Horror low budget di buona fattura.
Kyle è uno studente del college che svuota cantine per rimediare un po’ di soldi. Nel sotterraneo della casa di una vecchia signora, un po’ inquietante, trova una bara. Pensando di rivenderla, Kyle se la porta a casa e scopre che in un doppio fondo c’è nascosto un meccanismo ad orologeria e la chiave di una scatola musicale. Con i suoi amici fa delle ricerche e scopre che è stata costruita nel XV secolo dal malefico Wolfgang von Tristen, conosciuto come “L’artigiano del Diavolo”. Questi costruiva meccanismi di tortura ed era irresistibilmente attratto dalla morte e dall’oltretomba; la bara, che chiamò “La Macchina Fantasma”, gli permise di uscire dal suo corpo mortale provando così l’esperienza della morte. Kyle e i suoi amici, uno alla volta, si sdraiano nella bara per provare quella sensazione del passaggio dalla vita alla morte. Inizialmente le loro avventure nel mondo dell’aldilà sono divertenti e innocue, ma alla fine la Macchina Fantasma tira fuori gli impulsi e i desideri più pericolosi di ognuno di loro.
Ghostmaker è un piacevole horror uscito nel nostro Paese grazie a Distribuzione indipendente (gli stessi si interessarono di vulgare l’interessante Bloodlines di Edo Tagliavini) in poche, ma agguerrite sale. Si tratta di un film a tutti gli effetti battente bandiera americana (girato oltretutto in California), ma dall’anima chiaramente italiana. Non forse nella storia dal forte respiro internazionale, ma nell’approccio da bottega degli orrori che sublima il budget piccolo. Eccoci davanti all’inaspettato quasi demodè, l’artigianato che si inventa effetti speciali mirabolanti con poco e riesce nell’intento, baviano, di essere grande spettacolo con quasi niente. Siamo davanti, signori e signore, ad un tipo di cinema estinto, tra il miserabile e il magnifico, il terreno da caccia dei Fulci e dei Massaccessi, il nostro impero da pulciari della settima arte che ancora ci invidiano in tutto il mondo.
Merito del regista Mauro Borrelli, italianissimo, ma da anni impegnato come illustratore per grandi produzioni americane, sia in capolavori come il Dracula di Coppola che in blockbuster scacciapensieri del livello di un Capitan America o un Pirati dei caraibi. Di tanto in tanto Borrelli sente il bisogno di sperimentare in piccolo, di avere la stessa libertà di fantasia in pellicole completamente sue e si butta in piccoli film horror dove può scatenare il proprio estro inventando dal nulla. Quello che sorprende di Ghostmaker è la confezione elegante, troppo per un film costato appena un milione, un kolossal horror in Italia certo, ma un film poverissimo per gli States. In un’ora e mezza si affronta tanto cinema horror passato, da Ghost ad Hellraiser fino al più recente Final destination, si sente l’influenza del Cronos di Guillermo Del Toro, ma niente di questo alla fine risulta poco originale tanto è abile Borrelli a mettere in scena la vicenda con un certo guizzo visivo. Ghostmaker è un horror teen è vero, ma come se ne facevano negli anni 80, non idiota o bambinesco, ma adatto a un pubblico adulto, una pellicola vicino come animo a Linea mortale di Joel Schumacher con la stessa identica morale, mai sfidare la morte. Viene affrontato il tema della droga e dello spaccio in maniera non proprio all’acqua di rose, si arriva a uno stupro ectoplasmatico quasi fossimo tornati ai tempi di Entity o dello stupendo L’uomo senza ombra, si assiste all’arrivo di una morte meccanica dal grande impatto visivo e alla fine se ne esce dalla visione più che soddisfatti.
Certo il finale è abbastanza sbrigativo e ricorda il recente Chronicles, il found foutage dell’inizio è pretestuoso,ma la risoluzione del tutto, con il ribaltamento del tema abusato della morte, è da scorticarsi le dita dagli applausi. Gli attori sono efficaci con punte di eccellenza nella recitazione del nostro Domiziano Arcangeli, nome underground di artista italiano emigrato in America, qui efficace spacciatore dedito ai più turpi vizi. Questo per Borrelli è solo il secondo horror (il primo, Haunted forest, da noi è inedito), ma siamo fiduciosi in una carriera di grande pellicole di genere. Ghostmaker è in fondo quell’horror che vedendo le prime sequenze pensi che schifo sarà e poi sa conquistarti man mano che la vicenda prosegue. Non cosa di tutti i giorni e materiale di certo pregiato.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.