Mentre infuria una battaglia mortale per l’eredità di Jigsaw, un gruppo di sopravvissuti dei giochi dell’Enigmista si riunisce per cercare aiuto dal compagno sopravvissuto Bobby Dagen, esperto in terapie per l’autosostentamento emotivo, un uomo i cui oscuri segreti scateneranno una nuova ondata di terrore.
Eccoci finalmente al capitolo conclusivo della saga dell’Enigmista che ci ha tenuti col fiato sospeso, a volte increduli, a volte disgustati, ma comunque sempre pronti a goderci l’ennesima trappola diabolica. Per chi non avesse visto i capitoli precedenti consigliamo una salutare visita in videoteca perché ogni film di questa serie è un tassello basilare per comprendere il disegno finale, senza è quasi impossibile raccapezzarsi.
Che sia davvero la fine di tutto è comunque un dubbio legittimo visto anche la storia degli horror seriali: Venerdì 13 col quarto episodio avrebbe dovuto concludersi, così come Nightmare col sesto e invece per ragioni di box office c’è stato un capitolo dopo e un altro ancora. Poi i furbi sceneggiatori hanno lasciato almeno due porte aperte a (chissà mai) Saw 8 a cominciare dal finale che presenta sotto una nuova luce un personaggio storico, lascia in una morte (quasi) certa un altro e ci nasconde l’identità di due personaggi mascherati da porcelli giganti che collaborano nel circolare epilogo.
Comunque sette capitoli sono un bel traguardo soprattutto contando che il primo non lasciava spazio a molti seguiti e il secondo era un continuo per modo di dire visto che la sceneggiatura nasceva come progetto a se stante. Diciamo che questo Saw 3d non brilla certo per un plot di ferro: la trappola iniziale così come la morte dei nazisti (incisivo però il cammeo di Chester Bennington dei Linkin Park) non hanno molto senso rispetto al resto della vicenda, ma tant’è bisogna prendere Saw per quello che è diventato, un gioco al massacro dal tono folle, uno splatter che sembra uscito dalla fantasia di Tex Avery. Così quando vediamo un’innocua passerella trasformarsi in una fornace transformer non possiamo fare a meno di pensare al mitico Willie il coyote che ne inventa una dopo un’altra per prendere il maledetto struzzo. Bip Bip.
Possiamo quindi sorvolare, in quest’aria di surrealismo fantastico, a poliziotti che vanno al lavoro quando pare loro, a un sogno inserito nel film solo per sfruttare il (mediocre) 3d e a ripetuti flashback che rivelano personaggi morti risorgere con la faciloneria sensazionalistica di un finale da feuiletton. Però Saw 3d diverte, disgusta (la tortura con l’amo, ma anche l’estrazione del dente) e cita, volontariamente o meno, uno dei nostri classici del genere (la tortura degli occhi ripresa come in Zombi 2 di Fulci). Questo è cinema popolare che sa essere orgoglioso della sua natura commerciale e sa raccontare bene anche il déjà vu prevedibile. E allora a visione avvenuta, come davanti ad un sincero cinepanettone che nulla di più che divertirci vuole, ci possiamo sentire soddisfatti.
Attenzione alla versione italiota che battezza l’Enigmista non Jigsaw, ma “Saw”: un po’ come chiamare Freddy Kruger “Nightmare” o Jason Vorhees “Venerdì 13″. “Ehi attenta arriva Halloween!”
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.