Recensione film Dictado (Childish Games)

Dictado (Childish Games)

 Ci sono delusioni che paiono largamente annunciate. Eppure ci si lascia travolgere dalla speranza che i propri sentori non siano infallibili.

Avviene un po’ come quando si fa la corte a una donna chiaramente di categoria superiore. Una parte di te vuole crederci nonostante l’evidenza dei fatti ti dia poche chance. Ci provi, ti va male e rimani deluso ma non troppo, perché, in fin dei conti, era un azzardo fin in partenza. La visione di questo Dictado, thriller iberico di Antonio Chavarrias,  lascia negli occhi una vaga sensazione di incompiutezza, frammenti di cinema intriso di vanagloria e velleità, laddove l’interpretazione del genere è sinonimo di pastiche e di pasticcio, di imitazione e di confusione al cubo. Demolito da fragorosi fischi a Berlino -dove era pretenziosamente in concorso per l’Orso d’argento– Dictado è un’ opera alla ricerca disperata di una qualche convenzionale definizione di autorialità, declinata al peggio nella mescolanza fra melò, psico-thriller e ghost story. Chavarrias è (o meglio era fino a Dictado) un raffinato mestierante della macchina da presa. In passato, soprattutto con Las Vidas De Celia del 2006, aveva dimostrato eleganza e sensibilità. Peccato. La prima prova horror in carriera è un disastro senza appello. Il buon Antonio vorrebbe forse accomodarsi con Balaguerò, Amènabar e  Collet- Serra in quel salotto buono che è il kid/ghost  horror spagnolo. Peccato che fa di tutto per preferire la toilette, considerati gli effetti di incontinenza generati dalla sua pellicola.

Laura (Barbara Lennie) e Daniel (Juan Diego Botto) sono una giovane coppia alla ricerca di una gravidanza che non vuole arrivare. Entrambi insegnanti, sembrano comunque sereni e affiatati. Un giorno Daniel viene fermato a scuola da Mario (Marc Rodriguez), suo amico di infanzia e candidato fratellastro. Il padre di Daniel e la madre di Mario erano infatti in procinto di sposarsi ma una tragedia terribile aveva separato per sempre i destini dei due ragazzi e delle loro famiglie. Durante un’escursione estiva, Daniel e Mario avevano lasciato cadere  e morire in una fossa fangosa Clara, sorella di Mario e vittima predestinata di scherzi e burle da parte dei due ragazzi. Quell’evento, catalogato frettolosamente come incidente, pare ora riaffiorare come un fantasma del passato in cerca di giustizia. Mario muore suicida lasciando orfana la figlioletta Julia ma, poco prima di morire, proprio durante l’incontro con Daniel, implora l’amico di vedere la figlia. Succede così che Daniel e la compagna Laura, mossi a compassione, ottengono la custodia temporanea della bambina che lega da subito con la donna mantenendo contrariamente freddezza e tensione con l’uomo. Col passare del tempo la figura di Clara e quella di Julia sembrano sovrapporsi gettando Daniel nella paura e nel senso di colpa. Si giunge così verso l’epilogo con l’entrata in gioco della nonna di Julia e madre della defunta Clara, incapace di distinguere le due bambine e colpevole nel condizionare l’evoluzione e l’identità della nipote. Ma sembra essere troppo tardi, e Daniel vuole sbarazzarsi di Julia ritenendola la reincarnazione di Clara. Solo l’intervento disperato di Laura porrà fine alla follia del compagno in un tragico finale che culminerà nella morte di quest’ultimo.

Dictado è un film lento. Ci si annoia, si sbadiglia e non si riesce nemmeno a consolarsi nell’indagine dei presunti sottotesti indicati dal regista nelle sue numerose uscite pubbliche. Crisi della coppia? Criminalizzazione dell’innocenza infantile? Indagine dell’irrisolto umano? Tutto plausibile ma estremamente vacuo nell’esplicazione. Chavarrias è imbarazzante nell’affannarsi alla ricerca di una morale, di una chiusura del cerchio che non avviene mai, complice sciagurata una sceneggiatura risibile, una scenografia svogliata e una fotografia  bella ma senz’anima, incapace di legare immagini, storia e personaggi. I dialoghi sono degni del teatro di posa e la caratterizzazione lascia perplessi, con Botto che scoppia di pazzia sul finale con l’incidenza di un petardo a Hiroshima e la Lennie insopportabile nelle vesti della emancipata progressista dalle salde virtù morali. Si salva la prova della piccola Magìca Perez e la colonna sonora di Zacarias De La Riva, come sempre valore aggiunto di grande qualità. Ma non basta, non si può proprio salvare una pellicola così pretenziosa, imitativa ma non celebrativa,  oltremodo sciupona nel guardare a Erice, Saura e alla tradizione drammatica del cinema spagnolo post-franchista senza la giusta dedizione, sprecando così la carta dell’omaggio dichiarato.

Qualcuno a questo punto si chiederà: ma L’orrore? L’orrore non c’è eccezion fatta per la mera confezione di questo prodotto. Non ci si spaventa mai, ma proprio mai, l’inquietudine marca assenza e lo sfumare grezzo da ghost story a psico thriller lascia interdetti per la superficialità, per la totale dipartita di una qualche suspance introduttiva, con lo spettatore che si ritrova innanzi a un finale inverosimile, scevro da qualsiasi lascito emotivo. Un film nel complesso abulico, figlio di un tentativo di fare scuola senza passione per un genere,  l’horror,  che talvolta  meriterebbe maggior rispetto.

 

Dictado - VOTO: 4/5

Anno: 2012 - Nazione: Spagna - Durata: 95 min.
Regia di: Antonio Chavarrias
Scritto da: Antonio Chavarrias
Cast: Diego Botto - Barbara Lennie - Magica Perez - Marc Rodriguez -
Uscita in Italia: - Disponibile in DVD:

About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.

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