“Quando i morti usciranno dalla tomba i vivi saranno il loro sangue”.
Uscito nei cinema a un anno di distanza dal secondo capitolo romeriano sui morti viventi, Zombi 2 di Lucio Fulci non ha niente a che vedere col suo illustre predecessore, nonostante un titolo buttato lì solo per cavalcare l’onda della pellicola diretta da George Romero.
Originariamente destinato a Enzo G. Castellari, che fino ad allora si era distinto soprattutto nel genere “poliziottesco”, questo Zombi 2 permise a Lucio Fulci di dare un percorso definitivo alla sua carriera cinematografica. Negli anni precedenti, infatti, il regista romano aveva diretto film in cui l’elemento horror era soltanto uno degli ingredienti (basti pensare a Sette note in nero o Non si sevizia un paperino), mentre con Zombi 2 per la prima volta si cimentò nell’horror più classico.
Scritto da Dardano Sacchetti ed Elisa Briganti, il film torna alle origini del mito dello zombie, portando quello che negli anni era ormai diventato un archetipo della cinematografia horror nel suo ambiente naturale e vale a dire le isola caraibiche. La storia comincia con una barca a vela che naviga alla deriva nella baia di New York, a bordo non c’è segno di vita, e così il natante viene trainato fino a riva. Durante l’ispezione da parte di un paio di poliziotti, da uno stanzino fa irruzione un essere mostruoso che azzanna alla giugulare il malcapitato agente, per poi finire abbattuto dal secondo poliziotto. Interessati dalla notizia, sul posto arrivano il reporter Peter West e la bella Ann Bolt, figlia del proprietario della barca di cui non ha notizie ormai da mesi e, spinti dal ritrovamento di una lettera dell’uomo mai spedita alla figlia, decidono di partire per i Caraibi nella speranza di ritrovarlo.
Nonostante sia la sua prima prova di vero horror, Zombi 2 può essere considerato uno dei migliori film di Fulci e la prova del nove è rappresentata dal clamoroso successo riscosso negli Stati Uniti (patria degli zombie movies) in cui la pellicola incassò ben trenta milioni di dollari. Il film si regge sul talento registico di Fulci che costruisce una storia claustrofobica in cui i suoi zombie non hanno niente da invidiare alle creature romeriane. La capacità di Fulci di soffermarsi su di loro, con primi piani stretti (particolarmente apprezzabili quelli degli zombie che escono da sotto terra) alternati a campi larghi (il villaggio deserto, sferzato da un vento simile a quello dei vecchi western, sulla cui strada principale vagano gli zombie), da’ allo spettatore la possibilità di percepire la reale portato del contagio e permette al film di mantenersi stabile su un piano narrativo angosciante, in cui il tema dell’assedio è preponderante. Non a caso le riprese isolane terminano proprio con gli zombie, ormai migliaia, che assediano i sopravvissuti nel vecchio ospedale del villaggio e che il film si chiuda con i morti viventi che camminano indisturbati sul ponte di Brooklyn di una New York ormai nelle loro mani.
Complessivamente ottimo, Zombi 2 non è però privo di alcuni importanti difetti, soprattutto alcune ingenuità/forzature nella sceneggiatura: durante il film si menziona il voodoo come causa del risveglio dei morti, ma mai se ne capisce il reale motivo. Se, ad esempio, in L’isola degli zombie (White Zombie, 1932) ciò avveniva per avere manodopera gratuita, nel film di Fulci non si sa perché gli stregoni dovrebbero riportare in vita i morti. Come fin troppo debole è la motivazione per cui il Direttore del giornale in cui lavora West accetti di spedire il suo reporter dall’altra parte del mondo, tenuto conto delle implicazioni.
Metabolizzate queste piccole ingenuità, si assiste comunque a un film che ricopre un ruolo centrale all’interno della cinematografia zombesca, anche grazie ad alcune scelte apparentemente singolari che poi negli anni si sono trasformate in veri cult per appassionati: è il caso della lotta sottomarina tra lo zombie e uno squalo che finì per anticipare in parte ciò che Romero avrebbe fatto nel suo La terra dei morti viventi; o della morte della moglie del dottor Menard, divenuto negli anni un classico esempio di cinema gore.
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).
Posted On
apr 13, 2012Posted By
Andrea LanzaRecensione fantastica Marcello!