Un thriller appassionante quanto una gara di formiche.
Jessica vive col marito Ryan e con Roman, il fratello di lui, giovane poco raccomandabile. Il tran tran quotidiano viene sconvolto da un incidente stradale in cui entrambi i fratelli cadono in coma profondo. Dopo pochi giorni Roman si risveglia credendo di essere suo fratello. La moglie farà di tutto per risolvere la situazione, ma qualcosa sta tramando nell’ombra
I due registi svedesi, Joel Bergvall e Simon Sandquist, si erano fatti una piccola fama anni fa per aver girato un sorprendente thriller fantascientifico, Den osynlige, remakizzato a tempo record dallo sceneggiatore David S. Goyer nella sua unica regia degna di nota, The invisible. E’ un periodo un po’ strano per il cinema americano quello della fine del vecchio millennio e l’inizio del nuovo: si guarda a filmografie estere, soprattutto l’estremo Oriente e i suoi fantasmi giapponesi, cinesi e coreani, e ci si lancia a scritturare talenti stranieri producendo remake selvaggi, il più delle volte inutili, di capolavori già perfetti nella forma originale. Con un certo ritardo, quando la moda del rifacimento orientale è quasi scemata, Joel Bergvall e Simon Sandquisti arrivano alla corte di Hollywood, chiamati a girare il remake di un film coreano, Jungdok, del 2002, diretto da Park Young-hoon. Bisogna dire che la materia originale non che fosse questa gran cosa, ma poteva contare soprattutto in un certo gusto nella messa in scena. Il nuovo film pecca in ridicola e brutta computer grafica che vanifica anche i (pochi) virtuosismi dei due registi, segno di una miserabilità di budget che riflette una sfiducia interna da parte della produzione per il progetto. Ma non è l’unico difetto di un film che avrà vita travagliata e cambierà titolo almeno due volte prima di questo. Gli attori sono la cigliegina rancida di un thriller stanco e svogliato: fuori parte, mal gestiti, frutto di un copione che tende a banalizzare il film originale, ad ampliare l’inutile e ad eliminare le finezze psicologiche, il dubbio sul paranormale, l’idea di un amore che vive d’animo e non solo di carne, finendo per assomigliare ad uno dei tanti gialli usa e getta per il mercato video. Sarah Michelle Gellar, scelta probabilmente grazie all’inaspettato successo di The grudge, regala al suo pubblico di appassionati la peggior prova di una carriera arrivata al viale del tramonto dopo la fine del serial cult Buffy e troppi film sbagliati da cancellare. Joel Bergvall e Simon Sandquist riflettono la pochezza di questo remake girando sottotono il minimo sindacale, un paio di scene carine (un ponte sospeso tra le nuvole, il sangue di due fratelli che si unisce dopo un incidente), dirigendo quello che poteva essere il lasciapassare per una carriera americana promettente con una sciattezza suicida quasi commovente. Niente scossoni quindi e un insuccesso tutto meritato che arriva in Italia con quasi 4 anni di ritardo per lo più diretto in dvd. Non aiuta il titolo: uno dei tanti Possession con il capolavoro di Zulawsky e il romantico di Neil La Bute. Suvvia, almeno un po’ di fantasia in questo!
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.