La classe operaia non va affatto in paradiso.
Secondo Herbert George Wells nell’anno 802701 i discendenti dei lavoratori del secolo scorso vivranno nel sottosuolo e saranno brutti, rozzi e schifosi. Si chiameranno Morlock e sopravviveranno cibandosi degli Eloi, creature innocue allevate per essere carne da macello.
Wells, il progressista, non doveva farsi molte illusioni sul futuro dell’umanità. Nel suo capolavoro La macchina del tempo il protagonista scopre a proprie spese che il passare degli anni non sottinende necessariamente lo sviluppo dell’umanità, ma, al contrario, ne suggerisce la deformità slabbrando e confondendo i confini dell’umano. La razza dei Morlock, la traduzione italiana riporta una buffa variante in Morlocchi, rappresenta la curva discendente del sistema sociale dell’età vittoriana che si perde in un delirio di deformità e antropofagia. La ripugnanza del viaggiatore del tempo non è solo estetica, ma, probabilmente, nasconde un senso di scoramento per quello che sarebbe toccato ai suoi discendenti. Mostri deformi come i Morlock oppure gentili bestioline da macello come gli Eloi.
La descrizione di Wells lascia poco al caso. «Difficilmente potete immaginare il loro aspetto inumano e nauseabondo; avevano il volto pallido senza mento, gli occhi grigio-rossastri senza ciglia, e mi fissavano spaventati e accecati. Non mi fermai a osservarli, ve lo giuro». Lo sguardo di questa povera umanità futura, costretta a vivere nei bassifondi perché inadatta alla luce solare, è il triste epilogo di un’umanità che si è fatta creatura ferale destinata a sfuggire alla stessa luce dell’esistenza. «Mi liberai dalla stretta dei Morlocchi, mi arrampicai in fretta sulle pareti del pozzo, mentre essi, dal fondo, mi fissavano strizzando gli occhi; soltanto un piccolo miserabile mi seguì per un po’, impadronendosi quasi della mia scarpa come di un trofeo».
Il cinema, che difficilmente ha resistito al fascino delle opere di Herbert George Wells, ha realizzato diversi adattamenti più o meno ispirati al romanzo, tra cui spicca certamente il notissimo L’uomo che visse nel futuro (1960) di George Pal. Ma il futuro gioca un ruolo decisivo in questa partita. Quarantadue anni dopo il remake The time machine (2002) sarà diretto da Simon Wells, pronipote di H. G. Wells.
About Rosario R. Battiato
Una vita nel color catrame di una città di pietra lavica costringe a considerare gli aspetti più vergognosi e perversi della propria persona. Un lato oscuro che non servirà a divenire un personaggio da romanzo, e che non aiuterà nemmeno a scrivere un romanzo dove piazzarsi autonomamente. Raggiunta la rassegnazione, scrive di mostri e altre malattie, cioè del proprio sogno interrotto. Si è salvato fondando Asterischi.it, un blog ludico letterario, che è stato in seguito contagiato e oggi contiene La metà oscura, una rubrica di letteratura di genere.
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