ad esempio alla tenera scena dell’originale in cui bacia dolcemente la testa del nonno.”
Infine viene il turno del regista, quel John Luessenhop che ricordiamo per i tutto sommato discreti Takers (2010) e Lockdown (2000). Alla domanda del perché di un remake diretto all’originale, ignorando le evoluzioni satiriche del sequel del 2006, Luessenhop risponde: “amo il capostipite di Tobe Hooper e dopo aver lavorato con lui non potevo che omaggiare il coraggio suo e del suo staff per aver creato con due soldi un simile capolavoro. Quando ero ragazzo film come Omen, L’Esorcista o Shining mi segnarono profondamente e in qualche modo volevo creare qualcosa di emotivamente sincero evitando volutamente riferimenti al sequel”. Luessenhop ci spiega poi i cambiamenti nel personaggio di Leatherface rispetto ai precedenti film del 2003 e 2006: “ho voluto continuare nel processo di umanizzazione della creatura Leatherface, egli non è un Terminator, una macchina per uccidere, va nel panico dopo aver ucciso i ragazzi e li tasta dolcemente gridando aiuto, inoltre abbiamo appositamente tenuto il bodycounting molto basso perché le uccisioni di Leatherface, sebbene spettacolari, dovevano avere un senso, tradotto, egli uccide con un senso e non per il gusto di farlo”. A tal proposito aggiunge: “le morti dovevano essere nelle intenzioni spettacolari come nell’originale, tali da catturare l’attenzione dello spettatore, scioccanti e una diversa dall’altra” e infine: “non so se la mia pellicola darà vita a una timeline o a una nuova saga ma, quel che è certo, è che abbiamo centrato la buca al primo colpo e forse qualcuno affiderà a me o a un altro il progetto di un nuovo sequel improntato nella direzione dell’omaggio a Hooper. L’uso del 3D è sicuramente futuristico e innovativo ma abbiamo cercato di dosarlo solo per le scene più estreme in modo da non affaticare lo spettatore inutilmente””
Texas Chainsaw 3D è uscito in America il 4 Gennaio destando già interesse e un buon consenso da parte di pubblico e critica nei primi giorni di programmazione.
About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.