C’è stato un tempo in cui i vampiri facevano ribollire il sangue nelle vene dei mortali.
Le ragazze nel fiore dell’età cadevano vittime del fascino esotico e stravagante del misterioso straniero che veniva da terre lontane, mentre gli uomini rimanevano inermi di fronte al potere ipnotico delle mostruose creature della notte.
C’è stato un tempo in cui i vampiri facevano ribollire il sangue nelle vene dei mortali. Le ragazze nel fiore dell’età cadevano vittime del fascino esotico e stravagante del misterioso straniero che veniva da terre lontane, mentre gli uomini rimanevano inermi di fronte al potere ipnotico delle mostruose creature della notte. Dopo numerose rivisitazioni orrorifiche e, ahimè, altrettante derivazioni drammatiche, anche il cinema d’animazione si avvicina al mito di Dracula e dei grandi mostri di genere, affidando la regia di Hotel Transylvania all’esordiente Genndy Tartakovsky, famoso soprattutto per la creazione di prodotti televisivi come Star Wars: Clone Wars e Samuray Jack.
1895. Dracula, la giovane moglie e la piccola Mavis, vengono attaccati da un gruppo di umani che, avendo scoperto la loro vera natura, danno fuoco al castello. La Regina perde la vita e così, il conte, giura solennemente di proteggere la figlia da tutti i pericoli del mondo. Costruisce un lussuoso Hotel segreto, in cui tutti i mostri possono trascorrere indisturbati le proprie vacanze, protetti da una foresta infestata da fantasmi e da una valle di non morti. Nel giorno del 118 compleanno di Mavis, quando Dracula organizza la festa migliore di tutti i secoli, l’umano Johnny irrompe accidentalmente nel castello, si camuffa da bizzarro discendente dei Frankenstein e conquista il cuore dell’adolescente…
Giochi di luci e di ombre che deformano l’aspetto reale – o presunto – di ogni personaggio, una musica funerea e spettrale che lascia lentamente il posto alla disco music, una generazione vecchia e antiquata che viene spodestata da una più prolifica e dinamica prole di mostriciattoli. Hotel Transylvania è una pellicola binaria, intimamente classica ma profondamente moderna, che unisce il prototipo del disegno bidimensionale ad un’avanzata CGI. Tartakovsky fonde scenografie e personaggi, esaspera le caratteristiche fisiche dei protagonisti in modo ironico e cartoonesco, marca profondamente le loro ombre deformate e, infine, gioca sulle radici storiche e letterarie di ogni creatura esaltandone i contorni con un vivace 3D. Il conte Dracula ricorda il primo Nosferatu, cita Bela Lugosi e fa il verso a Christopher Lee mentre i suoi compagni d’armi, divincolandosi tra la goffaggine di Boris Karloff e l’introversione di Lon Chaney Jr., non fanno altro che giocare sugli usi e costumi dei loro grandi avi. Hotel Transylvania, dunque, altro non è che una commedia gotica e burlesca che, alternando il patinato all’eccentrico, la musica classica al rap sfrenato, la classicità alla moda del momento, invita a riflettere sul vero significato della diversità.
About Martina Calcabrini
Ha ereditato l'amore per il cinema horror quando era ancora in fasce. La passione per le creature mostruose, per l'ignoto e per l'oscuro le scorre nelle vene e le permette di affrontare qualsiasi Mostro della notte...
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