Non vi è bastato il terribile “Are You Scared”? Bene eccovi il sequel!
Naturalmente quando uso il termine “terribile”, non si intende “che fa tanta paura”, ma che entrambe le pellicole sono veramente, incredibilmente e senza tema di smentite, davvero penose.
Prima di cominciare, meglio fare un ripassino del primo capitolo di questa serie che speriamo davvero si fermi qui. Peccato solo per le locandine che sono davvero molto più belle degli stessi film.
Mentre nella pellicola precedente la “scusa” era un reality show che, forse a causa della vicinanza anagrafica con l’ottimo Saw II – La soluzione dell’enigma, ne era anche un orrido clone, in questo caso abbiamo un gioco lanciato on line il cui obiettivo è di raggiungere un punto determinato dalle sole coordinate geografiche. E qui raccogliere un sacco di soldi.
Però, che roba difficile: mettere due coordinate su un navigatore e farsi condurre fino all’obiettivo. Qualunque persona razionalmente dotata intuirebbe quanto meno uno scherzo, se non una trappola. Come quelle mail che ognuno di noi ha ricevuto almeno una volta: “Sono Tizio, un avvocato giapponese, e ho bisogno di trasferire dodici milioni di dollari. Non posso farlo per motivi burocratici, ma se voi mi mandate cento euro, solo per le spese di attivazione pratica, potrete aiutarmi in questa operazione e incassare il dodici percento della cifra“. Chi ci casca? Che domande: i protagonisti del film…
Quando poi i nostri quattro eroi (stavo per scrivere attori, ma mi sono fermato in tempo) arrivano sul luogo designato e trovano una casa abbandonata, non ci pensano neanche un secondo a entrarci per cercare il denaro. Tutto questo occupa la prima mezz’ora durante la quale le uniche variazioni sono le apparizioni del “cattivo” di turno, che comanda una serie di telecamere e anche uno o più aiutanti, e alcune riprese che mostrano con dovizia di particolari, tipici del migliore porno torture, le sevizie, l’uccisione e lo smembramento di una ragazza.
Va riconosciuto che il momento in cui i quattro trovano la valigetta con il denaro strappa l’unico brivido dell’ora e mezza di tortura (per i nervi dello spettatore): l’espressione piuttosto plausibile dei quattro fa pensare che il regista abbia preferito non avvertire i suoi attori che dall’altra parte della catena collegata alla maniglia c’era un braccio mozzato. A parte questo momento più unico che raro, la recitazione è sufficiente per una recita parrocchiale, mentre le fesserie di sceneggiatura imperano ovunque.
Il capolavoro sono le videate del navigatore usato dai quattro giocatori, di cui potete vedere un esempio di lato, con la riproduzione dei quattro puntini che rappresentano i giocatori, la X che come da tradizione indica il punto in cui si trova il tesoro, e soprattutto la rappresentazione in wireframe dei locali della casa abbandonata.
Io non so quali navigatori utilizziate voi, se non siete di quelli che si affidano all’orientamento personale, o alla bontà delle persone che incontrate, ma non ho idea di quale tecnologia potrebbe mai impostare la pianta e le pareti di una casa sconosciuta, e posizionare correttamente tutte le persone che vi si trovano all’interno.
Per quanto riguarda l’esecutore materiale degli efferati delitti (immagine qui a lato) è facile intuire come non sia altro che un frullato di tutti i boogeyman più noti della cinematografia horror, mischiati senza troppa fantasia: Michael Meyers fornisce la maschera, la Morte in persona per il teschio, Leatherface per la possibile presenza di cuoio umano, l’accetta ci ricorda ovviamente Jack Torrance.
Come capita spesso in questo genere di film, le ragioni del gioco non sono chiare, a differenza del citato e ispiratore Saw. Naturalmente c’è la comoda scusante della follia, che però non spiega sufficientemente la tecnologia e le conoscenze necessarie per impostare tutto l’ambiente dove il gioco si svolge.
Ultimo appunto sulle riprese vere e proprie.
Come sanno tutti gli appassionati cinefili, una volta effettuati i take del film, cioè le varie riprese, queste devono essere assemblate in modo da costruire il prodotto finito con la sua bella trama, i colpi di scena, i passaggi tra una ripresa e l’altra, eccetera eccetera.
Con le moderne tecnologie digitali il risultato della ripresa può essere visto appena questa viene terminata dallo “stop” del regista: ci si riposiziona e si controlla di non avere fatto scemate. Dopo questa prima analisi, durante la fase di montaggio, si può lavorare su quella che si chiama proprio postproduzione per fare le ultime verifiche, magari correggere digitalmente qualche errore, e tagliare le parti che proprio non ci azzeccano niente.
About overhill
Nato a Torino, dove si occupa di informatica per lavoro e musica per diletto. Scrive e pubblica due romanzi, "Dove la notte inizia" e "Tabula rasa", e mentre lavora al terzo scrive sceneggiature per film e fumetti. Collabora con "Horror.it" a tempo perso, per divertimento e per approfondire la conoscenza del vasto mondo dell'horror. Ma più per divertimento.
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