Quando siete in difficoltà e uno sconosciuto di pessimo aspetto vi offre il suo aiuto, rifiutate gentilmente. Sembrerà scortese e maleducato, forse, ma se tenete alla vostra pelle, dovete ascoltare l’istinto.
Quando siete in difficoltà e uno sconosciuto di pessimo aspetto vi offre il suo aiuto, rifiutate gentilmente. Sembrerà scortese e maleducato, forse, ma se tenete alla vostra pelle, dovete ascoltare l’istinto. Quindi, rimboccatevi le maniche e vedetevela da soli, per quanto possibile. Andy Fetscher, giovane regista tedesco con alle spalle solo qualche lungometraggio indipendente, esordisce dietro la macchina da presa con Urban Explorer, una pellicola splatter e violenta che, citando i classici, si fa spazio nel genere.
Quattro ragazzi in cerca di nuove emozioni, decidono di affidarsi ad un loro coetaneo più esperto, Kris, per esplorare il sottosuolo di Berlino e ammirare, così, i luoghi più sporchi e reconditi della città. Inizialmente i topi di fogna e i serpentelli acquatici sembrano i loro unici rivali ma, ben presto, i rozzi abitatori del posto si sentiranno minacciati dalla loro presenza. E così, quando Kris avrà un piccolo incidente, il gruppo dovrà dividersi: Marie e Juna dovranno tornare indietro per cercare aiuto mentre Lucia e Denis dovranno accudire l’infermo.
Se inizialmente il viaggio attraverso i luoghi più oscuri della città richiama alla mente sia The Descent che il più recente Catacombs, in un secondo momento Urban Explorer si tramuta in un film più moderno, più attuale, più vicino alle esigenze del pubblico contemporaneo. La fotografia, nella prima parte della pellicola, è dominata da colori freddi, spenti, stagnanti, tutti giocati sulla dominante cromatica del blu. Nel momento stesso in cui avviene l’incidente di Kris, però, il film si trasforma in una sorta di scatola claustrofobica in cui i colori caldi, accesi, soffocanti, danno la sensazione di essere stati sepolti vivi. E infatti, lo sconosciuto di turno, il tedesco Armin, brutto fuori e dentro, offre aiuto ed ospitalità ai ragazzi. Sorta di Letherface più gentile e meno storpiato, l’uomo trasporta i protagonisti in casa sua, tramutando la loro (dis)avventura in un’odissea che richiama la saga di Non aprite quella porta. Ma Andy Fetscher non si ferma qui, e chiama in ballo sia l’Hostel più crudo e sanguinoso che le reazioni a catena vomitevoli (viscide e verdognole) della Regan de L’esorcista.
Molto in parte i protagonisti, soprattutto l’impacciato Nick Eversman, presente sia in Hellraiser Revelation che nel demenziale Mordimi, e il sadico Klaus Stiglmeier, famoso attore televisivo tedesco. Attraverso un montaggio veloce e contrastato e un silenzio (quasi) tombale dominato esclusivamente dai rumori di fondo, il regista riesce a confezionare una buona pellicola che unisce gli iniziali toni thriller a quelli più orrorifici del finale, allontanandosi, però, dagli stereotipi del genere. Nel mondo malato e perverso in cui viviamo, infatti, non esistono più né vergini né santi, quindi se la legge del più forte regna sovrana… Datevela a gambe levate!
About Martina Calcabrini
Ha ereditato l'amore per il cinema horror quando era ancora in fasce. La passione per le creature mostruose, per l'ignoto e per l'oscuro le scorre nelle vene e le permette di affrontare qualsiasi Mostro della notte...
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