«Ti sei mai chiesto cosa succede mentre dormi?» questo il claim con cui Mondadori ha lanciato il romanzo di Alberto Marini.
Un thriller psicologico che è allo stesso tempo un romanzo e un film, di cui Marini ha realizzato la sceneggiatura. Due opere sviluppate dal medesimo soggetto ma non esattamente sovrapponibili (l’ambientazione ha subito alcune modifiche nella genesi della versione per il cinema di cui il romanzo non è la novelizzazione) interamente costruite sul concetto dell’influenza maligna. Non quella metafisica, di origine luciferina, ma quella, non meno diabolica, di chi ha votato la propria esistenza a rendere un inferno la vita altrui.
Come Cillian, il protagonista, un trentenne anonimo ossessionato da due cose: il suicidio e l’infelicità. Ogni mattina Cillian sale sul tetto (ma qualsiasi luogo da cui un salto nel vuoto possa risultare fatale va bene) e si colloca sul limite estremo del cornicione. Quindi passa in rassegna le ragioni per cui dovrebbe mettere fine alla sua esistenza buttandosi di sotto e quelle per restare. Devono esserci almeno tre elementi “positivi” per trattenerlo su questo mondo. È un patto che ha fatto con se stesso quando aveva diciassette anni e che ha sempre mantenuto.
Un giorno alla volta Cillian è andato avanti fino all’età adulta. I pronostici non erano certo a suo favore, ma lui ha saputo trovare un motivo per resistere, quel qualcosa che tutti andiamo affannosamente cercando per dare un senso all’avvilente quotidianeità. Cillian ha scoperto qualcosa in cui è davvero bravo. E quel qualcosa è riconscere l’infelicità nel suo prossimo e amplificarla oltre ogni ragionevole sopportazione.
Nell’infinito dipanarsi delle sue ore in solitudine, nel noioso tran tran del suo lavoro di portiere in un condominio luxury di New York, Cillian è alacremente impegnato a cancellare il sorriso nelle persone che lo circondano.
Per ogni uomo e ogni donna che va a dormire sperando che quello successivo sia un giorno migliore, Cillian ha un piano in grado di remare in direzione opposta. Lavorando sottilmente, preferendo la scaramuccia verbale all’aggressione fisica, il logoramento passivo-aggressivo alla violenza.
Non è il genere di cattivo che rapisce tuo figlio e lo uccide. Piuttosto quello che non fa che ricordarti, fingendo sincero interesse e simpateticità, quanto gli volevi bene e quanto sia orribile averlo perso.
Gli bastano un po’ di psicologia e qualche parola ben assestata. Possono aiutare piccole cattiverie, come nascondere a un uomo solitario la corrispondenza o far smarrire l’adorato cagnolino di una zitella. La sofferenza è nelle piccole cose, come la felicità. Ma ha bisogno di una continua dedizione. E’ una condizione dello spirito ad alto mantenimento, che deve più agli uomini che a dio (al destino, al karma, alla sfortuna…) il suo mantenimento.
Per questa ragione Cillian dorme molto poco. Il suo bedtime trascorre inquieto tra strategie di distruzione del minimo comun denominatore dell’umore e ansie per il risveglio. Quando le dita rosate dell’aurora cominciano a stringere la città l’uomo sente il panico serrargli la gola. Mentre le altre persone ancora riposano ha già portato a termine la sua roulette russa e caricato le cartucce per ferire gli altri. «Le otto del mattino sono l’incontrovertibile prova della presenza del male nel mondo». Per quell’ora lui è già pronto a fare di ogni inizio di giornata un pessimo inizio. Finchè non incontra lei.
Una giovane donna capace di superare le piccole sfighe e le preoccupazioni con un sorriso. Un animo lieto che offre a Cillian l’occasione di lasciare al mondo un segno. Un capolavoro di perfidia indimenticabile prima di sparire nell’oblio.
Cillian penetra nella su vita, viola la sua intimità domestica, profana il suo corpo. Diviene lo spettro capace di succhiarne la linfa vitale. Eppure ella, come un’eroina da romanzo rosa, resiste, sorride. Lo costringe a fare un salto di qualità nel suo ruolo di burattinaio oscuro. Se Clara (questo è il suo nome) si illude di essere immune al male è perché non ha idea di quanto Cillian potrà farle male. Smetterà «di essere un dio discreto» e scenderà «in terra come un vendicatore».
Si sporcherà le mani. Arriverà al limite, rischierà di perdere tutto. Ma cosa significa esattamente togliersi i guanti bianchi per chi ogni notte stupra una donna narcotizzata? Cosa è in grado di spaventare un uomo che prima dell’alba ha giocato con la morte e ha vinto?
Interrogativi interessanti, al pari dell’intuizione di base del romanzo. Peccato che l’idea venga stiracchiata oltre misura fiaccando il ritmo e finendo per farci un po’ stufare di Cillian. Un cattivissimo me che in fondo ci somiglia un po’.
Patetico, disilluso, sognatore. Implacabile e incasinato, una mesta macchina da guerra in bilico tra crudeltà e grazia, vittoria e fallimento.
About SelenePascarella
Selene Pascarella è nata a Taranto nel 1977. Si è laureata alla Sapienza di Roma 23 anni dopo, con un tesi dedicata a Mario Bava, Lucio Fulci e i maestri dello spaghetti horror dal titolo "Estetiche di morte nel cinema dell'orrore e del fantastico".
Giornalista per professione e per vocazione si occupa di cinema, tv, narrativa di genere e cronaca nera. Nel 2011 ha pubblicato, assieme a Danilo Arona e Giuliano Santoro, il saggio "L'alba degli zombie. Voci dall'apocalisse: il cinema di George Romero" (Gragoyle). Tra il 2012 e il 2013, Maya permettendo, ha curato il format 2.0 DiarioZ_Italia per Multiplayer.it.
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