Chucky “la bambola assassina” torna in un nuovo reboot dalle tinte oscure.
Dopo due inutili pellicole ad alto dosaggio di scemenza, finalmente Don Mancini e la Universal Picture hanno saggiamente deciso di riscattare uno dei personaggi più trasgressivi e archetipici della golden age horror di fine anni Ottanta: Chucky. La bambola mossa dal soffio vitale e dall’indole mortale, si presenta all’inizio della sua scalata nell’impero dei babau, come un sadico soggetto/oggetto assai pericoloso, così legato a doppia mandata al mondo dei bambini da renderlo figura inquietante come poche. Eppure, chissà perché, dopo tre film assolutamente oscuri e malevoli, il povero bambolotto macilento ha dovuto metter da parte la sua spietatezza, per farsi caricatura adatta a un pubblico di marmocchi capricciosi con lecca-lecca e improbabili codini penzolanti su crani rasati. La Bambola Assassina (1988, Tom Holland) in particolare, è un film che, ovviamente contestualizzato all’epoca, ha davvero il suo perché. Tralasciando l’enorme successo di pubblico, Holland anche da un punto di vista critico ha fatto il botto, realizzando un film di sostanza, per nulla banale, con uno script denso e con un dosaggio del gore da chimico esperto. Chucky è entrato in breve nell’immaginario collettivo degli adolescenti, ma non solo, come un villain subdolo e credibile, dotato di una caratterizzazione notevole paragonabile ai vari Freddy, Jason, Pinhead e Michael Myers.
L’epopea del giocattolo vodoo venne a rafforzarsi ulteriormente con i due qualitativamente ondivaghi La Bamobola Assassina 2: Il Ritorno Di Chucky e La Bambola Assassina 3: Chucky é Di Nuovo In Agguato, diretti rispettivamente da John Lafia nel 90′ e da Jack Bender un anno dopo. Due sequel non all’altezza del primogenito, come spesso si deve mettere in conto. Non all’altezza si, ma con il buongusto e il buon senso di mantenere cucito addosso a Chucky l’abito del mostro, con tratti specifici di sana seria cattiveria. Peccato che Don Mancini, inventore della figura del piccolo killer plastificato, abbia perso il senno temporaneamente, prima corroborando il demente film di Ronnie Yu La Bambola Assassina 4: La Sposa Di Chucky (1998), poi dirigendo egli stesso La Bambola Assassina 5: Il Figlio Di Chucky, qualcosa di oggettivamente oltraggioso anche per i fan più indulgenti.
Al momento Mancini pare abbia fatto pace con le sue sinapsi, e che sia prossima l’uscita di un sesto capitolo della saga con Chucky incazzato e recrudescente e, udite udite, con il mitico Brad Dourif a dargli la voce. Niente a che fare con la tanto ventilata ipotesi di un remake del primo episodio che, al momento, resta in cantiere grazie ai mille contenziosi fra MGM e Universal. La Bambola Assassina 6 (sarà mai questo il suo titolo italiano?) uscirà in America nel 2013 col titolo di Curse of Chucky e sarà una sorta di reboot con il bambolotto alle prese con una famiglia disfunzionale e scettica. Si ripartirà dalla fine del terzo episodio, in realtà diverso tempo dopo, e i riferimenti agli inizi della saga saranno ridotti all’osso. Nulla insomma di determinante ai fini della storia che godrà di una sua indipendenza narrativa. Mancini è intenzionato a rinverdire i fasti della sua creatura decontestualizzandola dalle vicende del killer Charles Lee Ray e del ragazzino Andy Barclay. Il vecchio Don, oltre a mettersi dietro la macchina da presa, sarà firmatario dello script e produttore, mentre Brad Dourif tornerà a doppiare Chucky e avrà un cammeo in carne e ossa. Sarebbe fantastico, ma improbabile, se nel doppiaggio italiano la voce di Chucky fosse nuovamente affidata a Renato Cortesi. Il grande Renato prenderà seriamente in considerazione l’ipotesi solo se convinto dalla qualità del film, per cui c’è da incrociare le dita e sperare che quanto meno gli venga fatta la proposta. Riprese iniziate a Maggio di quest’anno in Canada. Uscita “straight to video” garantita. La grande sala farà a meno del bambolotto assassino. Gli anni Ottanta sono solo un ricordo, e si vede.
About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.