Prolifico, debordante, perverso e recidivo. Uno scrittore di best sellers ante litteram che ha vissuto nella realtà le proprie opere di fantasia.
Donatien-Alphonse-François comte de Sade nasce il 2 giugno del 1740, all’hôtel de Condé a Parigi, tra lusso e gusto picturesque. A quattro anni, a causa della carriera diplomatica del padre – che costringe i genitori a numerosi spostamenti – si trasferisce ad Avignone, a casa di una nonna, prima di essere affidato all’abbé de Sade e, a dieci anni, ai gesuiti del collegio parigino di Louis-le-Grand. Qui, per quattro anni, Sade si alza alle cinque e mezzo, prega sino alle sei, poi studia le sacre scritture per un’ora e tre quarti, fa colazione, poi prega ancora e di nuovo legge le sacre scritture per poi pregare ancora e di nuovo leggere le sacre scritture… così sino alle nove di sera, quando finalmente può crollare a letto mormorando (immaginiamo) le peggiori bestemmie.
Per quattro anni i gesuiti parigini (che verranno scacciati dalla capitale nel 1762) gli impartiscono almeno un paio delle lezioni fondamentali che tanto utili gli saranno nella carriera di scrittore: l’amore per il teatro e la tragedia – i gesuiti organizzavano recite – e l’odio quasi isterico per la religione, che echeggerà con tanta violenza nella stragrande maggioranza delle sue opere.
A quattordici anni Sade, accompagnato da un “certificato di nobiltà”, entra nella scuola di cavalleria di Versailles. Verrà definitivamente congedato solo nel 1771, col grado di “Maestre de Camp”, dopo aver partecipato – con valore – alla Guerra dei Sette Anni.
A questo stesso periodo risalgono le prime, sostanziose, tracce giudiziarie del suo impeto libertino. Conosce Laure-Victorie-Adeline de Lauris, di un anno più giovane, una nobile con un blasone vecchio di quattro secoli. Sade si fidanza con lei mentre è già in corso il fidanzamento con Renée-Pélagie de Montreuil, futura moglie e madre dei suoi tre figli. Con Mlle de Montreuil Sade convola a nozze il 15 maggio del 1763, firmando un contratto matrimoniale in rue Nueve-du-Luxembourg. Appena cinque mesi dopo, il 29 ottobre, Sade viene incarcerato per la prima volta a Vincennes per quindici giorni a causa di non ben precisate dissolutezze compiute nel bordello preferito.
L’anno successivo Sade crea e dirige, al castello di Evry, un teatro da camera per cui scriverà commedie ritagliandosi sempre una particina. Intorno al suo genio creativo si coagula rapidamente un piccolo mondo ridanciano di ballerine, attrici, puttane e lenoni, con Mll de Montreuil, preoccupata per l’uomo che forse ama, per il buon nome della famiglia e per le finanze, a fare da spettatrice impotente. E Sade finisce in carcere per la seconda volta, a causa delle proprie preferenze sessuali “particolari” che trovano sempre e comunque qualche donna, anche altolocata, ben disposta al loro soddisfacimento. Celebre, se non quasi leggendario, è poi caso di Rose Keller, una giovane (sedicente) mendicante conosciuta il giorno di Pasqua del 1768 in place des Victoires. Sade – nel frattempo diventato Marchese previa morte del padre – si fa accompagnare sino ad Arcueil, per poi sequestrarla, denudarla, insultarla, fustigarla a sangue e sodomizzarla. Rose Keller riesce a fuggire e, nonostante un’ingente somma di denaro ricevuta in cambio del silenzio, denuncia il proprio aguzzino. Sade viene incarcerato a Saumur e a Pierre-Encise e solo grazie all’interessamento della suocera e di altri parenti, il 16 novembre torna in libertà. Si stabilisce allora nel castello di La Coste, dove torna tranquillamente alla vita mondana e alle rappresentazioni teatrali e, oltre ad amare in modo attento e sincero (così pare) la consorte, trova anche il tempo di intrecciare una torbida relazione con la cognata.
Dopo un altro breve soggiorno in carcere (nell’estate del 1771, questa volta per debiti), la condotta di Sade non muta affatto. Nel giugno del 1772 è la volta dell’affaire de Marseille, vicenda dai risvolti quasi comici. Sade organizza una serie di incontri tra la prostituta diciottenne Marianne Laverne e altre ragazze, che poi frusta, sodomizza e sottopone a un “trattamento” a base di confetti alla cantaridina, ovvero un farmaco che nel settecento si credeva afrodisiaco e che oggi viene usato, al più, come cura per le verruche. Una delle ragazze, Margherite Coste, manifesta gravi disturbi intestinali, e tutte le “pazienti” del Marchese si convincono di essere state avvelenate. La Coste accusa Sade, che viene colpito dall’ennesimo ordine di cattura e rinchiuso nel forte di Miolans. Questa volta, rischiando la pena di morte per i reati di sodomia e avvelenamento, Sade evade e fugge in Italia col fedele valletto Latour (col quale intrattiene rapporti omosessuali) e con la già citata cognata. In Francia non resta che eseguire la condanna “en effige”, il 12 settembre (Sade decapitato e il valletto impiccato). Dopo un transito a Nizza, Sade torna in gran segreto al castello di La Coste, dove avviene l’affaire successivo, tra il 1775 e il 1776. Questa volta alle orge, combinate in una misteriosa stanza segreta ben accessoriata con ceppi, cavalletti e catene, partecipa anche la moglie. Non appena la voce si sparge, sollevando l’ennesimo uno scandalo, Sade riparte per l’Italia, approfittando delle sue grane con la legge per dedicarsi a un confortevole tour del nostro paese. Vedrà Torino, Parma, Firenze, Roma, Napoli e Venezia, e scriverà il suo Viaggio in Italia.
Questo è forse l’ultimo momento sereno del Marchese. Prima il padre di una delle sue “vittime” preferite (che fornirà a Sade il modello della sua Justine), tal Tellier, tenta di ucciderlo, quindi Sade viene arrestato e portato nei sotterranei di Vincennes (dove conosce Mirabeau, detestandolo). La madre della moglie riesce ad avere una lettre de cachet, ovvero un ordine diretto del Re che scavalca la giustizia ordinaria, il 13 febbraio 1777, col quale ottiene di far rimanere in carcere il genero nonostante i vari processi a suo carico si esauriscano con semplici ammende per libertinaggio. Rimarrà a Vincennes per i successivi cinque anni: avendo ben poche occasioni di mettere in pratica le proprie fantasie, comincia a fissarle su carta, non certo per condividerle col resto dell’umanità, bensì per calcolato onanismo; nascono così Le 120 giornate di Sodoma, Aline e Valcour, Justine e altre opere. Nel 1784, dopo un’evasione andata male, Sade viene mandato prima alla Bastiglia di Parigi e poi all’ospedale dei pazzi di Charenton-Saint-Maurice.
Dopo la Rivoluzione un colpo di fortuna: con un decreto approvato il 13 marzo dall’Assemblea Costituente è stato annullato il valore legale delle lettres de cachet relative ai casi di prigionia. Sade torna quindi libero, ma senza un soldo in tasca. La moglie chiede l’annullamento del matrimonio. Entra in scena l’attrice Marie-Constance Renelle, che di Sade sarà una sorta di concubina (più o meno) platonica sino alla fine dei suoi giorni. Nonostante tenti di collaborare, con alterni successi, col nuovo regime Repubblicano, e alcune sue opere vengano rappresentate a teatro, Sade si trascina per anni tra alti e bassi, sempre leggermente fuori posto nella fervente Francia post-rivoluzionaria – che ogni giorno lo convince sempre di meno. Reputato un personaggio troppo scomodo viene definitivamente arrestato il 6 marzo del 1801 insieme al suo editore (reo di avere dato alle stampe i suoi testi più osceni, soprattutto il famigerato “Justine”). Rinchiuso a Sainte-Pélagie, poi a Bicêtre e infine, grazie all’intercessione dei figli maschi, che gli vollero evitare il carcere più duro, nuovamente nel manicomio di Charenton.
A Charenton Sade muore, il 2 dicembre del 1814, dopo aver trascorso gli ultimi anni nel vano tentativo di essere riabilitato e riconquistare la libertà. Libertà che un uomo del genere, definito dal prefetto parigino Dubois una “persona incorreggibile, ostile a ogni forma di costrizione” che versa in uno stato di “costante fregola licenziosa”, non verrà mai più concessa.
About Ivo Torello
Nato a Genova nel 1974, vive a Ferrara da un paio di anni. Ha lavorato (e talvolta lavora ancora) come curatore editoriale, come grafico e nel mondo della musica.
Ha vinto il premio Lovecraft nel 2000 e nel 2003, ha sparso racconti fantahorror in Italia e all’estero e si è tolto la soddisfazione di collaborare – in qualità di illustratore – col National Geographic Channel USA.
Ha aspettato il 2012 per inaugurare il ciclo narrativo di Walkley & Milton, di cui ha pubblicato il primo romanzo, “Predatori dall’Abisso”, per le edizioni Hypnos: un sentito omaggio alla fantascienza di Lovecraft, Hodgson, Conan Doyle, con bestie aliene, vecchi libri e brughiere piovose.
Attualmente sta lavorando allo scoppiettante seguito, “La Guerra dei Leviatani”, che dovrebbe uscire nel 2013, e sta pubblicando settimanalmente, in forma gratuita, il romanzo erotic-lovecraftiano "Insania" (ivotorelloinsania.blogspot.it).