Jorge Grau nel 1974 dirige uno dei primi film, se non addirittura il primo, in cui l’orrore è diretta conseguenza delle azioni anti-ambientaliste dell’uomo.
Jorge Grau è un regista e sceneggiatore spagnolo attivo fin dal 1957, che ha firmato la regia di più di trenta film. Tra tutte le sue opere, tendenzialmente ascrivibili al genere documentaristico o drammatico, fa capolino una piccola perla del genere Zombie, Non si deve profanare il sonno dei morti, presto divenuta un cult per i fan dei morti viventi.
I due protagonisti, George ed Edna, si trovano nella campagna inglese diretti alla casa della sorella di lei. In quei luoghi il governo sta sperimentando un macchinario che, attraverso l’utilizzo di radiazioni ultrasoniche, attacca il sistema nervoso degli insetti facendoli impazzire fino a diventare cannibali e quindi spingendoli ad uccidersi a vicenda.
Ben presto George capirà che non è solo il sistema nervoso degli insetti a venire colpito dal macchinario, ma anche quello dei morti recenti, non più complesso come quando erano in vita ma ancora abbastanza attivo da reagire alle radiazioni. Chiedere aiuto alle autorità si rivelerà inutile e George ed Edna saranno costretti a cercare di risolvere il problema da soli.
Nonostante Grau non abbia una grande esperienza nel genere horror, in cui si era cimentato solo l’anno prima con La Cavalcata delle Vergini, riesce comunque a realizzare una pellicola di genere che non ha nulla da invidiare a film più impregnati di gore. Infatti le scene sanguinolente, sebbene siano poche e non siano quindi l’elemento portante della sua opera, sono efficaci e realizzate con effetti speciali di tutto rispetto, tanto da restare scolpiti nell’immaginario dello spettatore.
Perno del film sono comunque le due grandi tematiche che vengono affrontate: quella ambientale e la critica alle istituzioni. Il tema ecologista è reso evidente ed efficacie soprattutto dalle azioni del protagonista che per primo critica l’uso del macchinario insetticida da parte del governo, convinto che sia necessario recuperare un rapporto più naturale con la terra. Gli Zombie sono quindi il risultato di un mondo che va contro natura e per sconfiggere questo male bisogna ricercare il rapporto con la terra, tanto che l’unico modo per sconfiggere i morti viventi è bruciarli e quindi usare la più potente forza distruttiva della natura.
La critica alle istituzioni, rappresentate nello specifico dalle forze di polizia ottuse e fasciste, viene mostrata attraverso il continuo contrasto tra il protagonista impegnato a cercare di mettere fine alle morti, e la polizia che ha deciso di chiudere le indagini, convinta che sia proprio George il colpevole, fino a raggiungere il suo apice grazie al finale amaro della pellicola.
Grau riesce quindi a portare sullo schermo il clima di sfiducia nei confronti del sistema di cui gli anni ’70 erano pervasi, usando poi la figura dello Zombie per paragonarla all’inerzia e all’ottusità delle istituzioni, entrambi elementi innaturali in un mondo che ormai ha tagliato tutti i ponti con la natura firmando così la propria condanna a morte.
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