A breve distanza dall’uscita italiana di Diario di un sopravvissuto agli zombie abbiamo incontrato lo scrittore J.L. Bourne per scoprire come è nata l’idea di un memoriale sull’Armageddon undead.
L’autore di Day by Day Armageddon ci ha spiegato come ha capito di avere una buona storia zombie da raccontare e ha descritto il processo creativo, tanto solitario quanto liberatorio, che l’ha portato dal web al successo editoriale internazionale. Tra predatori primordiali e lotta all’establishment, ecco tutto ciò che c’è da sapere per raccontare in prima persona l’apocalisse dei morti viventi.
Dopo anni di oblio i morti viventi sono ovunque, dalla moda ai cartoon per under 6. Quando ha iniziato a lavorare a Day by Day Armageddon avrebbe mai immaginato che gli zombie sarebbero tornati davvero a vivere nell’immaginario ?
Non avrei mai immaginato che i non morti avrebbero goduto di un così grande successo. In America, per dire, i fabbricanti di munizioni stanno lanciando sul mercato cartucce zombie. Il marketing è ovunque, è virale…
Lei è un soldato. Come nasce in chi, per lavoro, ha frequentato i fronti militari più duri di questi anni l’idea che la fine del mondo verrà per mano degli zombie?
L’idea è nata quando mi sono reso conto che avevo una storia da raccontare. Ho sentito che potevo scrivere una storia di un’apocalisse zombie convincente raccontandola in prima persona. E sento di esserci riuscito. E’ reale o almeno lo era nel momento in cui la scrivevo.
I militari non fanno mai una bella figura nelle zombie stories, secondo lei perché?
Penso che sia utile andare contro l’establishment in un’apocalisse zombie. Certo l’esercito ha i fucili, ma in America li hanno anche le persone. Un fattore funzionale a una buona fiction se viene sfruttato adeguatamente e l’esercito non è demonizzato.
«L’apocalisse – lei ha detto – non ha redattori». Eppure l’editoria e il web pullulano di “survivalisti”. Se è vero che a uno zombie out break sopravvivrebbe solo l’1% della popolazione dobbiamo aspettarci un mondo di aspiranti scrittori armati fino ai denti?
Avremmo un tasso di sopravvivenza inferiore al 5% in caso di uno scenario di apocalisse zombie o di collasso economico a lungo termine. Solo quelli con le tre “G”, Guns, Gold and Getaway Plan (pistole, oro e piani di evacuazione – ndr) e provviste di acqua e cibo se la caverebbero.
La sua opera è nata sul web, che ruolo ha avuto il feedback dei lettori-internuati nella sua genesi?
Non c’è stato feedback all’inizio. Non avevo idea di chi stesse leggendo il mio lavoro. Scrivevo un capitolo al giorno e non mi soffermavo mai a controllare che cosa ne dicesse la gente. E’ stato liberatorio.
Nel suo libro gli zombie subiscono mutazioni, evolvono, migliorano col tempo le loro capacità intellettive e motorie. Nella diatriba tra zombie lenti vs zombie veloci, dunque, lei da che parte sta?
A meno che non si ricorra ad avanzate, futuristiche, armi biologiche, capaci di accelerare la mobilità, io penso che sia più realistico vedere gli zombie muoversi lentamente, alla stregua di predatori primitivi. L’unica cosa che sanno fare è mangiare. Le funzioni primordiali, da rettili, sono ancora attive, rendendoli macchine per uccidere o virus ambulanti. Tutto ciò che vogliono è diffondere il contagio.
In tutte le storie zombie, anche nella sua, i legami sentimentali e di sangue sono le prime vittime. Eppure i sopravvissuti tendono a ricreare una specie di nucleo familiare. Per sopravvivere è meglio essere da soli o no?
Una vera sopravvivenza a lungo termine sarebbe possibile soltanto con individui disposti a dare vita a una forte rete di supporto. Sia di amici, sia di amici-nemici.
Cinque romanzi zombie che le sono piaciuti e perché.
Non credo di aver letto cinque romanzi zombie. Mi è piaciuto molto The Dead di Mark Rogers, è stato probabilmente il mio favorito.
I migliori e i peggiori film zombie di sempre.
Il migliore: Il Dawn of the Dead originale; il peggiore: Gangs of the Dead (un surviavl film del 2006 diretto da Duanne Stinnet – ndr).
Grazie!
Di niente! Tieni le porte sprangate,
J.L. Bourne.
About SelenePascarella
Selene Pascarella è nata a Taranto nel 1977. Si è laureata alla Sapienza di Roma 23 anni dopo, con un tesi dedicata a Mario Bava, Lucio Fulci e i maestri dello spaghetti horror dal titolo "Estetiche di morte nel cinema dell'orrore e del fantastico".
Giornalista per professione e per vocazione si occupa di cinema, tv, narrativa di genere e cronaca nera. Nel 2011 ha pubblicato, assieme a Danilo Arona e Giuliano Santoro, il saggio "L'alba degli zombie. Voci dall'apocalisse: il cinema di George Romero" (Gragoyle). Tra il 2012 e il 2013, Maya permettendo, ha curato il format 2.0 DiarioZ_Italia per Multiplayer.it.
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