Non è il Lord of Salem di Rob zombie , per fortuna, ma una produzione scalcagnata.
Haunting in Salem non è un film dalle buone premesse. Prima di tutto è prodotto dalla famigerata Asylum, la casa specializzata in mockbuster, quei film spillagonzi che scimmiottano successi dal grande budget con risicabili mezzi. Per farvi capire meglio: esce Transformer e questi matti producono Transmorpher, diretto in dvd, creato apposta per cercare di ingannare lo spettatore distratto che, andando in videoteca, lascia a casa, insieme agli occhiali, anche il buonsenso. E’ la stessa idea, con un po’ più di soldi (ma neanche tanto), dei rifacimenti alla base di Be Kind Rewind (Gli acchiappafilm) di Michael Gondry dove un allucinato Jack Black ricreava con una videocamera e poco più, successi hollywoodiani, da Ghostbuster a Rush hour. La differenza tra film e realtà è che nella finzione quelle pellicole al pubblico piacevano più degli originali, nel mondo reale è cosa improbabile. D’altronde siamo in un periodo di estrema crisi, le mani nel portafoglio ci sono state messe più volte e senza pietà, trovarsi a casa con la famiglia felice e dire “Ragazzi vi ho portato Amazing Spiderman” e leggere nel viso dei tuoi figli la delusione quando scopri che quell’uomo ragno è stato girato da tuo cugino al porto di Genova non è cosa facilmente digeribile, è la proverbiale goccia che fa straboccare il vaso, che spingeva Michael Douglas ad armarsi di fucile in un giorno di caldo torrido anni 90.
Bisogna dire che Haunting in Salem è l’eccezione però del mio discorso: non è un mockbuster anche se filmato Asylum. Ogni tanto capita d’altronde che anche questa casa senta il bisogno di originalità e sforni film sì dal titolo uguale a cento altri, ma dal plot originale. Oddio, poi a vedere le opere finite non c’è tanto da esserne fieri, ma vogliamo sperare che un Haunting in Salem sia l’alzata di testa di una Asylum che urla “Posso fare di più!”. Purtroppo i difetti dell’opera vanno ben oltre il reparto storico produttivo, il film ha una fotografia orribile, chiarissima, molto televisiva, che stride con i toni cupi da ghost story che la storia prometteva almeno nel trailer.
La cattiva scelta degli attori, uno peggiore dell’altro, sfocia in un esempio eclatante di miscasting nella scelta del protagonista, assolutamente più adatto ad un ruolo da caratterista che da eroe empatico della vicenda. D’altronde è difficile immedesimarsi in un protagonista bruttino, vagamente strabico, alto un metro e dieci e pure col parrucchino che vorrebbe farci credere di essere un eroe senza macchia e senza paura che si comporta come un belloccio da B movie horror. E’ l’idea balzana dell’Asylum di non cinema o almeno di cinema improvvisato, che neanche paga uno sceneggiatore vero per scrivere i suoi film, ma assolda H. Perry Horton, il curatore del fanblog dell’Asylum (!!!). Non ci siamo davvero. Il film poi, noiosissimo pur durando neanche 90 minuti, non riesce mai ad appassionare e la tentazione di spegnere o mandare avanti col fastfoward è grossissima. A favore dell’opera, girata dall’ex attore Shane Van Dyke (suo il copione tra l’altro di Chernobyl diaries), bisogna dire che nel mare magnum di mediocrità un paio di scene ben congegniate ci sono, è vero trattasi di buh inaspettati e scorretti, tipo il gatto nero lanciato nell’inquadratura, ma che regalano un paio di spaventi non disprezzabili da luna park. Naturalmente, come moda impone, il film è girato in 3d, ma non si nota più di tanto neanche aiutato da effetti speciali particolarmente significativi. E pensare che noi italiani negli anni 90 con una storia simile giravamo un film d’imitazione è vero come La casa 5, ma gagliardissimo. Bei tempi…
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.