Dopo aver interpretato la protagonista femminile nella trasposizione cinematografica dell’immensa saga letteraria “Millennium” di Stieg Larsson, l’incantevole e ipnotica Noomi Rapace torna al cinema con un piccolo gioiello in bilico tra horror, thriller e soprannaturale.
Diretto con un’eleganza certamente figlia di un cinema di genere esclusivamente nord europeo, ben lontano, quindi, dai nostri schemi, ma non per questo meno godibile, Babycall è un horror fuori dal comune, non tanto per la sua difficile interpretazione (è un film che tende al soprannaturale, è vero, ma ha uno svolgimento assolutamente lineare), quanto per la sua messinscena. È un film delicato, sussurrato, per certi versi perfino romantico.
È il manifesto di un amore non dichiarato, di un dolore sopito anzitempo e di un coraggio dimenticato. La protagonista del film, Anna, è una donna sola e in fuga da un pericoloso passato che la tormenta, da un marito violento da cui sta cercando di fuggire e da una vita che la opprime e la costringe a isolarsi ulteriormente dal mondo. La sua paranoia aumenta quando, trasferitasi in un appartamento da sola col suo bambino, Anna decide di acquistare un babycall per poter monitorare suo figlio 24 ore su 24. La donna è terrorizzata all’idea che il marito possa trovarli, così decide di barricarsi letteralmente in casa, impedendo a suo figlio di frequentare la scuola, i compagni di giochi, la vita reale. Una notte, per caso, il suo babycall rintraccia quello di un vicino di casa, da cui sembrano provenire le urla di un bambino apparentemente in pericolo. È l’inizio della fine: le paranoie di Anna si trasformano in stati di (in)coscienza più o meno alterati che la porteranno sul baratro di un preannunciato delirio.
Scritto e diretto dal norvegese Pål Sletaune, Babycall è un film inquietante, sofferente, a tratti doloroso, in cui il regista riesce a mettere in scena con maestria e talento le inquietudini, le sofferenze e, appunto, i dolori della protagonista: pur consapevoli che le sue siano principalmente paranoie spesso infondate, non possiamo che parteggiare per lei e condividere in qualche modo il suo stesso dolore, accompagnandola verso lo svolgimento della risoluzione finale che, siamo certi, lascerà lo spettatore letteralmente senza fiato.
About Luna Saracino
Appassionata, maniacale, artisticamente onnivora, anche se l’horror in ogni sua forma e sostanza è entrato a far parte della sua vita fin dalla più tenera età e oggi cinema e letteratura (horror e non solo) più che una passione, forse, sono diventati una vera e propria ragione di vita.