“Ci sono persone che affermano con grande convinzione di aver visto bisce che si afferrano la coda con i denti e rotolano giù per le colline a mo’ di ruote, o serpenti che riescono a risucchiare una mucca intera. Ma con il dovuto rispetto, signora, io non ci credo.”
Torna un grande autore dei nostri tempi, uno che è stato capace di liberarsi dal marchio di una scrittura di genere per diventare un nome autorevole il cui talento è riconosciuto della letteratura mondiale. E torna con un altro libro che affonda nella radici della storia americana, nelle tradizioni del Grande Sud, quel Texas che è la sua patria, senza dimenticare l’innato gusto per l’affabulazione di intrattenimento e per le storie “nere”.
“Acqua buia” (sorvoliamo sull’infelice traduzione italiana dell’originale e più pregnante “On the edge of dark waters”) è un romanzo di formazione che narra il cammino (fisico e spirituale) di tre adolescenti e una donna verso un destino di rivalsa, cammino che inizia con la morte brutale di un’altra giovane, e passa attraverso violenze domestiche, omicidi, crudeltà, inseguimenti, e incontri bizzarri, il tutto ambientato nell’America degli anni ’30, all’epoca della Grande Depressione.
Su tutta la narrazione incombe la terrificante figura di Skunk, l’Uomo Nero, lo spauracchio leggendario, assassino mostruoso e prezzolato dalle capacità quasi sovrumane, la cui natura inverosimile ricorda quella di un Mike Myers ante-litteram, e che costituisce uno dei cardini horror di tutto il romanzo.
Più che mai la scrittura di Lansdale si avvicina qui a quella dei grandi narratori americani, Mark Twain su tutti, in cui l’ironia si fonde con il dramma e con i dettagli cupi, spiccatamente crudeli, e in cui la narrazione lascia poco spazio alle pause di riflessione per precipitare sempre in modo concitato nell’azione e nei colpi di scena.
Certo, il romanzo non è scevro da difetti. Nonostante Lansdale sia il classico scrittore a cui puoi perdonare molti passi falsi, in nome della capacità con cui sa tenere il lettore incollato alla pagina, “Acqua buia” pecca in svariati punti di una certa ingenuità narrativa e di una frettolosità nell’aggiustare gli eventi che sembrano quasi imposte dall’esterno, tanto contrastano vistosamente con la qualità vivace del linguaggio e l’immediatezza appassionata dei dialoghi.
A favore del nostro autore restano sempre il coinvolgimento spontaneo con cui si mette dalla parte dei deboli, lo stupore quasi fanciullesco con cui tratteggia anche i personaggi e le situazioni più turpi, quel certo gusto per il simbolico che è tipico di tutte le fiabe.
“Acqua buia” va preso nell’insieme e non nel dettaglio: è una specie di quadro dalle molte nuances ma dalla pennellata non sempre impeccabile, che attira per il suo disegno vorticoso e non certo per la sua nitidizza. E se la sensazione è che Lansdale sia talvolta più un mestierante che scrive per contratto piuttosto che un artista guidato solo dalla pura ispirazione e dal genio, nell’intrattenimento scafato del lettore il buon vecchio Joe resta ancora una garanzia.
About Simona Bonanni
Simona da piccola aveva paura dei vampiri, oggi non ne può più fare a meno, a costo di incappare in libri e film di discutibile qualità. Artisticamente onnivora, è attratta da tutto ciò che è strano, oscuro e singolare. Divora pagine in gran quantità, scrive, fotografa, crea e dà molto credito a tutto quello che le passa per la testa. Ma l’unico che l’ascolta è il suo gigantesco gatto nero.
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