IO TI TROVERO’ – Shane Stevens

Thomas Bishop a soli dieci anni ha ucciso sua madre in modo efferato e brutale, dopo aver subito da lei solo abusi e violenze.

Internato in una clinica psichiatrica, evade con furbizia, e comincia il suo personale pellegrinaggio per gli Stati uniti, sempre sotto false identità che si procura con diabolico ingegno. Ogni sua tappa è costellata di omicidi, rituali, brutali, catartici. Come un fantasma colpisce e scompare. Thomas si crede il figlio di uno stupratore seriale realmente esistito, Caryl Chessman, giustiziato sulla sedia elettrica quando lui era giovane, e ne prosegue le gesta, amplificandole con il sangue, la necrofilia, il rifiuto palese per la pietà e il rispetto della vita umana.

Potrebbe sembrare il solito romanzo sull’imprendibile serial killer, di quelli che affollano gli scaffali delle librerie e che finiscono presto nel dimenticatoio dopo una stagione. E invece “Io ti troverò” si rivela una piacevole sorpresa anche per i palati più fini.

Il linguaggio  inaspettatamente secco, essenziale, e lo stile giornalistico, con un punto di vista che si sposta di personaggio in personaggio, pur mantenendo una certa posizione super partes,  fanno di “Io ti troverò” un’indagine sul lato oscuro del sogno americano, più che un mero racconto di orrore e sangue. E’ un romanzo che dipinge un affresco storico, sociale, politico dell’America tra gli anni ’50 e ’70, tra rinascita economica e crisi morale, tra dibattito sulla pena di morte e corruzione politica, tra ricerca della verità e disinganno, e che tralascia sovente l’appeal per il grand guignol per rivolgersi semmai alla psicologia umana, sia dell’assassino, che delle sue prede, che dei suoi cacciatori. Ne deriva che l’epocale caccia all’uomo che si scatena dietro a Thomas Bishop è solo la punta di un iceberg nell’analisi di un terrore più sottile e più vasto che paralizza un’intera nazione.

In questa dinamica,  Shane Stevens indugia quanto basta sui dettagli scabrosi, tratteggiandoli pur tuttavia con efficace freddezza, sia  anatomica che spirituale. Con l’avanzare degli eventi alterna in modo sempre più vorticoso i vari sotto-episodi del romanzo, passando da un personaggio all’altro nell’arco di poche pagine, con l’effetto di spiazzare il lettore e aumentare la tensione. Ne scaturisce un romanzo corposo, denso di significati, nient’affatto “facile” per quanto scorrevole: una sfida per l’intelletto del lettore che deve districarsi in un melting pot di vite, sulle quali l’ombra di Bishop si allunga con maligna elasticità e delirio d’onnipotenza.

Uscito in America alla fine degli negli anni ’70 ma per varie vicissitudini pubblicato in Italia solo nel 2010, “Io ti troverò” è un noir intriso di sangue e pessimismo, che ha segnato, ispirato ed entusiasmato autori del calibro di Stephen King, James Ellroy e John Connolly, e che alla figura classica del serial killer, sapiente mix tra Jack Lo Squartatore e il figlio di Sam, unisce anche il fascino del mistero che ammanta tutt’ora l’identità del suo autore: Shane Stevens è infatti il nome d’arte di un promettente miracolo della letteratura contemporanea, il quale però dopo due romanzi, scritti a distanza di 15 anni l’uno dall’altro, è definitivamente sparito nel nulla.

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