Tredici racconti dedicati ai due elementi che più di altri rappresentano la vita (e la morte) per l’uomo: il sangue e l’acqua.
Tredici racconti dedicati ai due elementi che più di altri rappresentano la vita (e la morte) per l’uomo: il sangue e l’acqua. È questo il biglietto da visita con cui si presenta ai lettori Daniele Picciuti, poliedrico autore impegnato da molti anni in vari fronti letterari, non ultimi il blog Nero Café e la rivista Knife, ambedue dedicati al lato noir della narrativa.
I racconti del sangue e dell’acqua (Bel-Ami Edizioni, 2011) è un’antologia letteraria multiforme in cui sono ben presenti sia le radici dell’autore che da sempre naviga nelle tormentate acque del genere horror che i suoi ispiratori, da Clive Barker ad H. P. Lovecraft. La raccolta è tenuta insieme da un sottile filo che unisce tutti i racconti tra loro, in un continuo mescolarsi tra realtà e incubo. Le storie che Picciuti racconta sono simili a dei sogni, o più spesso incubi, che una volta svegli ci lasciano qualcosa dentro che ci disturba e che sembra non voler andare via. Ogni racconto è un’istantanea che ci rivela un angolo sperduto del mondo, dell’Italia in particolare, e che ci fa rivivere le vecchie emozioni di quando, da bambini, ascoltavamo storie di fantasmi, case stregate e misteriose apparizioni notturne.
Come scrive Danilo Arona nella Prefazione […] Il racconto, breve o lungo, è un animale non facile da gestire. Ha un suo respiro, un suo tempo, una sua cadenza che deve partire in sincrono sin falla terza riga. E deve procedere sino all’ultima su una spartitura, anche musicale sicuro, senza digressioni o fuori tempo. […] e quelli di Picciuti viaggiano nella direzione giusta. L’autore dimostra di saper padroneggiare con sicurezza il mezzo, frutto di una gavetta che per anni lo ha aiutato a crescere e ad affinare la penna. Alcuni racconti sono forse fin troppo brevi, un lettore attento potrebbe notare un’eccessiva fretta nel chiudere la storia, ma tutti, e questo è essenziale per un libro del genere, lasciano comunque qualcosa: un ricordo, un’immagine, un pensiero.
In un Paese come il nostro in cui le antologie sono snobbate dai grandi marchi editoriali perché considerate non appetibili per i lettori, I racconti del sangue e dell’acqua segna un punto a favore di coloro che invece ne chiedono una rivalutazione. Ottimo lavoro anche per quanto riguardo il lato estetico del libro, molto ben curato dalla Bel-Ami e sintomo di una professionalità che negli ultimi tempi è sempre più messa in discussione da un manipolo di editori improvvisati per cui il prodotto è la cosa meno importante.
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).