Dal mondo del Wrestling una produzione che lascia più di un dubbio.
No One Lives è il nuovo film di Ryuhei Kitamura, autore dignitoso che ricordiamo per Midnight Meat Train e Versus usciti rispettivamente nel 2008 e nel 2002. Il primo è un thriller con qualche spunto interessante, il secondo un fantasy- action decisamente più convincente. Questo cineasta del Sol levante è comunque un tipo simpatico, uno che ha l’aria dello spiantato ma che ama tentare il colpo ad effetto anche con pochi mezzi. Per questo slasher prodotto in fretta e furia si rivolge alla WWE, inventori tamarri del baraccone itinerante del Wrestling e di sporadici orrori ipercinetici dalle ondivaghe sorti, come Il Collezionista D’Occhi, sorta di sagra del bulbo oculare sott’aceto con il nerboruto kane nelle vesti dell’ultra villain e la meteora Gregory Dark in cabina di regia. Era il 2006, e se anche i wrestler avessero continuato con le loro royal rumble lasciando perdere l’horror nessuno si sarebbe strappato i capelli. Ma perseverare talvolta aiuta a rimediare agli errori passati, tant’è che i nostri guerrieri da teatro di posa ci riprovano, delegando a kitamura l’arduo compito di sorprenderci positivamente. Dall’America chi ha visto No One Lives parla senza mezzi termini di una boiata assoluta, godibile solo per l’uso massiccio del gore. Il regista nelle sue interviste annoia non poco con la prosopopea dell’elogio ai magici ottanta e a quel cinema che non esiste più.. Forse non esisterà più, ma di sicuro di questi tempi abbiamo un po’ tutti la calda sensazione dell’imbottitura di pesanti Monclair e solide Timberland, considerata la riproposizione strenua dei canoni alla venerdì 13. Non se ne può più, è una solfa dalla quale pare impossibile scostarsi. Certo, se sei Rob Zombie puoi anche mischiare ingredienti di trent’anni fa e renderli digeribili, ma tolto il barbuto rasta non vedo in giro grandi geni del revisionismo.
Lo script di No One Lives è sulla carta trito e ritrito, con dei criminali che rapiscono una coppia e poi a loro volta divengono vittime di un serial killer. Muoiono tutti. Punto. Figata eh? Kitamura rilancia sostenendo che turn-up, gore e humor basteranno e avanzeranno. Sarà.. fatto sta che a Toronto, dove è stato presentato nella sezione Midnight Madness, hanno riso poco e deriso molto, dileggiando in particolar modo i dialoghi idioti e l’uso velleitario della super 16 anziché del digitale.
Cercando di essere il più ottimisti possibile l’idea di un filmino da birra sul divano con gli amici non è poi così malvagia. Ovviamente dovremo aspettare parecchio prima di cercarlo in videoteca, visto che ci vorranno parecchi mesi prima di un’eventuale distribuzione intercontinentale. Nel cast il bellone Luke Evans e la bellina Adelaide Clemens, due giovani con ancora parecchia polenta da mangiare prima di poter venire definiti star hollywoodiane. Spiace per David Cohen, sceneggiatore talentuoso che a quanto pare qui cade proprio in basso. Ne sapremo di più dopo la distribuzione americana direct to video, in cui il ruolo del critico spetterà allo spettatore statunitense, generalmente di manica larga rispetto a noi “spietati” italiani.
About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.