Sei registi di diversa estrazione, sei racconti con diversi risultati.
“Sparando in tutte le direzioni, oltre ad ammazzare tutti i direttori, sicuramente colpiremo tutti gli spettatori”. Probabilmente è stato questo il ragionamento alla base della realizzazione di questo film, in cui si riprende il vecchio sistema di dividere lavoro (e spese) tra diversi cast, creando dei mini-film da assemblare con una scusa qualsiasi.
Ricorderete i vecchi “Racconti di Zio Tibia”, oppure le storie meravigliosamente naif de “Ai confini della realtà”, o ancora, tanto per tornare al cinema “Due occhi diabolici”, una classica operazione commerciale che ha sprecato il talento di Romero e Argento in un colpo solo. Nella pellicola di cui stiamo parlando, i racconti inanellati sono sette, piuttosto diversi per sottogenere e tecniche di realizzazione, ma tutti con il denominatore comune dell’orrore, della paura e della morte. Si va dal torture-porn della moglie nei confronti del marito, alle amnesie omicide dell’innamorato respinto, alla delicatezza del primo approccio di una bambina con la morte, umana e animale. Non possono certo mancare i mostri e qui ne abbiamo un bell’esempio nella prima storia, e un po’ di sana follia venata di fantascienza.
Insomma ce n’è per tutti i gusti, dovete solo appoggiarvi alla vetrina e indicare all’addetto quale gusto preferite. Tanto li dovrete assaggiare tutti comunque.
A proposito del “gelataio”: in questo caso è nientepopodimeno che Udo Kier, attore tedesco piuttosto noto agli amanti dell’horror che lo ricordano in La Terza Madre, Grindhouse, Halloween – the beginning, e molti altri. E ovviamente non fa il gelataio, ma una specie di marionetta, o automa, se preferite, incaricato di guidare i frequentatori del “Teatro del Bizzarro”.
In verità si dovrebbe parlare di “frequentatrice”, perché in tutto il teatro ci sono parecchie persone, ma di vivo c’è soltanto una donna. Costei, interpretata da Virginia Newcomb, vive di fronte a questo teatro abbandonato e ne è ossessionata, anche se non se ne capisce la ragione, che comunque non ha granché importanza.
Fatto sta che un giorno nota con stupore che le porte sono spalancate e, ovviamente, non si fa scappare l’occasione per entrarci e assistere allo spettacolo, condotto da Kier truccato in modo sinceramente un po’ comico come un automa. Anche i movimenti pseudo-meccanici sono piuttosto tristi da vedere.
Ma noi siamo qui per lo spettacolo, quindi che cominci!
The Mother of Toads
La Madre dei Rospi Regia: Richard StanleyAhi, quando sento parlare di Necronomicon mi si rizzano i peli sulla nuca, sintomo evidente che sto per vedere una cavolata. E infatti i miei tricosensori anche questa volta non falliscono, perché questo primo capitolo è stato messo a bella posta come iniziale proprio per far smettere di guardare chi ha un minimo di dignità. Non io, quindi.
Una coppia di turisti americani se ne va a zonzo per i Pirenei, incontrando mercatini delle pulci e persone pittoresche. Una di queste, l’attrice Catriona MacColl, propone la vendita del citato libro dei morti, nato dalla fervida fantasia di Lovecraft, e ritenuto da molti davvero esistente. In cambio si accontenta di un incontro sessuale (non amoroso: sessuale) con il ragazzo.
Se ce la fate ad arrivare fino alla fine, non perdetevi l’incontro tra il giovane e la Madre dei Rospi che da il titolo al corto: per un attimo ho visto Godzilla avanzare in un plastico di Tokio. Il risultato ottico è lo stesso; e anche il livello dei costumi.
I Love You
Ti amo Regia: Buddy GiovinazzoAvete tenuto duro? Bene, con questo cominciamo a ragionare.
Trama circolare, una delle più difficili da realizzare e da capire all’inizio, ma di maggiore soddisfazione quando finalmente spalancate gli occhi e dite “Ah, ecco perché era così!”: avete presente Memento?
Qui abbiamo un uomo che si “risveglia” in bagno, sporco di sangue, probabilmente non suo. Flashback ci informano che la moglie ha deciso di lasciarlo. Ma lui la ama e non vuole, ma non vuole neanche che lei soffra.
Giovinazzo si rivela un buon mescolatore di immagini e riesce a gestire bene le informazioni che arrivano col contagocce, fino alla rivelazione finale.
Wet Dreams
Sogni bagnati Regia: Tom SaviniQuando l’ho visto la prima volta non ho notato il nome del regista, e alla fine mi sono detto “Cavolo, questo è bravo!”.
Marito e moglie non vanno decisamente d’accordo, e per risolvere i loro problemi coniugali, iniziano a fare sogni in cui torturano l’altro in modi sempre più piacevolmente sadici. Tanto ci si può risvegliare chiudendo gli occhi e contando fino a tre, almeno stando a quanto dice il Dottor Maurey, psicologo interpretato da Savini stesso (non mi piace molto quando un regista interpreta un personaggio nel suo film, ma – come insegna Balla coi Lupi – questo a volte funziona).
La moglie, essendo donna e quindi più intelligente (o magari meno stupida) del marito, trova la soluzione bloccando il coniuge davanti a un video sul quale scorre il filmino delle nozze, rimuovendo tutti gli arti, bloccando la testa e privandolo della possibilità di chiudere gli occhi.
Fate attenzione ai sogni, stanotte!
The Accident
L’incidente Regia: Douglas BuckSe la vostra sete di sangue, torture e dolore è stata placata dallo spezzone precedente, potete godervi questo piccolo gioiellino, un capolavoro di tenerezza e angoscia.
Alla sera una madre mette a letto la sua piccola, cercando di spiegargli il concetto di morte. Questo perché nella giornata appena trascorsa hanno entrambe assistito a un incidente, in cui un giovane motociclista e un cervo hanno perso la vita. La piccola ha visto il centauro qualche secondo prima dello schianto e l’ha salutato. Un biker, tipica figura americana, presente anche lui sulla scena dell’incidente, si avvicina con un coltello al cervo per farlo finire di soffrire.
Tutto questo sotto gli occhi della bambina che, dopo la raccomandazione di sua madre “resta in macchina”, da brava americana se ne frega e scende a guardare.
Peccato per il cervo che è credibile quanto un film porno realizzato con le Barbie, perché il resto è equilibrato e terribile per gli spettatori abbastanza empatici da mettersi nei panni della bimba e della madre che le deve spiegare uno dei grandi misteri della vita.
Vision Stains
Macchie di visione (?) Regia: Karim HusseinUhm, dovesi dare un voto non saprei davvero quanto dare a questo spezzone.
Buona l’idea di toccare uno dei tabù fisici maggiormente diffusi, il terrore delle punture negli occhi e la realizzazione tecnica delle “torture” in questione. Meno buona l’idea della voce narrante, fastidiosa. E, detto sinceramente, poco chiara la motivazione della protagonista, Kaniehtiio Horn, attrice di origine irochesi, che impersona una scrittrice alla ricerca di storie.
In pratica salta fuori che, per un bizzarro connubio di fantascienza, credulità popolare e invenzione pura al limite della trasgressione, il liquido oculare di una persona “contiene” i ricordi, per cui recuperandolo a pochi secondi dalla morte e iniettandoselo nei propri occhi si possono vedere e provare quello che ha passato nella sua vita. Avete presente la convinzione che quando si sta per morire si vede tutta la propria vita? Ecco, quello.
Sweets
Dolci Regia: David GregoryIn un’antologia sull’Horror poteva mancare il grottesco?
Ma no, ovviamente no: e infatti qui, guidati dalla mano divertita del capo della Severin Film, che produce il lungometraggio.
Qui abbiamo due ex-amanti, LindsayGoranson e Guillford Adams, che stanno discutendo della loro separazione. Lei è evidentemente molto più forte di lui, e infatti lo sta lasciando, ma la cosa divertente, grottesca, appunto, è che i due si stanno lasciando in una stanza il cui pavimento e parti deli mobili è completamente ricoperto di scarti di cibo da cui lui continua a pescare avidamente, mentre piange e supplica la sua bella (bella davvero!) di non lasciarlo. Intanto cerca di commuoverla con i ricordi comuni, tutti legati morbosamente al cibo di cui entrambi sono feticisti.
Fino a quando lei non decide di farsi fare un ultimo regalo di addio: un ultimo luculliano banchetto. Portata principale? Ma lui, ovviamente!
Consigliato a chi è di stomaco forte questo episodio, meglio guardarlo lontano dai pasti, come certe medicine: prima fa passare la voglia, dopo fa venire la nausea. Ma in senso buono.
The Theatre Bizarre
Storia principale Regia: Jeremy KastenLa parte portante del film, quella che in gergo viene chiamata cornice, in questo caso ha una storia tutta sua che si conclude alla fine delle sei proiezioni, lasciando diversi dubbi, godibilissimi, allo spettatore.
In conclusione un film a tratti piacevole e anche divertente, con qualche caduta di gusto e stile, ma poche e abbastanza circoscritte.
About overhill
Nato a Torino, dove si occupa di informatica per lavoro e musica per diletto. Scrive e pubblica due romanzi, "Dove la notte inizia" e "Tabula rasa", e mentre lavora al terzo scrive sceneggiature per film e fumetti. Collabora con "Horror.it" a tempo perso, per divertimento e per approfondire la conoscenza del vasto mondo dell'horror. Ma più per divertimento.
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