Un fanta-horror scatenato e tutt’altro che tenebroso infilato a forza nella saga di Raimi
Una dimora costruita su un antico tempio azteco votato alla custodia di un teschio magico, di cui le forze del male vogliono impossessarsi. Il nuovo inquilino, Jesse, ultimo discendente dei proprietari della casa, tenterà di tutto per impedire che accada, aiutato dal suo trisavolo, riesumato dalla tomba per l’occasione.
La casa di Helen, dal nome della prima proprietaria della dimora in cui si svolge l’improbabile vicenda, è un innocuo fanta-horror imbevuto di umorismo paradossale che i distributori italiani pensarono bene di spacciare per il sesto episodio della serie La Casa. Come tutti sanno, i due film di Raimi si intitolano entrambi Evil Dead e i seguiti apocrifi, fenomeno squisitamente italiano, furono concepiti come film indipendenti dalla saga di Ash e i terribili demoni candariani. Umberto Lenzi, Aristide Massaccesi e Claudio Fragasso, tra tanti altri, approfittarono senza remore della credulità del pubblico più sprovveduto per ricavare qualche soldo extra. La scelta di trasformare due dei quattro episodi di un’altra saga (co-prodotta da Sean S. Cunningham) intitolata originariamente (guarda un po’) proprio House, contribuirono a rendere l’intera sequela episodica di dimore infestate un insensato blob di storie fuse insieme a forza e ovviamente solo nella nostra penisola.
La casa di Helen, con la regia di Ethan Wiley, è il seguito, per quanto molto sfilacciato, del primo episodio diretto da Steve Miner (L’Assassino ti siede accanto), uscito in Italia con il titolo Chi è sepolto in quella casa? (che qualcuno si ricorderà per ripetuti e immeritati passaggi televisivi sul programma Zio Tibia e il successivo Notte Horror) di cui tra l’altro Wiley è lo sceneggiatore. E decisamente il povero Ethan se la cava meglio con la penna che con la macchina da presa, visto che La casa di Helen risulta un prodotto mediocre e rinunciabile e se ne parliamo ancora è solo per via di quella bricconata del cambio di titolo di cui si è già detto. Sono tanti, in Italia, i ragazzi che lo noleggiarono convinti di vedere un film terrificante come la locandina prometteva e si ritrovarono davanti una sequela di situazioni scanzonate e chiassose, tipiche della commedia più fracassona e svogliata, rette male da attori di estrazione televisiva, a cui sono affidati dialoghi pieni di ammiccamenti goliardici tipici dei college movies di terza categoria.
Gli effetti speciali del mago Chris Walas (La mosca, Gremlins), sono una delle poche cose degne di nota, ma più per il curriculum del loro creatore che per i risultati effettivi. Stiamo parlando di cani lombrichi, toponi famelici, aquilotti pachidermici e dispettosi che per quanto siano resi in modo abbastanza credibile (pur se ormai datato) fanno pensare a una fuga in massa di creature progettate per l’ennesimo seguito de La Storia infinita.
Nel suo insieme non possiamo dire che La casa di Helen sia un totale fallimento, anzi, nel panorama orrorifica di quegli anni è forse un po’ troppo leggero e pulitino, ma tutto sommato è un film diverso almeno nelle intenzioni, è sopra le righe, più una scommessa che altro, persa ma coraggiosa, va detto. Non era facile trovare l’armonia giusta tra elementi così eterogenei e ridicoli; giusto una mente votata alla commistione furiosa e rapsodica come il grande Joe R. Lansdale avrebbero potuto saldare insieme cowboy zombi, animali deformi, maledizioni millenarie e Indiana Jones sfigati fino a far risultare il tutto un patchwork ridicolo sì, ma coinvolgente e godibile. Il cattivo, un demone dal grilletto facile che ricorda in modo curioso la mascotte degli Iron Maiden, si vede troppo poco e non possiede abbastanza charm da vero cattivone al punto di poter infondere da solo nello spettatore l’inquietudine che nelle intenzioni di Wiley avrebbe dovuto controbilanciare la farsa avventurosa e il vagabondare metacinematografico piuttosto irritante e indesiderabile messo oltre l’ago della bilancia.
About Ceccamea
Nato a Vetralla (VT) l'8 dicembre del 1978. Scrittore, strimpellatore di chitarra, ex-fumatore incallito. Sposato, con figli. Una di tre anni. L'altra in arrivo per il nuovo anno. Maya permettendo.