La discesa nell’incubo di un tecnico del suono alle prese con la post-produzione di un horror italiano tra cocomeri spappolati, visioni e suggestioni sonore
Pieni anni ’70. Il timido Gilderoy, tecnico del suono inglese, arriva a Roma per prestare la sua opera ad un film thriller-horror “Il vortice equestre” diretto dal fantomatico regista Santini. Nel lavoro di post produzione, tra riproduzioni sonore di squartamenti e doppiatrici sensuali, Gilderoy comincerà ad avere dei problemi perdendo a poco a poco il contatto con la realtà.
L’opera seconda di Peter Strickland non è solo un omaggio al nostro cinema di genere di quegli anni (i titoli di testa del film di Santini ne sono l’evidente prova) ma è un vero e proprio tour all’interno della mente, un tour che inizia quando le certezze si perdono e i sogni sembrano tanto veri quanto lo è la realtà che ci circonda: il tutto viene realizzato avendo come punto di partenza il mondo del sonoro nel cinema. Va subito detto che è un film costruito su sensazioni tralasciando l’azione; interamente ambientato in luoghi chiusi e bui – sala di registrazione, lunghi corridoio asettici e anonime camere da letto – si punta tutto sull’effetto dei suoni e della loro riproduzione all’interno di un film.
Lo spettatore così come il povero Gilderoy deve lasciarsi trasportare dai rumori, dalle voci che si ripetono all’infinito, dalle grida delle vittime (che non sono mai vere grida di donne squartate secondo l’arrogante produttore), dal suono di un cocomero spappolato che riproduce lo sbudellamento all’interno del film. L’atmosfera straniante colpisce fin dall’inizio, Gilderoy viene trattato con sufficienza da tutti e la cattiveria delle persone va di pari passo con quella dei suoni che è costretto a mixare per la produzione del film e non può fare a meno di subirne le conseguenze perché per lui il suono è rappresentazione stessa della realtà: non a caso mentre legge le lettere che arrivano dalla madre si ascolterà i nastri con incisi i ricordi sonori della sua casa. Come detto, i personaggi che ruotano intorno al protagonista sono tutti o quasi negativi, a volte forse troppo stereotipati (il regista che vuole farsi le doppiatrici e le sceglie in base a requisiti non proprio professionali) e l’atteggiamento del “volemose bene” molto italiano secondo quanto viene mostrato è una delle cause della difficoltà nel comunicare tra Gilderoy e la produzione, oltre alla differenza linguistica. E’ quest’ultima una delle scelte più intelligenti della pellicola: i personaggi parlano nelle loro lingue, fattore utile a stabilire sin da subito la differenza tra il tecnico inglese e la produzione italiana, il doppiaggio avrebbe sicuramente contrastato con la scelta di dare importanza ai veri suoni dei film.
Altra scelta curiosa è quella di non mostrare alcuna scena del film di cui si occupano allo studio (se non i titoli di testa allucinanti) facendo sì che solo tramite i rumori, le voci e gli effetti ripetuti quasi allo sfinimento si riesca a percepire la torbida e perversa atmosfera che domina l’opera del regista Santini: se non bastasse ciò, attraverso gli occhi di Gilderoy – un bravissimo Toby Jones costretto a mixare rumori che riproducono morte e violenza – abbiamo percezione di ciò di cui il film si occupa. Berberian Sound Studio è forse una delle pellicole più coraggiose del 2012, se non altro per aver osato occuparsi della discesa nell’incubo della mente attraverso mezzi poco comuni (ricorda vagamente l’apocalisse verbale di Pontypool), ma un pubblico che crede di trovarsi di fronte un semplice omaggio al thriller italiano degli anni ’70 rimarrà deluso dalla mancanza di scene violente e di ritmo sostenuto. Ciò che non manca invece è una forte atmosfera inquietante lontanamente lynchiana in cui le dinamiche della storia sono lasciate senza spiegazioni in mano ad un finale aperto al quale si giunge frastornati tra suggestioni oniriche ed incubi ad occhi aperti.
About Alessandro Cruciani
Cresciuto nella provincia di Viterbo a pane e film, tra notti horror e combattimenti alla Van Damme, ha coltivato questa passione arrivando a creare gruppi di folli appassionati di cinema su facebook e a collaborare con alcune recensioni su www.bizzarrocinema.it e wwww.horror.it. Al di fuori del lavoro ama leggere, ascoltare musica e divorare serie tv.