Un seguito modesto e poco terrorizzante.
Alex è uno studente che, per il corso di cinema del suo college, deve realizzare un film e, a tempo perso, recensisce film su Youtube. Il ragazzo è deciso a realizzare un documentario sul film Esp fenomeni paranormali, anche perchè c’è il dubbio che i fatti raccontati nella pellicola siano veri. Da quel momento, comincerà una caccia alla verità che porterà Alex e i suoi amici dentro al celebre manicomio del primo film.
L’opera prima dei Vicious brothers (al secolo Colin Minihan e Stuart Ortiz) era stata per certi versi sorprendente nel panorama atono dei mockumentary. D’altronde non era materiale proprio di tutti i giorni un horror finto documentarista dalla grandissima atmosfera che per più davvero faceva paura, alla faccia dei vari Paranormal activity e i loro spaventi bu, gatto nero nell’inquadratura, oddio non succede niente. Com’era prevedibile un discreto successo genera un seguito, ma purtroppo, come spesso accade, la qualità dei capitoli successivi scema quasi sempre in maniera indecente.
Peccato perché le premesse buone c’erano tutte e il gustoso giochino metacinematografico iniziale ricordava non poco il sottostimato Blair Witch project 2. Anche qui come lì c’era l’idea di un primo film che, nella finzione, film non era, ma materiale disgraziatamente documentaristico sulla morte dei suoi protagonisti, spacciato, ai fini commerciali, per fiction. Entra quindi in scena un ragazzotto canadese, critico di Youtube, che prima da’ una stelletta su 4 a Esp fenomeni paranormali perché troppo derivativo, poi si mette in testa che tutto quello che si è visto nel mocku dei Vicious forse forse era vero. Ecco che lui, anche regista di horror dal sapore anni 80 girati tra amici (lo vediamo girare una specie di Dimensione terrore di Fred Dekker), ha la brillante idea di fare un documentario sulle vicende del primo film, intervistando il produttore, cercando di capire perché gli attori siano spariti dopo la lavorazione e, naturalmente, tornare sui luoghi di Esp, ovvero il tenebroso manicomio infestato. Inutile dire che scelta non fu più sbagliata. Grave Encounters 2 per buona metà è divertente, soprattutto la parte metacinematografica, ma diventa terribilmente banale quando abbraccia l’horror nudo e crudo.
L’esordiente John Poliquin ce la mette davvero tutta, e diciamolo pure il film a livello visivo non è da buttare, ma purtroppo a remargli contro è la sceneggiatura dei Vicious brothers, alla fine un ricalco senza troppi guizzi del primo film. Quello che faceva spavento in Esp (le apparizioni con la bocca deforme, i dottori pazzi, i lunghi corridoi, le geometrie lovecraftiane) appaiono la seconda volta troppo conosciuti per spaventare davvero, anche se l’idea della finta fuga in hotel o l’arrivo di un feroce fantasma gigante riescono a stupire. Gli attori sono abbastanza convincenti, ma è il film a non avere picchi che lo elevano dalla massa dei mockumentary, prodotto buono per una serata dvd senza pretese. Grave Encounters 2 ha l’ambizione poi di citare il finale di Evil dead 2 con il vortice temporale mangia personaggi, peccato tutto risulti davvero troppo gratuito e fuori contesto. Il sangue c’è (l’uccisione di un neonato, ma anche l’omicidio con una telecamera abbastanza feroce) e l’atmosfera malsana, ancora debitrice al videogame Silent Hill, funziona a tratti, peccato non si sia lavorato meglio sullo script, anche perché di un secondo capitolo tanto mediocre non se ne sentiva davvero il bisogno. I Vicious brothers però sembrano divertirsi un mondo (almeno loro) e si ritagliano un ironico cammeo dove interpretano loro stessi mentre il produttore commenta la loro entrata con “Sono due cretini, due prestanome, figurarsi se potevano girare un film come Esp”. Se lo dice lui…
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.